LA CONGREGAZIONE SOFFOCA IL DIALOGO FRA I TEOLOGI

LA CONGREGAZIONE DI RATZINGER VUOLE TEOLOGI-MEGAFONO

"RICONOSCIAMO IN TE LA PRESENZA DELLO SPIRITO".

LA CHIESA CALPESTA I DIRITTI UMANI CHE PREDICA

 

LA CONGREGAZIONE SOFFOCA IL DIALOGO FRA I TEOLOGI

Dichiarazione della Direzione della Catholic Theological Society of America

Come membri della direzione della Catholic Theological Society of America (Ctsa),desideriamo esprimere il nostro profondo rammarico per le azioni intraprese dalla Congregazioni per la Dottrina della Fede contro p. Roger Haight S.J, ex presidente della Ctsa. Come colleghi di p. Haight, desideriamo affermare pubblicamente che egli è una persona di elevatissima statura così come è teologo e docente rispettato che persegue la sua vocazione teologica come servizio alla Chiesa.
Ribadiamo pienamente le responsabilità ecclesiali del teologo e il carattere intrinsecamente ecclesiale della teologia così come sono state articolate nella "Istruzione sulla vocazione ecclesiale del teologo", pubblicata dalla Congregazione per la Dottrina della Fede nel 1990. Analogamente riaffermiamo la responsabilità del Magistero nel dare giudizi d'autorità sulla conformità teologica alla dottrina cattolica.
Come teologi cattolici, riconosciamo la nostra responsabilità collettiva di impegno critico alla luce della rivelazione divina come definita dal Magistero. Incoraggiamo questo processo di correzione reciproca che è la strada normale in cui gli argomenti teologici vengono valutati, chiariti, corretti e, se necessario, rigettati.
Il libro di p. Haight Jesus: Symbol of God ha reso un grande servizio nel sistematizzare questioni cruciali che oggi devono essere affrontate. Egli ha accettato la critica e il dialogo sul suo lavoro. Dal momento in cui il libro è stato pubblicato, la comunità teologica ha avviato un vivace dibattito sui punti di forza e di debolezza delle sue proposte speculative. Si è addirittura svolto un forum aperto al pubblico sul libro di p. Haight in occasione dell'Incontro annuale della Ctsa nel 2002, dove egli, volenterosamente e con disponibilità, ha spiegato le sue posizioni e ha risposto alle osservazioni critiche dei suoi colleghi. Per molti versi la comunità teologica si è impegnata proprio nel genere di dibattito interno e di correzione reciproca incoraggiata dal Magistero.
Per ironia della sorte, invece di promuovere una maggiore analisi critica sul libro, l'intervento della Congregazione probabilmente scoraggerà i dibattiti su di esso, soffocando di fatto ulteriori critiche e minando la nostra capacità di teologi cattolici di criticare apertamente i nostri colleghi. In sostanza, l'intervento della Congregazione in questo caso costituisce una grave minaccia al processo di quella critica seria, sistematica e interna che la Congregazione e i vescovi hanno da molto tempo sollecitato tra i teologi. Mentre questo processo di critica interna non può certo sostituire le regole di insegnamento e disciplinari del Magistero, l'intervento del Magistero dovrebbe essere un rimedio estremo, riservato a situazioni in cui questo processo ha dato chiaramente esito negativo.
Inoltre, mettiamo seriamente in dubbio il fatto che le procedure fissate per investigare il lavoro di un teologo - come definito nelle "Regole per l'esame della dottrina" del 1997 della Congregazione - accordino in realtà al teologo una adeguata "opportunità di chiarire possibili fraintendimenti del suo pensiero", come richiede l'Istruzione del 1990. Inoltre, notiamo che l'Istruzione afferma che ogni giudizio ufficiale pronunciato dal Magistero riguarda non la persona del teologo, ma solo le sue posizioni intellettuali esposte pubblicamente (n. 37). Quindi siamo sconcertati di fronte al fatto che il provvedimento intrapreso contro p. Haight vada oltre un giudizio su alcune delle sue posizioni teologiche fino alla proibizione di insegnare la teologia cattolica. Questa misura inevitabilmente implica un giudizio negativo sulla integrità e sulla responsabilità personale del teologo.
Dobbiamo inoltre richiamare l'attenzione sull'impor-tante distinzione tra teologia e catechesi così come articolata nell'Esortazione apostolica del Santo Padre Catechesi tradendae del 1979. In quel documento il Santo Padre ricorda l'intrinseca relazione tra teologia e catechesi mettendo in guardia, allo stesso tempo, dal pericolo che la catechesi "si trasformi in ricerca teologica o in esegesi scientifica" (n. 21) e, presumibilmente, il pericolo che possa accadere anche il contrario. Per sua natura la teologia ha una dimensione speculativa. Ciò è riconosciuto nella Costituzione Apostolica Ex Corde Ecclesiae che afferma che "i vescovi devono incoraggiare il lavoro creativo dei teologi. Essi servono la Chiesa attraverso la ricerca svolta in un modo che rispetti il metodo teologico. Essi cercano di comprendere meglio, di sviluppare ulteriormente e di comunicare efficacemente il significato della Rivelazione Cristiana così come trasmesso nella Scrittura e nella Tradizione e nel Magistero della Chiesa. Essi investigano anche i modi in cui la teologia può gettare luce su questioni specifiche sollevate dalla cultura contemporanea (n. 29).
Dati i provvedimenti intrapresi contro p. Haight, siamo preoccupati che la Notificazione della Congregazione elida la tradizionale distinzione tra teologia e catechesi in modo tale da minacciare la funzione più vera di entrambe nel loro servizio alla Chiesa. Esprimiamo quindi la nostra preoccupazione per le conseguenze che tale azione può avere nel futuro della vocazione teologica cattolica.

