CELIBI PER SCELTA, NON PER OBBLIGO

di frei Betto (scrittore e teologo brasiliano)

 

 

La Chiesa cattolica è un’istituzione curiosa. AI contrario di tutte le altre, non cerca di attrarre i migliori, i santi, ma i peccatori. E offre ad essi appoggio, tolleranza e, soprattutto, la misericordia divina. È in questo modo che segue l’esempio di Gesù. Se non chiede ai suoi fedeli attestati di santità, la Chiesa cattolica esige virtù eroiche dai suoi

vescovi, sacerdoti e religiosi. Fra queste virtù, la castità, che neanche Gesù ha chiesto ai suoi apostoli; prova di questo è la guarigione della suocera di Pietro (Mc1,30). Chi ha suocera, ha moglie. Gesù ha abbracciato, come

Paolo, il celibato enfatizzandolo come un dono che non ha un valore in se, ma in quanto impegno radicale nella missione, per il Regno di Dio (Mt 19,1-12). Nei primi secoli dell’era cristiana, la vocazione sacerdotale e il celibato non coincidevano. I sacerdoti si sposavano, sebbene la comunità, nell’eleggere i vescovi, preferisse quelli che erano liberi da vincoli familiari, come è ancora oggi nella Chiesa ortodossa russa.

Dire che la Chiesa cattolica ha adottato il celibato sacerdotale obbligatorio per non vedere i suoi beni dispersi nelle mani degli eredi è ignorare l’egemonia che, a partire dal secolo VIII, il monachesimo ha esercitato su di essa, in- quadrando i chierici nelle regole dei monaci. Se l’argomento dell’attaccamento alla proprietà avesse fondamento, le Chiese cristiane non cattoliche avrebbero fallito, incluse le istituzioni religiose non cristiane. l casi di pedofilia nella Chiesa cattolica sono la punta dell’iceberg di una istituzione che commette l’equivoco di congelare il dibattito sull’obbligatorietà del celibato e della castità. Nessun essere vivente è libero dalla pulsione sessuale, nemmeno Gesù. Mantenere clandestina la questione come se tutti i candidati al sacerdozio fossero angeli, è soffocare un’energia che, se non ben canalizzata, finisce per travolgere degli innocenti, vittime del più odioso crimine sessuale. Più grave di questo crimine è la copertura che gli si fornisce, lasciando libero chi dovrebbe essere sottoposto a trattamento.

Nell’ansia di afferrare vocazioni sacerdotali, i seminari non sempre selezionano con criterio i candidati. Ne li sottopongono a test psicologici: se li esige l’esame per la patente, per la responsabilità che comporta guidare un macchina, che dire di uomini e donne che, rivestiti di una presunta sacralità, vedranno i fedeli aprire a loro cuori e menti?

Seminaristi e sacerdoti sono, come tutti gli esseri umani, etero e omosessuali. Come sperare che assumano il celibato come dono di Dio se non trovano nelle loro comunità spazi di libertà per conversare, senza sensi di colpa o scrupoli, sulla masturbazione, l’attrazione, il coinvolgimento affettivo, le devianze sessuali? Cos’ha di pedagogico considerare il matrimonio uno stato di peccato consentito, come dice sant’Agostino, o esaltare come esempio il costume di san Luigi Gonzaga di non guardare nemmeno sua madre? Non credo che il santo gesuita fosse tanto malato. .. Il sesso è come la politica: quanto meno se ne parla tanto più bestiale diventa. La Chiesa cattolica ha l’obbligo di punire severamente i casi comprovati di pedofilia, senza tentare di nascondere le schifezze sotto il tappeto. Ma se vuole evitarli, deve riaprire il dibattito sul celibato obbligatorio, il reinserimento ministeriale dei preti sposati, il sacerdozio delle donne. Curare meglio la formazione dei futuri sacerdoti è educarli a preferire la preghiera alla chitarra, i libri di teologia alle telenovele, l’opzione per i poveri allo status clericale come trampolino per il potere.

L’avversione al sesso e alla sessualità è una grave anomalia. Gesù non ha ripudiato il suo corpo; al contrario, si è lasciato toccare da donne (Lc 7 ,36-50; 8,45) e, mosso dalla mistica che lo univa al Padre, ha saputo trascendere la sua sessualità. Ci ha insegnato che il corpo, tempio dello Spirito Santo, è sacro e inviolabile. Ma se non è impregnato dallo spirito d’Amore è capace di aberrazioni.

Da ADISTA 29/4/2002