NON È PRODI LO SFASCIAFAMIGLIE, MA CHI TAGLIA SUGLI ASILI - Intervista a mons. Luigi Bettazzi


l'Unità - 14 settembre 2005
 di Marco Bucciantini

Monsignor Luigi Bettazzi, già a capo della diocesi di Ivrea e presidente per molti anni di "Pax Christi", conosce le lotte per i diritti. Ha manifestato per gli operai e per la pace. Conosce anche Romano Prodi, "io sono bolognese, lui è di Reggio ma entrambi nella nostra formazione dobbiamo qualcosa a Dossetti...". Bettazzi segue sui giornali il can can sulle coppie di fatto, sulle idee di Prodi, sulle risposte che hanno travolto la discussione. "È superfluo dire che non è intenzione di Prodi sfasciare la famiglia. E nemmeno vuole - questo dicono le sue parole - mettere sullo stesso piano coppie di fatto e famiglie fondate sul matrimonio. Però - come uomo politico - deve misurarsi con un fenomeno evidente e affermato nella società che vuole governare, una situazione che coinvolge più di 3 milioni di italiani. Il problema è che ogni tema viene poi inquinato dalla bagarre, dalla voglia di tirar su qualche voto. Ma non è certo questo che si può imputare alla lettera di Prodi a Grillini, semmai è il chiasso che gli è stato montato intorno che rivela questa intenzione".
Cosa ha letto sui giornali che non le è piaciuto?
"Le parole dell'Osservatore Romano sono apparse virulente. Non è certo introducendo i Pacs che si "lacera inaccettabilmente la famiglia", come viene scritto. Poi ho letto di altri politici che sono montati sulla polemica, per vedere di cavarne qualcosa".
Voti?
Credo di sì. Qualcuno si dice allarmato, accusa Prodi di fare un "tentativo goffo e delirante di ricerca di consensi". A me risulta che siano gli stessi che si son candidati alle prossime primarie… Peccato sia impossibile ragionare su certi temi senza cadere nelle etichette, fino ad arrivare ad effetti curiosi".
Cosa intende?
"Non dovrebbero essere proprio i più integralisti a vedere nei Pacs il male minore? Spesso mi chiedo: ma cosa sa la gente di questi patti di convivenza? Sono stati loro illustrati? E cosa ne sanno i politici che reagiscono in questo modo? I Pacs riconoscono una situazione di fatto che per molti è una preparazione al matrimonio. E consentono alcuni strumenti di tutela a persone che soffrono per non poter vivere appieno la propria vita. Non si tratta di legalizzare i matrimoni gay, anzi, è un modo per disciplinare altrimenti la materia così vasta d'implicazio-ni. E le leggi avanzate spesso rendono libere le persone".
Lo scudo è ridotto ad uno slogan imbattibile: difendere la famiglia.
"La politica strumentalizza le parole, e poi le nega coi fatti: se stronco le possibilità di spesa dei Comuni, tartassandoli economicamente, metto in crisi servizi fondamentali come gli asili nido: e allora dov'è questa difesa della famiglia?"
Non crede che si cerchi di evitare il dibattito sovrapponendo artata-mente le coppie di fatto con la que-stione dell'omosessualità?
"Temo che talora si faccia questo con poca buona fede, perché è ovvio che la gran parte delle coppie di fatto sono giovani in attesa di sposarsi, una sorta di preparazione al matrimonio che oggi non ha più senso condannare. Credo che troppi settori del mondo ecclesiastico siano ancora legati ad una visione biblica dell'omosessualità. In quel libro di solito si riduce l'omosessualità ad atteggiamenti viziosi, pervertiti. Da molto tempo sappiamo invece che spesso è tutt'altra cosa: è sentimento vero, è affetto fra due persone dello stesso sesso. Una volta fui commosso dalle parole semplici di due donne che mi dissero: "Stiamo bene insieme, ci aiuta ad andare avanti nella vita con serenità pur senza fare uso di sessualità". Direi che paradossalmente anche le comunità religiose sono tutte composte da persone dello stesso sesso, e nessuno si domanda come si comportino la notte!".
Cosa pensa dei vescovi che in Spagna sono scesi in piazza contro Zapatero?
"Io sono stato in piazza. Sono andato perfino a bloccare un'autostrada insieme ai lavoratori della Valle di Susa e per questo sono finito in tribunale per accuse poi cadute nel nulla in istruttoria: loro perdevano il posto di lavoro, il sostegno di un Vescovo era importante alla causa. Ho marciato a Brescia con i lavoratori che si rifiutavano di produrre le armi. Quando organizzai Pax Christi in Italia nel '68 non era facile adunare giovani intorno ad un movimento cattolico. Così li portai a manifestare davanti al carcere dove rinchiudevano gli obiettori di coscienza, a Peschiera. Con Pax Christi siamo stati in Centro America: dovevamo manifestare con l'Arcivescovo Oscar Romero, lui fu assassinato e noi andammo lo stesso. Ecco, in strada contro i Pacs, contro chi vuol discutere dei diritti delle coppie di fatto non ci vado".