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LA CONGREGAZIONE DI RATZINGER VUOLE TEOLOGI-MEGAFONO

di Faustino Teixeira


Tornano ad essere di routine, nell'attuale gestione della Congregazione per la Dottrina della Fede (Cdf), gli atti di interdizione e censura rispetto alla ricerca teologica, ponendo limiti sempre più decisi alla libertà di ricerca e provocando un minaccioso clima di autocensura fra coloro che oggi si dedicano a pensare la fede. Fra i teologi cattolici maggiormente tenuti d'occhio ci sono quelli che si occupano di teologia pluralista delle religioni. Il cardinale Joseph Ratzinger manifestava preoccupazione per questo tema già all'inizio del suo incarico come prefetto della Cdf, nel 1982, ma nel corso degli anni, gestendo la Congregazione, ha accentuato questo atteggiamento. In una conferenza pronunciata davanti ai presidenti delle commissioni episcopali dell'America Latina sulla situazione contemporanea della fede e della teologia, nel 1996, egli richiamò l'attenzione sulla crescente affermazione e presenza della teologia pluralista delle religioni in diversi settori culturali, che stava prendendo il posto della teologia della liberazione. L'intenzione del cardinale Ratzinger era quella di dimostrare che questa nuova teologia porta in gestazione il tarlo del relativismo, da lui considerato effettivamente come "il problema fondamentale della fede ai nostri giorni" (Joseph Ratzinger, Situazione attuale della fede e della teologia).
Le ammonizioni dottrinarie a teologi cattolici costituiscono il tratto ricorrente dell'attuale pontificato di Giovanni Paolo II. Già nel primo decennio, sono stati oggetto di lettere, dichiarazioni o notificazioni i teologi Hans Küng (1980), Jacques Pohier (1979), Edward Schillebeeckx (1980 e 1984) e Leonardo Boff (1985) per le loro avanzate posizioni nei campi dell'ecclesiologia, della cristologia o della morale. A partire dal 1986, anno della giornata mondiale di preghiera per la pace ad Assisi, cominciarono a manifestarsi, in settori del magistero romano centrale (Joseph Tomko, La sfida delle sette e l'annuncio di Cristo, unico salvatore), reazioni preoccupate per gli sviluppi teologici dei gesti di apertura interreligiosa di Giovanni Paolo II. La reazione dell'oppo-sizione della Curia romana ai progressi della riflessione teologica nel campo del dialogo interreligioso fu immediata. Come ha segnalato il vaticanista Giancarlo Zizola, "i teologi del dialogo interreligioso furono colpiti dalla bufera della repressione romana" (Giancarlo Zizola, L'altro Wojtyla, Sperling & Kupfer, 2003). L'attenzione della Curia romana si rivolse soprattutto ai teologi asiatici e alle loro ricerche nel campo del dialogo con le diverse tradizioni religiose. Sarebbe lì, secondo la Curia, il maggior rischio della consacrazione religiosa del relativismo e dell'affermazione di teorie "devastanti" per la missione ecclesiale.
La prima iniziativa concreta di reazione ai teologi delle religioni avvenne nel gennaio 1997, con la Notificazione sul libro "Mary and Human Liberation" del teologo dello Sri Lanka, Tissa Balasuriya, seguita dalla scomunica latae sententiae, revocata nel 1998. Nel corso dello stesso anno, toccherà al padre gesuita indiano Anthony de Mello, i cui scritti riceveranno la Notificazione critica della Cdf, perché giudicati distanti dai "contenuti essenziali della fede cristiana". Nelle due Notificazioni si criticava il modo in cui, nelle opere di questi autori, veniva presentato Gesù Cristo: "un maestro a fianco ad altri". Nella visione della Cdf, non era messo in dovuta evidenza "il carattere soprannaturale, unico e irripetibile delle rivelazione di Gesù Cristo".
