L'USO DEL PRESERVATIVO: UN PECCATO MORTALE MOLTO UTILE

32681. MADRID-ADISTA. Chiesa, preservativo, Aids. Eppur qualcosa si muove: mezze parole, frasi asserite, poi ritrattate, poi riaffermate. In un garbuglio complesso dove la dottrina cattolica è costretta a fare i conti con una realtà drammatica, dove la scelta è tra la vita e il peccato, e dove molti sacerdoti cattolici, attivi nelle terre devastate dalla pandemia, indipendentemente dalle direttive ufficiali, scelgono di salvare vite. Con l'uso del preservativo.
Le frasi esplosive…
Martedì 18 novembre si è aperta una breccia nel muro della dottrina cattolica tradizionale, una piccola breccia dai contorni imprecisati. E a farlo è stata, volente o nolente, una delle Conferenze episcopali più conservatrici d'Europa: quella spagnola. Certo, non il suo presidente, il card. Antonio Maria Rouco Varela, quel giorno in visita ad limina dal papa insieme ad altri vescovi (di Burgos, Pamplona, Valladolid e Saragozza), che, piuttosto, avrà fatto un balzo nell'udire quello che stava succedendo in patria. Bensì il suo segretario generale e portavoce della Conferenza episcopale, il gesuita p. Juan Antonio Martínez Camino, che in un incontro a Madrid con il ministro della sanità, Elena Salgado, ha sostenuto che la Chiesa riconosce che "i preservativi hanno un loro ruolo nella prevenzione integrale e globale dell'aids" e che la Chiesa, a differenza di quanto dicono molti mass media, "è molto preoccupata e molto interessata a questo grave problema". E ha avallato la Strategia Abc (Abstinence, be faithful e condoms) resa nota dalla rivista scientifica inglese The Lancet il 26 novembre e sottoscritta da 150 esperti di 36 Paesi. Strategia che propaganda, in quest'ordine, astinenza, fedeltà e solo come ultima istanza l'uso del preservativo quali strumenti per evitare la propagazione del virus Hiv. La posizione della Chiesa, ha precisato Martínez Camino, "coincide fondamentalmente" con questa strategia.


… poi ritrattate
Parole di fuoco che in un lampo hanno fatto il giro dei principali quotidiani europei, mandato in tilt il centralino della conferenza episcopale spagnola e mobilitato il Vaticano, che in meno di ventiquattr'ore ha sconfessato i vescovi spagnoli e li ha costretti ad una frettolosa rettifica. "Smentisco assolutamente che la Conferenza episcopale spagnola accetti l'uso del preservativo - ha dichiarato il card. Javier Lozano Barragan, presidente del Pontificio Consiglio per la Pastorale della Salute, il dicastero vaticano preposto ai problemi di medicina, sanità e bioetica -. La posizione dei vescovi iberici è la stessa di tutta la Chiesa. Non si accetta l'uso del profilattico neanche come soluzione al problema dell'Aids". E il segretario del dicastero, lo spagnolo mons. José Luis Redrado Marchite, ha parlato di fraintendimento della parole di Camino, chiarite in serata stessa da una Nota dell'ufficio stampa della Conferenza episcopale spagnola: "Non è cambiata la dottrina della Chiesa riguardo al preservativo", vi si legge; "l'uso del preservativo implica una condotta sessuale immorale", "l'astensione dalle relazioni sessuali indebite e la reciproca fedeltà tra coniugi costituiscono l'unica condotta sicura di fronte al pericolo dell'Aids". La Nota dei vescovi sostiene inoltre che Camino si era limitato a "commentare" il programma di prevenzione Abc, sottolineando che le raccomandazioni degli esperti su astinenza e fedeltà (cioè solo i punti a e b) "coincidono con la dottrina morale della Chiesa".
… poi riaffermate
E invece no. È lo stesso Camino a riaprire la partita. La sera dopo, 20 gennaio, intervistato dalla radio dei vescovi, la Cope, il gesuita ripete per filo e per segno le sue tesi e anzi le amplifica per fugare ogni fraintendimento. Ribadisce quindi che la visione della Chiesa "coincide non pienamente però sostanzialmente" con la Strategia Abc, perché "un programma integrale di prevenzione, se non vuole essere parziale, deve tenere conto di tutte e tre questi pilastri, in quest'ordine, e differenziarsi secondo la gente a cui è diretto". La Chiesa quindi accetta il preservativo come ultima opzione sempre "nel contesto di una strategia di prevenzione integrale della lotta all'Aids"; lo accetta per quelle persone "che non si astengono o non sono capaci (di raggiungere l'astinenza sessuale) o non possono essere fedeli a una relazione sessuale all'interno di una coppia stabile"; lo accetta insomma come "male minore" perché, se non dà totali garanzie di sicurezza (come del resto il Vaticano ha sempre sostenuto per giustificarne la condanna), "offre minima protezione" ed è "meno insicuro", dice il segretario della Cee, che mantenere rapporti sessuali senza protezione.
Con buona pace del diktat vaticano. E probabilmente anche della carriera del card. Rouco Varela che, con le elezioni per le presidenza dell'episcopato agli inizi di marzo, potrebbe perdere la poltrona per non aver saputo controllare il suo segretario e portavoce.


Una curiosità
Il portavoce della Cee ha inoltre ammesso che mercoledì 19, in pieno cataclisma, ha ricevuto una telefonata da Roma, nonostante il direttore della Sala stampa della Santa Sede, Joaquín Navarro-Valls, abbia assicurato che "non ci sono state telefonate da Roma a Madrid", e che a chiamarlo è stato il Presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia, il card. Alfonso López Trujillo. Uomo di Curia, che oltre a sostenere l'immoralità dell'uso del preservativo e la sua inefficacia per fermare il contagio, lo scorso giungo a Madrid era arrivato a paragonarlo a una "una sorta di roulette russa" con la morte.
Martínez Camino ha spiegato comunque che non è stata una telefonata di rimprovero, ma tesa ad individuare una possibile risposta congiunta alla situazione creatasi.
È probabile supporre che la questione non si esaurisca qui, che la breccia non sia stata prontamente richiusa come ci si aspettava a Roma e che anzi cominci già a far circolare aria nuova, se è vera la notizia riportata dal quotidiano britannico Daily Mail, che un portavoce della Chiesa cattolica inglese parli di una "tacito supporto" all'idea lanciata da Madrid. E interpellato sulla posizione di papa Paolo VI, che nell'enciclica Humanae vitae dichiarava inammissibile qualunque forma di contraccezione, il prelato britannico ha replicato: "A quei tempi non c'era l'Aids".

ADISTA n° 7 - 29.1.2005