MAESTRO DI PRASSI LIBERATRICE. I CRISTIANI DI BASE FESTEGGIANO GLI 80 ANNI DI GIULIO GIRARDI

ADISTA n°19 - del 11.3.2006

33268. ROMA-ADISTA. "A nome mio e di tutti i ‘fedeli virtuali' della parrocchia-blog [Donvitaliano.org], gli formulo i migliori auguri di ogni bene". Comincia così il lungo intervento di don Vitaliano Della Sala, pubblicato su Liberazione (23/2) e sul sito del settimanale Carta (www.carta.org), dedicato a Giulio Girardi, che il 23 febbraio scorso ha compiuto 80 anni (v. Adista n. 17/06). "In un tempo - scrive don Vitaliano - nel quale il volto della Chiesa è deturpato da ‘teologie' reazionarie e talebane", da gruppi "preoccupati più di servire Cesare che Dio, impegnati a far crescere i propri capitali e le proprie influenze su gruppi politici e finanziari, occupati a tener buona la base della Chiesa che deve pensare solo all'aldilà, mentre all'aldiqua ci pensano i potenti responsabili e le gerarchie, la testimonianza di p. Giulio Girardi, e di tanti come lui, ci fa sperare che una Chiesa-altra è concretamente possibile, una Chiesa schierata dalla parte dei perdenti. Una Chiesa Popolo di Dio pronta a denunciare tutte quelle situazioni che umiliano gli esseri umani e Gesù Cristo in essi".
E proprio tanta parte di quella Chiesa-altra, di quel "popolo di Dio", che, come soggetto ecclesiale cosciente, scelse dopo il Concilio di dialogare con la cultura e i movimenti della sinistra e di essere parte attiva dei conflitti sociali e dei processi di trasformazione della società italiana, ha voluto ricordare, in questi giorni, quanto negli ultimi 40 anni Girardi ha fatto per lo sviluppo della Chiesa di base.
Così, i partecipanti al Convegno per il decennale di "Noi Siamo Chiesa", svoltosi a Milano l'11 e 12 febbraio scorsi, hanno incaricato il loro coordinatore nazionale, Vittorio Bellavite, di inviare a Girardi un "messaggio di fraternità e di amicizia" da parte di tutto il movimento: "Le parole - scrive Bellavite nella sua lettera - esprimono meno di quanto si vorrebbe nel ricordo della tua attività di protagonista della ricerca sul rapporto tra il Vangelo e la condizione delle donne, degli uomini e dei popoli oggi, oltre che di testimone della contraddizione esistente tra il potere ecclesiastico ed il messaggio liberatore di Gesù. Tutti abbiamo imparato dai tuoi libri e dai tuoi interventi. Tutti ti siamo debitori e siamo impegnati a trasmettere ai giovani che si stanno avvicinando ai nostri circuiti le tue riflessioni e a fare conoscere il tuo percorso di uomo e di credente".
Anche le Comunità di Base hanno voluto ricordare, in modo originale e significativo, gli 80 anni di Giulio Girardi. Il 25 febbraio le ragazze ed i ragazzi della comunità di San Paolo hanno organizzato una cena a sostegno di un viaggio di conoscenza e di impegno in Nicaragua, che vedrà impegnati alcuni di loro durante la prossima estate. A presenziare all'iniziativa era stato invitato proprio Girardi, da decenni impegnato sul fronte della solidarietà culturale con la rivoluzione nicaraguense. Girardi ha regalato ai giovani in partenza per il Nicaragua il libro "Que linda Nicaragua!", aggiungendo, quasi ideale passaggio di testimone tra generazioni, questa dedica: "Alle nuove amiche ed ai nuovi amici del Nicaragua e della resistenza popolare che lo anima, con l'augurio che la loro vita sia riempita di senso dall'esperienza della solidarietà".
L'importanza che i libri e la riflessione di Girardi ebbero nel formare in senso politico ed ecclesiale la generazione postconciliare è stata ricordata da Domenico Jervolino, tra i promotori del movimento dei Cristiani per il socialismo, dirigente delle Acli e della Cisl, membro della segreteria nazionale di Democrazia Proletaria e oggi responsabile nazionale Università di Rifondazione Comunista. In un lungo articolo, pubblicato su Liberazione del 24/2 (e anche sul sito della rivista "Alternative" e su "La nonviolenza in cammino", Foglio di approfondimento del Centro di ricerca per la pace di Viterbo), Jervolino ricorda gli "anni memorabili", "densi di esperienze tragiche ma anche di grandi speranze", che videro nascere "nuovi movimenti come i Cristiani per il socialismo e le Comunità di base", ma anche un nuovo ecumenismo che "abbatteva storiche barriere fra cattolici e protestanti, fra credenti e non credenti". "Di tutti questi fermenti - scrive - Giulio Girardi fu uno dei protagonisti". Purtroppo, sia nella Chiesa che a sinistra, "ben presto le posizioni si radicalizzarono": "Nel campo del marxismo ufficiale venivano archiviati e repressi i tentativi di ‘socialismo dal volto umano'"; "nella Chiesa cattolica si manifestava una crescente spinta restauratrice, rispetto alle aperture giovannee e conciliari, già nel pontificato di Paolo VI". Nonostante ciò, Girardi, anche dopo le condanne della gerarchia e la damnatio ecclesiale cui fu sottoposto, "scelse di dedicarsi sempre di più in modo volutamente antiaccademico ad una elaborazione intellettuale in ascolto alle esperienze di base: non solo quelle delle comunità cristiane ma anche quelle dei metalmeccanici torinesi, presso i quali trovò rifugio per un certo tempo, svolgendo una memorabile inchiesta, e ancora quelle delle comunità di recupero dalla tossicodipendenza, alla ricerca di una pratica della libertà, affidata all'educazione liberatrice". Chi avesse la pazienza di rileggere i tanti libri di Girardi, conclude Jervolino, "troverebbe straordinarie anticipazioni di scelte che poi sono diventate patrimonio di molti", come la riflessione "sul valore rivoluzionario della nonviolenza compiuta in comunione e non già in contrapposizione coi movimenti di liberazione latinoamericani, che la violenza hanno sempre patito sulla propria carne ma che anche sono stati costretti dalla situazione storica a considerarla come un'opzione con cui confrontarsi". (valerio gigante)