Nel 2000, la Cdf pubblica la Dichiarazione Dominus Iesus (DI), che torna a mettere in questione le "teorie di indole relativista" presenti nella riflessione teologica sulle religioni. Per la Cdf, le proposte teologiche che pretendono di giustificare il pluralismo religioso finiscono con l'abolire o il mettere in ombra dati essenziali della rivelazione cristiana e del mistero di Gesù Cristo e della Chiesa. Gli argomenti a difesa delle tesi dell'unicità ed universalità del mistero salvifico di Gesù Cristo e l'unicità e unità della Chiesa non sono i più felici in questa Dichiarazione, perché rappresentano una reale svalutazione delle altre tradizioni religiose e bloccano i cammini del dialogo interreligioso. Sono state innumerevoli le critiche al documento, nell'ambito delle diverse tradizioni religiose.
Poi, è venuta la Notificazione contro l'opera del teologo belga Jacques Dupuis, allora professore alla Pontificia Università Gregoriana di Roma. Il suo libro, "Verso una teologia cristiana del pluralismo religioso" frutto di ampie riflessioni ed esperienze vissute in India per quaranta anni, è stato oggetto di Notificazione nel gennaio del 2001, dopo un lungo processo che ha portato all'esclusione di Dupuis dall'insegnamento in quella Università. Nel post scriptum della sua ultima opera pubblicata, su cristianesimo e religioni (2001), Jacques Dupuis segnala che la Notificazione si era ispirata alla Dominus Iesus. Egli, in modo autentico e profetico, mantiene nel suo lavoro la difesa di un "pluralismo inclusivo", come anche un "salto qualitativo" nella riflessione teologica e nella lotta per la plausibilità di una "diversa percezione della stessa fede in un contesto diverso" (Jacques Dupuis, Il cristianesimo e le religioni. Dallo scontro all'incontro, Brescia, Queriniana, 2001). È stata grande la sofferenza personale di Dupuis nel corso del processo subito che lo ha privato della docenza e ha generato sfiducia nella sua riflessione. Dupuis è morto il 28 dicembre 2004, senza poter festeggiare la pubblicazione del suo nuovo libro, che dovrebbe uscire in Canada, in lingua francese, anche se ha incontrato difficoltà di approvazione da parte dei revisori della Compagnia di Gesù (Rosino Gibellini, In memoria del padre Jacques Dupuis, teologo fedele e coraggioso, www.queriniana.it/teoloiga.asp?IDTeologia=39).
Nel dicembre del 2004, nuova punizione nell'ambito della teologia delle religioni con la Notificazione sul libro "Jesus Symbol of God" (1999) del teologo gesuita americano Roger Haight. L'indagine su questo libro di Haight, pubblicato recentemente in Brasile, è iniziata nel 2000, quando Haight venne sospeso dalla Weston Jesuit Scholl of Theology (Cambrige, Massachusetts) per ordine della Congregazione per l'Educazione Cattolica. Egli è poi passato ad insegnare nell'istituzione protestante Union Thelogical Seminary (New York). Nella Notificazione della Cdf sono state avanzate una serie di critiche al metodo teologico dell'autore, alla sua visione trinitaria, alla sua comprensione della dottrina della divinità di Gesù e della sua mediazione salvifica, come dell'universalità salvifica della Chiesa. Dopo il tradizionale carteggio di osservazioni e risposte dell'autore, la Cdf ha giudicato insoddisfacenti gli argomenti di difesa e ha concluso che il libro contiene "affermazioni contrarie alle verità di fede divina e cattolica", decidendosi così per la pubblicazione di una Notificazione al riguardo. Come nelle altre Notificazioni menzionate, il linguaggio usato è estremamente forte e duro. Si parla di "subordinazione dei contenuti della fede" alla cultura postmoderna, di "interpretazione gravemente riduttiva e deviante della dottrina della fede", di "gravi errori dottrinari contro la fede divina e cattolica della Chiesa", ecc. In verità, quello che il documento mette in evidenza è la grande difficoltà nel riconoscere la dignità e il valore della rivelazione presenti nelle altre tradizioni religiose. In uno dei punti centrali della Notificazione, a proposito di unicità e universalità della mediazione salvifica di Gesù e della Chiesa, si critica l'autore per il fatto di non tener presente il carattere costitutivo e universale della missione salvifica di Gesù e di equiparare il cristianesimo alle altre religioni, riconosciute come mediazioni di salvezza.
La ricerca di Roger Haight, estremamente ricca, seria, documentata e provocatrice, suscita irritazione nei settori del magistero ecclesiale che resistono a rompere con la logica tradizionale della sicurezza dottrinale. Il progetto di Haight va nella linea di una nuova provocazione ermeneutica della teologia, il cui impegno maggiore è "rendere la tradizione fededegna, ossia intellegibile, rilevante e applicabile alle vite concrete nel momento presente" (Roger Haight, Dinâmica da teologia, São Paulo, Paulinas, 2004). Alla ricerca di una prospettiva dialogica per la teologia, Haight non rompe con la normatività di Gesù, che, nella sua visione, "offre una salvezza che è vera, universalmente rilevante e pertanto normativa" (Roger Haight, Jesus simbolo de Deus, São Paulo, Paulinas, 2003). Quello che egli non condivide, a ragione, è il considerare Gesù come "costitutivo di salvezza in termini universali", perché questo significherebbe negare il valore positivo delle altre religioni come mediazioni vere di salvezza. Il messaggio di Gesù non è cristocentrico, ma teocentrico, come indicano i dati neotestamentari. Il suo messaggio è estroverso, indica la salvezza che Dio suscita in ogni luogo per cammini misteriosi. Nella misura in cui Dio è presente e opera nelle altre tradizioni religiose, è plausibile concepire altre rappresentazioni di Dio universalmente normative, fonte di arricchimento anche per i cristiani (Ibidem). Per Haight, "la normatività di Gesù non esclude una valutazione positiva del pluralismo religioso, e i cristiani possono considerare le altre religioni mondiali come vere, nel senso che sono mediazioni di salvezza di Dio" (Ibidem).
È altamente problematico oggi, e radicalmente pregiudiziale per il dialogo con le altre tradizioni religiose, mantenere tesi che rafforzino il carattere assoluto del cristianesimo, sostengano come verità razionali e universalizzanti la comprensione della Chiesa come unica portatrice della pienezza dei mezzi di salvezza e sottolineino che le altre tradizioni sono obiettivamente in "situazione gravemente deficitaria" rispetto alla situazione dei cristiani. È necessario rompere con un linguaggio ancora ben marcato dall'arroganza e dall'eredità colonialista, come ha sottolineato il cardinale Franz König nella sua difesa di Dupuis nel gennaio 1999. Non è da oggi che si parla della necessità di superare il clima di anatemi vero una disposizione dialogica. L'umiltà e l'apertura sono valori evangelici fondamentali per il nostro tempo, senza i quali difficilmente si potranno riconoscere "tutte le ricchezze della sapienza infinita e multiforme di Dio" (Segretariato per i non Cristiani, La Chiesa e le altre religioni, 2001). È ora anche di valorizzare un po' di più il lavoro critico dei teologi, che non possono essere considerati semplici guardiani delle verità magisteriali, ma devono far progredire e crescere la comprensione della fede a partire dalle sfide attuali.

