TORINO: DIVENTA UN CAMPANILE LA VECCHIA CIMINIERA FIAT, SIMBOLO DELLA LOTTA OPERAIA. INTERVISTA A DON CARLEVARIS
33015. TORINO-ADISTA. Sarà inaugurata a Natale la nuova
cattedrale di Torino voluta dall'arcivescovo Severino Poletto. Il "Santo
Volto" - costruita in un'ex area industriale della metropoli proprio dove
un tempo sorgevano le acciaierie della Fiat - è stata al centro di numerose
polemiche. Due anni fa, poco meno della metà del clero torinese si era infatti
pronunciato contro la decisione di spendere 50 miliardi di lire per la nuova
chiesa, proprio in un periodo in cui la città era costretta ad affrontare una
crisi industriale dalle drammatiche ripercussioni sociali. L'arcivescovo ha però
portato avanti il progetto ed oggi la struttura della cattedrale disegnata
dall'architetto svizzero Mario Botta si erge fra via Nole e via Borgaro,
inglobando la ciminiera delle vecchie acciaierie trasformata in campanile (v.
Adista nn. 89/01 e 1/04).
Contro quest'ultima soluzione architettonica si è pronunciato don Carlo
Carlevaris, ex prete operaio torinese, secondo il quale "questa
trasformazione di un segno carico di una sua storia civile, offre l'impressione
che ci si voglia appropriare di una realtà storica che ha una sua significanza
e un suo valore e che non deve essere mistificata da altri valori". Padre
Carlo - che si era già battuto in passato contro l'intero progetto di
edificazione della nuova chiesa - lamenta l'invasività dell'inter-vento sulla
ciminiera (coperta di cemento, avvolta da lamine luccicanti e sormontata da una
croce), la quale risulta ora irriconoscibile, mentre la sua conservazione era
stata decisa in ricordo della città operaia e delle sue lotte.
Di seguito un'intervista a Carlo Carlevaris.
Padre Carlo, quali sono le critiche da lei mosse alla decisione del cardinal
Poletto di costruire la nuova cattedrale?
Torino è una città in profonda trasformazione. Era la città dell'automobile
e, quindi, dei metalmeccanici. La crisi Fiat, ed in generale la crisi dell'auto,
ha fatto sì che molti operai e tecnici che lavoravano in Fiat attualmente siano
o in cassa integrazione, o già licenziati, o si siano addirittura
auto-licenziati. Naturalmente questo cambia proprio il volto della città, perché
il lavoro precario, che ormai è l'elemento dominante - purtroppo - della
condizione giovanile, fa si che non ci sia più sicurezza, non ci sia più
stabilità. In una situazione come questa ha creato molto stupore che il nuovo
arcivescovo venendo a Torino abbia manifestato l'idea di fare una nuova
cattedrale, dicendo che il duomo di Torino è nel centro vecchio della città,
che lì non ci sono parcheggi e soprattutto che è una chiesa vecchia e che
dunque ci voleva qualcosa di nuovo per dar lustro alla Chiesa torinese. Si è
rivolto ad un architetto famoso, Mario Botta. Il progetto prevede una chiesa con
sette navate convergenti nel centro. Le navate dovrebbero avere mille posti a
sedere. Inoltre è previsto un auditorium di capienza analoga sotto la chiesa, e
poi tutto il nuovo arcivescovado, non la sede dell'arcivescovo ma la sede degli
uffici dell'arcidiocesi. Infine una cappella feriale, perché si sono resi conto
anche loro che non si può tenere aperta tutto l'anno - specie in inverno - una
chiesa da 700 posti. Inoltre, in questo modo, hanno potuto accedere ai
finanziamenti previsti per la costruzione di una "parrocchia".
All'inizio non si era pensato ad una parrocchia, ma poi si è ritenuta più
utile questa soluzione per facilitare i finanziamenti.
L'arcivescovo ha tentato di consultare la comunità in merito a questa
decisione? Di fronte alle prime perplessità come ha reagito?
Poletto voleva partire sul sicuro in modo da avere il consenso unanime delle
persone e quindi ha fatto compilare a tutti i sacerdoti una scheda segreta dove
si diceva solo o "sì" o "no". Sperava di avere un
plebiscito o quasi, invece si è trovato solo con una maggioranza del 52%.
Nonostante questo non si è fermato, è partito, e ora sta andando avanti. Io
allora mi sono permesso di chiedere al vescovo che prima di prendere la
decisione definitiva consultasse il consiglio pastorale perché mi pareva logico
che ci fosse una discussione che lo coinvolgesse. Questo dovrebbe essere
l'organo di consiglio del vescovo, dove peraltro ero stato eletto anch'io. Ma
lui si è rifiutato. Ha detto esplicitamente che non intendeva farlo essendosi
già sottoposto al consiglio presbiterale: "quindi" ha dichiarato
"non è il caso di discuterne". Da quel momento mi sono messo in testa
di denunciare all'opinione pubblica questo fatto. La cosa è andata a finire sui
giornali, lui si è adirato, mi ha mandato a chiamare, e abbiano avuto una
scontro molto duro. Io gli ho detto chiaramente che ho fatto tutto alla luce del
sole e che molti la pensano come me ma non lo dicono. Ciò che ha dato molto
fastidio al vescovo è che gli ho detto: "voi chiedete i soldi dell'8 per
mille mostrando le immagini della suora o del prete che va nella casa dei
poveri, e invece voi i soldi li spendete per mettere su delle cattedrali che non
hanno più alcun senso oggi". A Torino, tra l'altro, ci sono a dir poco
almeno sei/sette chiese non monumentali che sono chiuse, perché non ci va più
nessuno.
Poi c'è la questione della ciminiera, che doveva restare a testimonianza
dell'area industriale…
Si, questa chiesa è costruita proprio nel sito dove c'erano prima le grandi
acciaierie Fiat. Era una zona di sole fabbriche, c'era anche la Michelin. Ed in
questa zona si era conservata la ciminiera delle acciaierie Fiat in mattoni che
il Municipio aveva preteso non fosse abbattuta e rimanesse a ricordo della
Torino della classe operaia, del mondo del lavoro. Non l'hanno abbattuta ma
l'hanno rivestita di cemento e ci hanno messo intorno decorazioni bizzarre.
Inoltre ci hanno messo sopra la croce ed è diventata un campanile. Allora io ho
preso carta e penna e ho scritto una lettera ai giornali cattolici locali che
naturalmente si sono ben guardati dal pubblicare la mia lettera. Anzi, nelle
edizioni successive hanno esaltato l'opera, e la cosa è finita così. Quindi mi
sono rivolto al sindaco dicendo che capivo che ormai era tardi per intervenire,
e tuttavia che mi stupivo della mancanza di attenzione del comune verso un
reperto che doveva rimanere a testimonianza delle lotte, delle fatiche del
lavoro, delle persone in quel quartiere. Questo reperto è stato invece così
camuffato che nessuno più potrebbe accorgersi che quella era una ciminiera. Il
sindaco, che mi conosce bene – eravamo compagni all'epoca del ‘68 – mi ha
detto: "guarda, posso solo dirti che noi non siamo stati forse abbastanza
attenti. Quando hanno fatto il progetto pensavamo che la mantenessero com'era e
anche noi ci siamo trovati poi di fronte al fatto compiuto. Mi consola il fatto
che è meglio una chiesa lì, che non un supermercato". La battuta mi è
sembrata infelice.
ADISTA 15.10.2005 n° 69