CARDINALE BRASILIANO RIVELA I RETROSCENA DELL'ELEZIONE DI RATZINGER

ADISTA n° 3 - 14.1.2006

33163. RIO DE JANEIRO-ADISTA. Altro che intervento dello Spirito Santo: l'esito dell'ultimo Conclave è stato il frutto di una "forte campagna" condotta dietro le quinte da Ratzinger in persona, "con l'aiuto dei più importanti cardinali della Curia romana e di gruppi di pressione di grandi movimenti della Chiesa, principalmente dell'Opus Dei". A rivelare i retroscena sulla "campagna nelle retrovie" del cardinale tedesco è un articolo apparso su O Globo il 24 dicembre scorso, firmato da Gerson Camarotti, il quale ha raccolto le rivelazioni di un anonimo cardinale brasiliano (chi infrange l'obbligo del segreto rispetto all'elezione papale rischia la scomunica), tra i quattro presenti al Conclave: l'arcivescovo di San Paolo Claudio Hummes (che in uno degli scrutini ottenne 5 voti), quello di Rio Eusebio Oscar Sheid (considerato vicino all'Opus Dei), quello di Salvador de Bahia Geraldo Majella Agnelo e l'arcivescovo emerito di Brasilia José Freire Falcão. Secondo la fonte brasiliana, fu lo stesso Ratzinger a dare il via libera alla propria candidatura, mandando a dire ai colleghi che avrebbe accettato di farsi eleggere e avviando "una grande campagna dietro le quinte per diventare Benedetto XVI". Una pianificazione della propria elezione a papa che stride in maniera evidente con quanto più volte affermato da Ratzinger riguardo al suo stupore per l'esito del Conclave, come ribadito ancora nel suo discorso del 22 dicembre alla Curia romana in occasione della presentazione degli auguri natalizi: "Infine, devo forse ancora far memoria di quel 19 aprile di quest'anno, in cui il Collegio Cardinalizio, con mio non piccolo spavento, mi ha eletto a successore di Papa Giovanni Paolo II, a successore di san Pietro sulla cattedra del Vescovo di Roma? Un tale compito stava del tutto fuori di ciò che avrei mai potuto immaginare come mia vocazione. Così, fu soltanto con un grande atto di fiducia in Dio che potei dire nell'obbedienza il mio ‘sì' a questa scelta".
In base alle rivelazioni del cardinale riportate dal giornalista di O Globo, però, l'allora prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede avrebbe immaginato eccome per sé un tale compito: seguendo una strategia "estremamente sofisticata", Ratzinger – riferisce la fonte – "diede luce verde" ad alcuni cardinali, i più attivi dei quali furono, in America Latina, il colombiano Alfonso López Trujillo e il cileno Jorge Arturo Medina Estévez, entrambi vicini all'Opus Dei, e, in Europa, l'arcivescovo di Vienna Christoph Schönborn. "Quando arrivammo a Roma – racconta l'anonimo cardinale – c'era dubbio e incertezza. Trujillo e Medina organizzavano incontri e cene. In queste conversazioni, dicevano chiaramente che avevano consultato Ratzinger e che garantivano che il cardinale tedesco avrebbe accettato di diventare papa e che aveva dato il via libera alla campagna". A questi incontri non avrebbe preso parte il diretto interessato, preferendo Ratzinger non apparire personalmente.
Tuttavia, riferisce l'articolo, non fu facile all'allora prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede arrivare al Conclave come favorito. Bisognava contrastare, in primo luogo, le voci, rilanciate dalla stampa italiana, secondo cui Ratzinger non sarebbe stato interessato al papato, sentendosi vecchio e stanco e aspirando a una tranquilla pensione. E andare due volte contro la tradizione: quella relativa alla "teoria del pendolo", secondo la quale il nuovo eletto presenterebbe caratteristiche ben distinte da quelle del predecessore, e quella legata alla difficoltà di eleggere papa un cardinale proveniente dalla Curia. Trujillo e Medina però potevano puntare su diversi elementi favorevoli al cardinale tedesco: il fatto che fosse considerato un grande teologo e un brillante intellettuale, che fosse stato il cardinale più fedele a Giovanni Paolo II e conoscesse benissimo la Curia, che dunque potesse garantire meglio di ogni altro un "wojtylismo senza Wojtyla", che, infine, dopo il lungo pontificato di Wojtyla fosse preferibile un papa più anziano, più di transizione. E contavano, anche, su una promessa: che Ratzinger avrebbe avuto il coraggio di riformare la Curia, garantendo un maggiore decentramento.
La fonte conferma anche i dati degli scrutini pubblicati dalla rivista "Limes" già in settembre sulla base di un diario scritto da un cardinale presente al Conclave: Ratzinger venne eletto con 84 voti su 115 (77 quelli necessari), contro i 26 presi dall'arcivescovo di Buenos Aires Jorge Mario Bergoglio. Nel primo scrutinio i voti per Ratzinger erano stati 47, contro i 10 di Bergoglio e i 9 di Carlo Maria Martini (ma quest'ultimo, secondo la fonte, sarebbe stato fuori gioco per via delle sue precarie condizioni di salute). Nel secondo, Ratzinger sarebbe salito a 65 e Bergoglio, diventato il candidato anti-Ratzinger, a 35. Nel terzo i voti per il tedesco sarebbero saliti ancora a 72, quelli per l'argentino a 40. Quando nella quarta e ultima votazione, venne raggiunto il voto numero 77, tutti i cardinali cominciarono ad applaudire. "Ratzinger – afferma la fonte – era visibilmente emozionato".