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"RICONOSCIAMO IN TE LA PRESENZA DELLO SPIRITO".

Lettera a p. Haight dell'Associazione dei Teologi del Terzo Mondo


Caro fratello Roger Haight,
secondo il Vangelo di Matteo, Gesù conclude il suo discorso parabolico dicendo: "Ogni scriba divenuto discepolo del regno dei cieli è simile a un padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche (…) Terminate queste parabole, Gesù partì di là e venne nella sua patria (…) e loro non lo accettavano" (Mt 13,52-54, 56).
Come membri dell'Associazione Ecumenica dei Teologi del Terzo Mondo (Eatwot), nel suo Coordinamento regionale e nella Commissione teologica dell'America Latina, siamo solidali con te e sentiamo che ci sei compagno nelle nostre ricerche teologiche. Abbiamo sentito del documento della Congregazione per la Dottrina della Fede che condanna il tuo libro "Jesus Symbol of God".
Condividiamo con te e con la tua comunità la tristezza e la sofferenza nel vedere che la Curia romana si sente ancora proprietaria delle Chiese locali del mondo. Pretende di agire ancora con l'infallibilità che il Concilio Vaticano I, in maniera controversa, assegnò al papa. Il controllo della Curia sui teologi cattolici danneggia la libertà di pensiero, il legittimo dissenso all'interno della Chiesa e mette a repentaglio la ricerca teologica.
Affermiamo con forza che il processo contro di te è in se stesso ingiusto e scandaloso; anche se il tuo libro avesse dei limiti e contenesse degli errori. Inoltre, diamo pubblica testimonianza che la tua opera "Jesus Symbol of God" è per noi utile e fonte di ispirazione, nutrendo la nostra ricerca teologica. La nostra ultima Assemblea Generale (tenutasi a Quito, Ecuador, nel 2001) ha convenuto di concentrarsi sulla "pratica interconfessionale", che include il dialogo tra forme di fede e prende in considerazione il paradigma del pluralismo culturale e religioso. In questo contesto, sembra importante sviluppare - con uno slancio pluralista - la teologia cattolica e, in maniera particolare, la cristologia. A riguardo di tutto ciò, tu, caro amico, ci hai dato molti suggerimenti e idee che possono essere approfonditi.
Ci sia permesso di ringraziarti per il tuo coraggio nel portare avanti la tua ricerca e anche nel pubblicarla, anche se ciò avesse potuto dar luogo a incomprensioni e sofferenza (come adesso sta accadendo). Nel nostro contesto ecclesiale c'è paura e codardia. I nostri fratelli e sorelle potrebbero produrre grandi lavori, ma temono di perdere il loro stipendio e il loro prestigio istituzionale. Quindi, i tuoi scritti sono un segno profetico di libertà spirituale e teologica che ci incoraggia tutti.
Per la tua opera, noi lodiamo e ringraziamo Dio, sorgente di vita e di amore. Preghiamo anche che lo Spirito, Madre della Compassione, possa fortificarti nel tuo scontro con il dogmatismo romano, che non accetta il dialogo e non è aperto al dissenso. Ti auguriamo di ricevere il sostegno del tuo ordine, i Gesuiti, della tua Chiesa locale e di tutti noi teologi che beneficiamo della tua opera.
"Dove c'è lo Spirito del Signore c'è libertà" (2Cor 3,17). Noi riconosciamo la presenza dello Spirito nel tuo ministero teologico, siamo in comunione con te e ti accogliamo come un segno di pace in Gesù Cristo, simbolo di Dio.
I tuoi fratelli e sorelle dell'Asett/Eatwot.


