PLURALISMO RELIGIOSO SOTTO INCHIESTA: UN ALTRO GESUITA INDAGATO DAL S. UFFIZIO

32020. CITTÀ DEL VATICANO-ADISTA. Fra le molte tesi "ambigue" che turbano i sonni del card. Ratzinger, una in particolare sembra stia impegnando ultimamente il tempo e le energie dell'anziano prefetto. Si tratta di quella che il gesuita americano Roger Haight ha esposto, oramai tre anni fa, nel suo lavoro Jesus, Symbol of God, frutto delle ricerche svolte presso la Weston School of Theology di Cambridge, nel Massachusetts. Il volume affronta il tema del dialogo interreligioso in una prospettiva pluralista, percorrendo ed esplorando ulteriormente la strada già battuta qualche anno fa da un altro gesuita, il belga Jacques Dupuis, anch'egli finito nel mirino della Congregazione per la Dottrina della Fede (v. Adista n. 19/01). L'idea cardine attorno alla quale ruota il lavoro di Haight è quella della fondamentale umanità di Gesù, figura che, nell'opinione del teologo americano, costituisce la chiave per un'apertura del Cristianesimo alle altre religioni. Una cristologia "dal basso" dunque, quella di Haight, nata anche dall'esigenza di raccogliere e discutere i dubbi di tanti cattolici, soprattutto giovani, che ogni giorno si confrontano con identità culturali e religiose diverse dalla propria.
Anche per questo, verosimilmente, il volume ha attirato l'attenzione dell'ex-Sant'Uffizio, che poco dopo la sua comparsa in libreria nel 2000 ne ha contattato l'autore per una "richiesta di chiarimento". A distanza di qualche mese, nella primavera del 2001, il prof. Robert Manning, presidente della Weston School, annunciava che Haight aveva da poco cominciato a lavorare alla propria autodifesa scritta, volta appunto a "chiarire" le tesi espresse nel libro. La notizia, comparsa sul Boston Globe del 24 aprile dello stesso anno, seguiva alla sospensione dall'insegnamento di Haight per volontà della Congregazione per l'Educazione Cattolica.
A paventare ora la possibilità di un imminente intervento disciplinare della C.D.F. nei confronti del gesuita è John Allen jr., corrispondente da Roma per il settimanale americano National Catholic Reporter. Nel numero del NCR uscito lo scorso 12 settembre, Allen sosteneva che "molti osservatori si aspettano un intervento energico" da parte della Congregazione, citando a sostegno di questa tesi il fatto che la stessa aveva considerato opportuno rilevare ben otto "ambiguità" in uno dei lavori di Dupuis, le cui tesi sarebbero "considerevolmente più moderate di quelle di Haight". Nell'intervista rilasciata ad Allen, lo stesso Haight dichiara apertamente di non aspettarsi che "il pluralismo diventi la concezione ufficiale della Chiesa Cattolica Romana". Ad ogni modo, l'obiettivo a lungo termine del teologo americano è quello di "ritagliare uno spazio" per il pluralismo, in modo da far sì che venga "accettato come visione ortodossa" anche se riconducibile ad una posizione di minoranza. Si tratta, del resto, di una problematica che secondo Haight non può più essere trascurata e che ha a che fare con la quotidianità di molti fedeli: "Tanti, per esempio fra gli studenti universitari, sono di fatto abituati al pluralismo, e si chiedono come fare a metterlo in accordo con la fede cattolica". L'atteggiamento da adottare, allora, quello che Haight dichiara di aver scelto, consiste nel "procedere molto, molto cautamente e responsabilmente", nel solco della tradizione, "per raccogliere esigenze che non possono non essere raccolte", tenendo fermo l'obiettivo di dare alle altre religioni lo spazio che meritano, attraverso un atteggiamento di apertura che sia in grado di cogliere sul serio il contributo che esse hanno dato alla storia della salvezza. Anche per questo, Haight sostiene che il tipo di pluralismo difeso da Dupuis non è sufficiente perché, a conti fatti, "postula la superiorità del cristianesimo". La nuova e decisiva proposizione teorica da accettare, invece, è esattamente quella che afferma che la volontà di Dio può compiersi in maniera autonoma anche attraverso altre religioni.

da ADISTA DEL 4.10.2003