Giù le mani dai chierichetti
Lo scandalo dei preti pedofili scoppia negli Stati uniti. Così forte che le
donazioni alla chiesa scendono vertiginosamente: per il timore che i soldi
servano ai risarcimenti per le vittime degli abusi. Dal Massachussetts al
New Hampshire, dal Minnesota alla California. E in Italia?
MARCO D'ERAMO



E' un mistero: come mai tra i preti cattolici statunitensi ci sono tanti,
tanti più pedofili che tra i parroci italiani? Dipende dai criteri con cui
vengono scelti negli Usa? Certo non c'è paragone tra il numero di processi a
cui vengono sottoposti questi ministri di Dio negli Stati Uniti e invece le
azioni intentate contro di loro nel nostro paese. Come non c'è paragone tra
il rilievo che viene dato a queste accuse al di qua e al di là
dell'Atlantico.
Infatti da quasi vent'anni, da quando cioè il primo caso fu reso pubblico in
Louisiana, periodicamente negli Stati uniti scoppia uno scandalo che
coinvolge a ragione o a torto la gerarchia cattolica: già dieci anni fa
all'argomento era dedicato un librone di 400 pagine scritto da un cattolico:
Catholic Priests and the Sexual Abuse (ed. Doubleday). Ma quello che sta
scuotendo l'arcidiocesi di Boston è certo il più devastante di tutti, e Dio
sa se ce ne sono stati altri: tanto che l'arcivescovo di Boston, il
potentissimo cardinale Bernard F. Law, ha dovuto decidersi a comunicare alla
magistratura ordinaria i nomi di ben ottanta preti che tra il 1960 e il 1980
hanno compiuto molestie sessuali sui chierichetti o sugli allievi dei corsi
di catechismo.

Scrive il Boston Globe
La burrasca è scoppiata a gennaio grazie alle rivelazioni del Boston Globe
sul caso di John J. Geoghan, un prete ora spretato, accusato di aver
molestato più di 130 bambini in 30 anni, durante i quali, a seguito di ogni
denuncia, la burocrazia diocesana non faceva altro che allontanarlo dalla
sua parrocchia per trasferirlo in un'altra. A luglio scorso, in un processo,
il cardinal Law dovette ammettere di aver trasferito Geoghan in un'altra
parrocchia anche se era a conoscenza del suo passato, perché si era fidato
della perizia psichiatrica che lo aveva giudicato "guarito" dalla sua
perversione. Solo che il Globe ha scoperto che della commissione
psichiatrica facevano parte un dottore che non aveva nessuna
specializzazione psichiatrica e un altro che aveva concordato una causa per
aver molestato sessualmente un paziente.
Da questo caso sono uscite denunce su denunce, fino ad arrivare all'ultima
ammissione del cardinale - che con l'imponente cifra di 80 preti supera il
caso isolato, il singolo deviante ed assurge a dimensione di massa. Lo
scandalo si è allargato a tutto il Massachussetts e oltre. La settimana
scorsa il reverendo James F. Power è stato all'improvviso sospeso dalla
parrocchia di St. James a Wellesley, dopo che era stato accusato di
scorrettezza sessuale. Venerdì infine il vescovo di Manchester (New
Hampshire) ha comunicato i nomi di 14 preti accusati di abusi sessuali e ne
ha sospesi sette dal servizio (altri sette erano già stati sospesi o messi
in malattia).
D'altronde il Massachusetts è lo stato in cui dieci anni fa, nel 1992,
scoppiò il più clamoroso caso di "pedofilia seriale" da parte di un prete.
E' il caso di James Porter, accusato di aver avuto rapporti sessuali con più
di 90 bambini nella sua parrocchia di Fall River in Massachusetts negli anni
`60, e con altri trenta successivamente in altri stati, tra cui il
Minnesota. Porter si spretò, si sposò, ebbe dei figli, ma fu accusato di
molestie anche dalla quindicenne baby sitter dei suoi bambini. Nel 1992 più
di 200 persone sporsero denunce contro di lui, ma poiché era difficile
raccogliere testimonianze, l'incriminazione fu formalizzata per "soli" 32
casi.
La vicenda Porter mise a nudo i problemi che dovevano affrontare i vescovi.
Fino agli anni `70 la Chiesa inviava i suoi ministri che avevano un problema
sessuale nel Paraclete Treatment Center a Jemez Spring nel New Mexico: e
anche Porter vi era stato trattato. Nel 1994 questo centro accettò di pagare
circa 5,7 milioni di dollari a 21 persone del Minnesota che erano state
abusate da Porter nella parrocchia di Bernidji nel 1969 e 1970, dopo che
Porter era stato curato nel centro.
Comunque già all'epoca la maggior parte dei preti in difficoltà veniva
mandata a una nuova clinica, questa volta nel Maryland, il Saint Luke
Institute, in cui sono passati centinaia di sacerdoti. La diagnosi vi è
basata su profili della personalità, test d'intelligenza, interviste con i
terapisti, anamnesi dettagliata della storia sessuale. Poi inizia un'intensa
terapia individuale e di gruppo che dura in media sei mesi. Per i
responsabili dell'istituto la soluzione migliore è che, alla fine della
"terapia", i sacerdoti restino sotto controllo, evitino le situazioni "a
rischio" come la frequenza di scuole o giardini, continuino terapie di
gruppo settimanali, ma continuino ad esercitare il loro ministero in una
forma amministrativa (non come parroci) perché così, si dice alla clinica,
"devono rispondere a qualcuno".
Come si vede dai casi di Boston e del New Hampshire, evidentemente non tutte
le 194 diocesi statunitensi hanno seguito i suggerimenti del Saint Luke
Institute recepite dalla serie di rapporti Restoring Trust ( "Restaurare la
fiducia"), redatti dalla Conferenza nazionale dei vescovi cattolici, in cui
si chiedeva alle diocesi di rispondere alle accuse di abuso mettendosi in
contatto con le vittime e rimuovendo i molestatori dai loro doveri
ministeriali.


