Ciò che è accaduto a Genova il 20 e il 21 luglio: le cariche feroci contro manifestanti inermi, l’atteggiamento ambiguo nei confronti dei <<black block>>,  la morte di Carlo Giuliani ad opera di un carabiniere di leva, l’assalto notturno alle
due scuole sede del Genova social Forum e delle sue strutture operative (gli avvocati, il centro stampa, il servizio sanitario) , arresti di massa, che i P.M. in gran parte hanno rifiutato di convalidare,i soprusi fisici e psicologici sugli
arrestati, sono fatti gravissimi che la comunità giudica come l’attuazione della volontà di impedire con ogni mezzo la nascita di un legittimo movimento di opposizione sociale, di massa, organizzato e, soprattutto, pacifico. Questa comunità, nel corso della sua storia, ha cercato di mantenersi fedele alle beatitudini proclamate dall’evangelo: <<Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati. Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia>>. Lo ha fatto impegnandosi anche  nella solidarietà internazionale e nel commercio equo e solidale.
Alla base di tale impegno vi sono i temi   della globalizzazione dei diritti e della giustizia sociale, che sono anche alla base del vasto ed eterogeneo movimento che si batte contro gli effetti perversi della globalizzazione liberista in economia e autoritaria in politica. Questa comunità, memore anche della esperienza maturata in trent’anni di impegno sindacale e politico di alcuni suoi e sue componenti, anche in momenti storici altrettanto duri e drammatici, è profondamente convinta che occorra uscire dalla logica, tutta maschile, della dialettica amico/nemico, del confronto militare con il potere, dalla trappola mortifera violenza-repressione-controviolenza-repressione. Ritiene che la strada maestra da percorrere sia quella della non violenza, sia nel linguaggio sia nella pratica politica, compresa la gestione di grandi eventi di massa come un corteo. Scelta di non violenza che deve essere anche accompagnata dal sì a stili di vita, che prefigurino un altro possibile mondo fondato sulla logica del dono, che non provochino lo sfruttamento delle risorse e del lavoro dei paesi e dei popoli del sud del mondo e la distruzione delle risorse ambientali. La comunità rifiuta infine la criminalizzazione indiscriminata delle forze di polizia, convinta che al loro interno vi siano ancora forze sinceramente democratiche la cui voce è necessario che non si spenga e che occorra piuttosto che si rafforzi al loro interno l’esperienza del sindacalismo democratico. Questa comunità si impegna, nei mesi a venire, ad attivare ogni contatto con le altre comunità di base, le chiese evangeliche, i gruppi cattolici presenti nel movimento del Genova Social Forum, i gruppi e e le associazioni laiche, i gruppi organizzati delle donne, per iniziative comuni di riflessione e di sensibilizzazione e interventi pubblici.

   Comunità cristiana di base di Chieri  25.7.2001