Tania Maria Sampaio
Coordinatore regionale
Asett/Eatwot


Luiza Tomita
Segretaria, Commissione teologica Latinoamericana

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LA CHIESA CALPESTA I DIRITTI UMANI CHE PREDICA

di Paul Kelly

La Notificazione con cui a p. Roger Haight, SJ, teologo gesuita buono e onesto, è stato proibito l'insegnamento della teologia cattolica da parte della Congregazione per la Dottrina della Fede rappresenta il più recente esempio di potere autocratico manifestato dalla Santa Sede e da uno dei dicasteri della sua Curia, nel suo perenne controllo sulla mente dei suoi studiosi. Nella Chiesa non esiste libertà accademica, né pensiero creativo.
La Notificazione non ha effetti pratici, perché p. Haight attualmente sta insegnando all'Union Theological Seminary a New York, che non è un'istituzione cattolica. Né la gente che si oppone al potere assoluto e al controllo del primato papale dimostrerà particolare obbedienza alla Cdf.
Non intendo discutere i meriti delle opinioni teologiche affermate da p. Haight e dalla Cdf. Non ho mai frequentato un solo corso dei quattro anni richiesti a coloro che vengono ordinati preti, e quindi, ovviamente, non sono qualificato. Come persona che fa parte del popolo di Dio, contesto il tentativo di controllare la libertà di pensiero e la libera ricerca intellettuale. È un abuso di potere da parte di uomini il cui unico desiderio è di preservare e proteggere l'istituzione che chiamano Chiesa, che è appunto solo quello, un'istituzione e non una religione, né una fede, tanto meno sacra. Vi è certo una religione cattolica, con una fede cattolica, ed essa sì è sacra. L'organizzazione che porta il nome di "Chiesa cattolica romana" è semplicemente un'istituzione di uomini celibi, che ancora resiste come ultimo sistema feudale fuori dall'oscuro Medio Evo.
Ciò che qui sembra essere in ballo è il complesso e sconcertante tema del pluralismo, le relazioni tra le diverse e numerose fedi del mondo, le religioni di tutte le culture del genere umano. Il modo semplicistico in cui la Cdf lo risolve è quello di porre come norma che il cattolicesimo è l'unica religione superiore e che le altre hanno meriti nella misura in cui riconoscono quella superiorità.
Commonweal (quindicinale di religione, politica e cultura con sede a New York, ndt) in un eccellente articolo del 18 maggio 2001 scriveva: "Dappertutto i cattolici devono affrontare le sfide del pluralismo religioso, come Haight e altri recentemente messi sotto inchiesta, hanno fatto. Quando i teologi si cimentano con domande riguardanti Gesù, la salvezza e il ruolo universale della Chiesa stessa, come possono la riduzione al silenzio e le punizioni far progredire la nostra comprensione? Ciò che è necessario è dialogo, conversazione, critica, controcritica, preghiera e carità cristiana. Può non essere facile, ma è assolutamente indispensabile".
In ogni campo della ricerca intellettuale, ci sono ovviamente differenze di opinione. Causare problemi e infangare coloro con cui la Cdf non è d'accordo non è il modo di gestire queste differenze. È tuttavia il modo segreto di operare di questo dicastero fin dalla sua creazione nel 1542, quando il suo nome era l'"inquisizione universale". Nessun campo dell'apprendimento, che si tratti di arti umanistiche o di scienze fisiche, ha visto e subìto questa tirannia della censura, del silenzio e la negazione della libertà di insegnare.
Vi immaginate se Albert Einstein fosse stato ridotto al silenzio e se gli fosse stato proibito di insegnare quando pubblicava la sua teoria della relatività all'inizio del Novecento, che andava contro la fisica accettata di Isaac Newton? Ricordate il trattamento indegno subìto da Galileo Galilei, per il quale non si chiese scusa fino a che Giovanni Paolo II non lo fece negli anni '80? Pensate agli illustri nomi dei nostri teologi dell'ultimo secolo: Teilhard de Chardin, Henri de Lubac, Yves Congar, John Courtney Murray, Edward Schillebeeckx, Hans Küng, Charles Curran. Pensate, se potete, alle molte, moltissime menti distrutte di teologi e studiosi a cui è stato negato, come la più crudele delle punizioni, l'interscambio della conversazione quotidiana con i loro studenti nel loro ambiente. I gesuiti che vivevano nella comunità di New York con Teilhard de Chardin descrissero quanto fosse devastante la sua solitudine, per l'impossibilità persino di parlare del Fenomeno dell'uomo con studiosi la cui intelligenza era pari alla sua. Fecero circolare queste storie perché la loro sofferenza nel vedere p. Pierre, giorno terribile dopo giorno terribile, diventò intensa come quella che lui provava.