La moltiplicazione dei risarcimenti
La rapidità o meno con cui le diocesi si sono allineate alle nuove direttive
è dipesa in parte dalla gravità delle sanzioni finanziarie a cui sono andate
incontro. Già alla fine del `92 il Wall Street Journal calcolava a più di
400 milioni i dollari pagati dalla gerarchia cattolica in risarcimenti danni
per molestie (all'epoca la chiesa ne ammetteva "solo" 60). Ma il
risarcimento record lo ha pagato nel 1997 la diocesi di Dallas: ben 119
milioni di dollari (240 milioni di euro) per risarcire 10 uomini e la
famiglia di un suicida che da ragazzi erano stati molestati quando erano
chierichetti da un prete poi spretato.
Non stupisce perciò che la diocesi di Dallas sia stata tra le più rapide ad
adeguardi alle nuove direttive e abbia rimosso 9 preti su un effettivo di
78. La diocesi ha insediato una commissione sugli abusi sessuali che segue i
rapporti della polizia e le organizzazioni di protezione dei bambini (va
detto che questo termine viene esteso, per quanto riguarda la sessualità,
fino a che il/la teenager non ha compiuto 18 anni).
Invece in California l'adeguamento è stato meno rapido, nonostante anche qui
i risarcimenti si siano moltiplicati, come quello da 830.000 dollari nella
Sonoma Valley, per mettere a tacere nel 1995 le accuse contro l'allora
cinquantenne prete Gary Edward Timmons (le cui foto sui giornali dell'epoca
mostrano un uomo scarno e ascetico) accusato di aver avuto rapporti sessuali
di "copulazione orale" con ragazzi in età tra i 7 e i 17 anni.
Nella stessa Sonoma Valley due anni fa un altro ex prete, Don Kimball, è
stato accusato di vari reati tra cui stupro e abuso di bambini prima con due
ragazze e poi, come ha scoperto la procura, con altre nove vittime.
Ma in California un altro molestatore, il reverendo John Lenihan, parroco
alla chiesa St. Edward a Dana Point nell'Orange County è rimasto in carica a
lungo in parrocchie di grandi dimensioni, nonostante già nel 1991 la diocesi
avesse concordato un risarcimento con una donna, Mary Grant, per i rapporti
che il parroco aveva avuto con lei quando era adolescente. Irritata dal
vederlo sempre in servizio, Mary Grant ha ripreso una campagna solitaria
contro John Lenihan, esponendo cartelli sul marciapiede davanti alla chiesa
all'uscita dalla messa, finché soltanto nel settembre scorso il vescovo Tod
Brown ha rimosso Lenihian, ma solo dopo che la cosa era stata rilanciata da
un editorialista del Los Angeles Times.


