I DIRITTI UMANI SECONDO IL CARD. CAÑIZARES


 di José María Castillo

da ADISTA n°65 del 13.6.2009

 

Come è noto, il cardinale Antonio Cañizares ha fatto recentemente alcune dichiarazioni alla televisione autonoma catalana (Tv3) nelle quali, riconoscendo che gli abusi sessuali sui bambini commessi nei collegi cattolici dell’Irlanda (e di altri Paesi, Spagna compresa) “sono totalmente condannabili”, ha affermato che “non è paragonabile quello che è potuto succedere in alcuni collegi ai milioni di vite distrutte con l’aborto”. Logicamente, questa affermazione ha dato agio a molti di pensare che il cardinale giudica l’aborto peggiore dell’abuso di bambini.

Non intendo entrare nella polemica che le dichiarazioni di Cañizares hanno suscitato. Voglio solo soffermarmi su una delle ragioni che il cardinale ha addotto per giustificare le sue parole. Il suo punto di vista è che un governo che permette l’aborto (quand’anche solo in determinati casi) manifesta “il disconoscimento della dignità della persone e il disconoscimento dei diritti umani”. A me sembra che i dirigenti della Chiesa dovrebbero essere molto cauti quando parlano di diritti umani, perché è proprio lo Stato della Città del Vaticano, quale Stato associato alle Nazioni Unite, che non ha firmato i Trattati Internazionali sui diritti umani, approvati dall’Assemblea Generale dell’Onu il 16 dicembre 1966. Con la qual cosa il Vaticano afferma che, in definitiva, non accetta la Dichiarazione Universale sui diritti umani approvata il 10 dicembre 1948. E, alla fin fine, la Chiesa cattolica continua a portare avanti e ad insegnare una teologia che è incompatibile con i diritti umani. Un esempio per tutti: secondo gli insegnamenti della Chiesa, le donne non hanno, né possono avere gli stessi diritti degli uomini. E già con questa posizione è impossibile che si accetti il primo articolo della Dichiarazione. D’altra parte, conviene sapere che la Chiesa cattolica è organizzata giuridicamente secondo il modello delle antiche monarchie assolute, nelle quali tutto il potere era concentrato in un solo uomo, il sovrano, che, nel caso della Chiesa, è il papa. Per chi ha la possibilità di consultare il Codice di Diritto Canonico rimando ai canoni 331, 333, 1404, 1372 e 1442. In base a quanto si dice in questo corpo di leggi, nella Chiesa cattolica nessuno ha diritto a niente. Perché, se parliamo di “diritto” in senso proprio, una persona gode di un diritto solo quando, vedendosi privata di questo diritto, può presentare istanza, cioè fare una denuncia con la garanzia di ottenere quello di cui questa persona è privata. Ma questo nella Chiesa non si può fare.

Stando così le cose, il peggio che possono fare gli uomini di Chiesa è metter mano ai diritti umani quando conviene loro per giustificare posizioni sulle quali, a ben pensarci, il più delle volte gli apologisti ecclesiastici dei diritti umani incorrono in una autentica “inversione” degli stessi. Cioè, si invocano i diritti umani per giustificare la privazione di tali diritti. O, almeno nel caso specifico, per dare a intendere che è più contrario a questi diritti l’aborto che l’abuso sessuale sui bambini. Dire un cosa simile è, quanto meno, uno sproposito che non ha né capo né coda. Primo, perché i documenti delle Nazioni Unite sui diritti umani non parlano mai dei diritti dell’em-brione o del feto, ma dei diritti del bambino, cioè della persona nata. Secondo, perché un cardinale che si mette a parlare di diritti umani si espone alla critica (fondata) di quanti potrebbero dirgli di pensare prima a sistemare gli affari di casa sua (la Chiesa) e solo dopo cominciare a pensare se gli compete di mettersi a sistemare gli affari del vicino (lo Stato). Terzo, perché un leader religioso, come qualsiasi altro cittadino, può esprimere le sue opinioni sulle questioni che riguardano tutti i cittadini, ma quello che non può fare è dare a intendere o insinuare che i “peccati” sono “delitti”. Consta invece che abbondino uomini di Chiesa che, quando si riferiscono all’aborto, parlano di “crimine”, “assassinio, “omicidio”..., usando cioè termini che sono propri del Diritto più che della Religione. Quarto, se parliamo della Chiesa e dei diritti umani, la cosa più scandalosa non è quello che alcuni chierici dicono sul tema, ma quello che non dicono. I silenzi della Chiesa sulle violazioni dei diritti umani sono una delle questioni più torbide che abbiamo vissuto negli ultimi tempi. Basti pensare ai silenzi dei papi sulle atrocità che hanno commesso tanti dittatori con i quali il Vaticano ha mantenuto rapporti eccellenti. Quinto, il momento che ha scelto Cañizares per rilasciare queste dichiarazioni, nelle quali attacca duramente il governo del Psoe, lascia sospettare che, dietro al tema dell’aborto, ci sia un interesse elettorale. È curioso che, alla vigilia di elezioni (le europee del 6 giugno, ndt), venga fuori un dignitario della Chiesa a dire cose che favoriscono chiaramente la destra politica.

È un fatto che, da alcuni anni, è frequente che gli interventi pubblici del papa e di non pochi vescovi danno da discutere e generano perfino polemiche sulle quali i cittadini si scontrano. Non sappiamo se queste polemiche o scontri aiutino i cittadini ad essere migliori cittadini e, nel caso dei credenti, migliori credenti. Quello che invece sappiamo con sicurezza è che, con questo tipo di comportamenti, gli “uomini di Chiesa” riescono a ottenere tre cose: 1) che intanto si parli del papa e dei vescovi; 2) che la popolazione (e la Chiesa) sia sempre più divisa, fino allo scontro; 3) che un’e-norme frangia del tessuto sociale si senta sempre più lontana dalla Chiesa, dalla religione e da Dio. Non so se con tutto questo i vescovi possano ottenere che ci siano meno aborti e più rispetto dei bambini. Non so se per questa strada arriveremo alla sospirata meta di un mondo più abitabile e più umano. Quello che certamente so è che la Chiesa è sempre più screditata e che aumenta il numero delle persone che non vogliono saperne di religione, né di Dio. Cioè, i vescovi stanno facendo cilecca.