Commonweal, quasi quattro anni fa, scrisse delle difficoltà di padre Haight con la Cdf: "[ci dovrebbe essere] un esame pubblico promosso dal Vaticano sullo status quaestionis, che coinvolga teologi, filosofi, missiologi e altri. Come si colloca il lavoro di Haight rispetto al lavoro di altri teologi cattolici e cristiani? Come i nuovi elementi della loro teologia si relazionano alle formulazioni classiche? Quale impatto hanno le loro conclusioni su altre aree dell'insegnamento e della pratica ecclesiale? È un lungo processo che dovrebbe coinvolgere teologi, vescovi, pastori e, in qualche modo, tutto il popolo di Dio".
Che cosa insegna la Chiesa? Come insegna la Chiesa? Queste sono questioni critiche, chi lo potrebbe negare? Ma i metodi segreti della Cdf non fanno altro che minare il vero ruolo docente della Chiesa. Né con il voto popolare, né con un fiat curiale queste materie verranno risolte, come mostra la storia della riduzione al silenzio dei teologi…
È necessario un altro processo, che renda onore tanto alla lotta dei teologi per chiarire e ampliare la nostra conoscenza, quanto alla responsabilità della Chiesa nei confronti di un giusto insegnamento. Se la Cdf non può farlo, la Chiesa deve individuare altri mezzi.
Il controllo della Cdf sugli studiosi è sbagliato, del tutto sbagliato. Eppure, eppure continua, passando sopra a quei diritti umani che in modo così zelante predica ai governi civili del mondo. Questa Notificazione è ciò che Lord Acton chiamò, in modo tanto acuto, la corruzione assoluta del potere assoluto quando lui e il cardinal Newman cercarono di fare il possibile per rovesciare la dittatura di papa Pio IX. I vescovi hanno abdicato alla loro responsabilità di insegnare il Vangelo, accontentandosi solo degli editti disciplinari. I teologi sono in catene e, nel timore abietto tipico di coloro che si sentono continuamente spiati, non hanno nulla da insegnare. La Cdf controlla tutti noi in questo modo, come se fossimo analfabeti senza senno, richiedendo e ottenendo totale obbedienza, e assicurandoci che noi siamo incapaci di formulare un pensiero senza la loro approvazione. Ciò che fanno si chiama Il Magistero ufficiale della Chiesa cattolica.
Come popolo di Dio siamo un gruppo ben misero, no?
Per quanto riguarda la teologia, in realtà non è una più scienza, ma né più né meno la ripetizione a pappagallo di ciò che la Cdf vuole sentir dire e vedere da parte di pecore obbedienti del cui pensiero autonomo non ci si può fidare. Terrorizza immaginare qualcuno che voglia studiare la materia e poi viva nel timore assoluto che qualcosa di ciò che ha pubblicato presti il fianco agli artigli della Cdf, pronta a scagliarsi ancora una volta. Che modo di vivere una vita di ricerca intellettuale! Che spreco di intelletto umano! Ciò che è tanto sorprendente è che i teologi vengano trattati peggio delle donne, la cui denigrazione va oltre qualsiasi comprensione umana.
Sono grato per essere stato libero nella mia vita professionale di fare domande, di sfidare l'autorità, di praticare una vera professione, la giurisprudenza, con colleghi e studenti. Abbiamo onorato coloro che erano al vertice, i professori di giurisprudenza, i legislatori, la giustizia della Corte Suprema, che hanno ascoltato ciò che avevamo da dire, che hanno letto ciò che avevamo scritto e hanno pronunciato le loro sagge decisioni, definite con quell'espressione meravigliosa, l'opinione della Corte. Alle quali davamo il nostro assenso liberamente, e nel caso di qualche naturale disappunto, solo fino al caso successivo in cui avessimo deciso di sfidare le norme ancora una volta. E ringrazio il Signore per avermi consentito di evitare la teologia, che, dal mio nido sicuro, sembra veramente una schiavitù, l'abietta schiavitù dell'anima.
Mentre leggete queste righe, pregate per p. Roger Haight. È un gesuita, autenticamente gesuita, e agirà come i gesuiti hanno sempre fatto, come uomini per gli altri, Ad majorem Dei gloriam, a maggior gloria di Dio. Un opportuno atto di sfida all'obbedienza è acquistare la sua trilogia (è così che egli definisce il suo lavoro): Dynamics of theology; Jesus: Symbol of God; Christian Community in History. Avevo il primo volume dell'ultimo titolo e il secondo ordinato. Quando è arrivata la notizia della Notificazione, ho comprato gli altri due libri su Amazon.com. Tiè!
Inoltre, chiedete allo Spirito Santo, il Paracleto che il Signore ci ha donato tanto tempo fa, di porre fine al terrore della Chiesa cattolica romana come istituzione di maschi celibi che detengono il potere con tanto disprezzo per la sacralità del popolo di Dio, specialmente di coloro che dovrebbero essere per Dio i migliori e i più illuminati, i teologi.

ADISTA n°20 del 12.3.2005