Il rifiuto delle assicurazioni
I risarcimenti per molestie sessuali da parte di prelati sono arrivati a
cifre così astronomiche che già nel `94 le compagnie di assicurazione Usa si
rifiutarono di stilare polizze che coprissero le diocesi da tali rischi:
anche in questo caso il precedente era stato posto dal caso Porter, quando
la Continental Corporation aveva chiesto al tribunale di Boston di essere
esentata dal pagare gli astronomici danni per le più di cento accuse alla
sessualità del padre James Porter.
Con le assicurazioni che non coprono più i danni, la Chiesa americana è
costretta a devolvere una parte sempre più consistente delle proprie entrate
semplicemente a risarcire gli ex chierichetti. Il danno è duplice: non solo
vede così ridotte le proprie disponibilità per altre iniziative, ma vede
inaridirsi il flusso complessivo di donazioni perché i fedeli sono stufi di
vedere i propri oboli, in teoria destinati alla carità, usati in realtà per
aggiustare un po' di palpate. In questi giorni a Boston l'introito degli
oboli alla messa domenicale è diminuito del 20 per cento.
Mai fino ad ora però lo scandalo della pedofilia aveva colpito un cardinale:
nel 1994 la pedofilia aveva lambito il cardinale di Chicago Bernardin che
però ne era uscito indenne - e questo mostra che non sono rari i casi di
mitomania da parte di pretese vittime: d'altronde, poiché i casi riguardano
episodi avvenuti 10, 20, persino 30 anni prima, ogni testimonianza e ogni
prova è scomparsa e rimane solo la parola della vittima contro quella del
prete.


La porpora dello scandalo
Ma con il caso Geoghan e con gli 80 preti di cui ha dovuto fare i nomi alla
magistratura, il cardinale Law è colpito in pieno petto anche perché fu
proprio lui nel 1993, in seguito al caso Porter, a emanare una direttiva
secondo cui i preti responsabili di molestie andavano immediatamente rimossi
dal loro ministero: e ora si vede che il cardinale Law - un uomo potente
amico di potenti come l'ex presidente George Bush il vecchio - non ha
rispettato la sua stessa direttiva.
La pedofilia di massa ha effetti devastanti non solo sulle finanze, sulle
donazioni, sulle vocazioni (in crisi), ma anche su alcuni dogmi che parevano
incrollabili, come quello del segreto della confessione. Una pressione
sempre più forte viene esercitata perché trasmettano all'autorità
giudiziaria le informazioni ricevute quei preti cui i loro colleghi
confessano le proprie debolezze della carne.
Rimane il mistero del perché la pedofilia clericale abbia assunto dimensioni
di massa negli Stati uniti, mentre sembra quasi sconosciuta, o comunque un
fenomeno marginale in Italia. Una parte della spiegazione sta nel radicato,
immenso disprezzo verso i papisti da parte dei riformati e dei discendenti
dei padri pellegrini, un disprezzo di cui noi cattolici siamo assolutamente
ignari. Nella tradizione seicentesca puritana i preti papisti erano sempre
visti come copulatori indemoniati, sodomizzatori di bambini dediti a
pratiche contro natura (esattamente come i cattolici ritenevano che le messe
protestanti fossero delle orge). Perciò le attuali accuse non fanno altro
che confermare in forma giudiziaria gli antichi pregiudizi religiosi (non
dimentichiamo che in Massachusetts a fine `600 furono bruciate le tante
streghe di Salem).

La cappa del Vaticano

Ma dall'altro lato viene il sospetto che alla discrezione che in Italia
circonda la pedofilia ecclesiastica non sia estranea l'immane influenza che
la Curia e la Conferenza episcopale italiana esercitano sulle nostre tv
(pubbliche e private), sui nostri partiti e governi, sui nostri mass-media e
anche sui nostri tribunali, se non sulle nostre procure: il cardinale di
Napoli Michele Giordano docet. Basti pensare che sono riusciti a mettere a
tacere persino i risvolti omosessuali nell'omicidio di una personalità di
spicco come il comandante delle Guardie svizzere del Vaticano: uno dei tanti
effetti dei Patti Lateranensi di cui si celebra in questi giorni
l'anniversario.

Da "il manifesto"