TRENT'ANNI DI BOICOTTAGGIO. MA IL LATTE DELLA NESTLÉ CONTINUA AD UCCIDERE
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  LONDRA-ADISTA. Dopo trent’anni di boicottaggio nei
  confronti della Nestlé, accusata di promuovere il latte artificiale nei Paesi
  poveri o a basso reddito, la campagna contro il marketing aggressivo della
  multinazionale svizzera è ben decisa ad andare avanti. Era il quattro luglio
  1977 quando scattò il boicottaggio dei principali prodotti della compagnia
  fondata da Henri Nestlé, (accreditato come inventore del latte artificiale
  nel 1867), in risposta a pratiche commerciali come la distribuzione gratuita
  di campioni di latte in polvere o la pubblicità diretta alle madri sui
  vantaggi del latte artificiale, propagandato come “sano quanto quello
  naturale”, anche nei Paesi poveri, malgrado la difficoltà di accesso
  all’acqua pulita per diluirlo e all’impossibilità per le donne di leggere
  le istruzioni in lingua straniera, con disastrose conseguenze sulla salute dei
  neonati.
  Non è bastata l’approvazione di un Codice Internazionale sulla
  Commercializzazione dei Sostituti del latte Materno, nel 1981, ad indurre la
  più grande multinazionale agroalimentare del pianeta a cambiare
  atteggiamento: malgrado l’impegno della compagnia, nel 1984, a rispettare il
  Codice, la pratica di inondare le strutture sanitarie dei Paesi poveri con
  campioni gratuiti e forniture a basso costo è stata portata avanti tanto
  dalla Nestlé quanto da altre compagnie. Particolarmente drammatica, secondo
  un articolo pubblicato sul quotidiano britannico  Guardian il 15
  maggio scorso, la situazione del Bangladesh, dove la Nestlé è accusata di
  violare sistematicamente il Codice distribuendo alle madri attraverso il
  sistema sanitario foglietti promozionali del suo prodotto (il Lactogen). Se in
  Bangladesh, “i pazienti neonati – come dichiara Iqbal Kabir,
  medico ospedaliero – rappresentano fino al 70% dei ricoveri”, la
  principale causa è proprio il latte artificiale, “perché i bambini -
  spiega - prendono la diarrea, in quanto la polvere è diluita con acqua sporca
  e i biberon non sono sterili”. Tant’è che “quasi nessuno” dei neonati
  allattati al seno è ricoverato per diarrea.
  Stando al rapporto sull’industria del latte artificiale di Save the
  Children, in Bangladesh, dove il totale delle importazioni di latte
  artificiale ed altri alimenti per l’infanzia raggiunge i 24 milioni di euro
  l’anno, la mortalità infantile potrebbe essere ridotta di quasi un terzo,
  salvando le vite di 314 bambini al giorno, solamente migliorando i tassi di
  allattamento al seno. Ma quando le madri hanno problemi e vanno da un medico,
  viene loro consigliato “velocemente, troppo velocemente” di provare col
  latte artificiale. E non è poi possibile verificare se l’assunzione del
  prodotto avvenga in modo corretto e in condizioni igieniche ottimali.
  La risposta ufficiale della Nestlé all’articolo del Guardian
  arriva il 22 maggio, attraverso una dichiarazione di Hilary Parsons,
  sulle pagine dello stesso giornale: il materiale informativo di Lactogen -
  spiega - viene distribuito agli operatori sanitari, e questo è permesso dal
  codice. I foglietti, è vero, sono fatti per essere consegnati alle madri, ma
  solo dopo prescrizione medica, e “come misura di sicurezza per assicurare
  che il prodotto giusto sia acquistato per un bambino di quell’età e che la
  madre capisca la frequenza di somministrazione”. E, assicura la Parsons,
  “in bella evidenza in cima al foglietto c’è scritto ‘Non esiste un
  sostituto o un equivalente del latte materno’”.
  Ma l’autodifesa della Nestlé è contestata punto per punto dalla Baby Milk
  Action, che accusa la multinazionale di burlarsi del codice. È vero, afferma,
  che è consentito fornire informazioni scientifiche agli operatori, ma è
  esplicitamente proibito passarle alle madri, né è permesso che
  l’informazione sull’alimentazione infantile si riferisca a specifiche
  marche. Quanto ai presunti messaggi di promozione per l’allattamento al
  seno, “se la Nestlé afferma che i foglietti sono per madri che hanno
  bisogno di una foto o di una figura per riconoscere e acquistare il prodotto
  giusto, come aspettarsi che possano leggere e capire i messaggi?”. Nessun
  dubbio, dunque, conclude la Baby Milk Action, che “le strategie di marketing
  aggressivo della Nestlé siano contro il Codice e mettano a repentaglio
  l’allattamento al seno”. Ecco allora che, nella ricorrenza del trentennale
  della campagna contro la multinazionale svizzera, le associazioni promotrici
  della difesa dell’allattamento al seno e dei diritti dei bambini rilanciano
  il boicottaggio, invitando a non acquistare Nescafé e Nesquick (per i più
  volenterosi anche altri prodotti targati Nestlé) e, soprattutto, a farlo
  sapere alla multinazionale mediante la lettera che è possibile trovare sul
  sito della Rete Italiana Boicottaggio Nestlè (www.ribn.it).