Sindone È un falso medievale. Ecco la prova

Laura Laurenzi

Repubblica 05 ottobre 2009  

Per la prima volta la Sindone è stata riprodotta uguale all' originale in ogni dettaglio, con tecniche e materie prime disponibili nel 1300. «Siamo finalmente riusciti a dimostrare che era fattibile con gli strumenti dell' epoca», spiega Luigi Garlaschelli, docente di chimica organica all' Università di Paviae autore dell' esperimento. Il suo lenzuolo-copia (in realtà sono ben tre) sarà esposto e mostrato per la prima volta al pubblico durante il convegno con cui il Cicap - il Comitato italiano per il controllo delle affermazioni sul paranormale - celebra i suoi vent' anni il 9, il 10 e l' 11 ottobre ad Abano Terme. Tempo tecnico per ottenere la Sindone: una settimana. Ma l' esperimento ha richiesto lunghi mesi ed è stato eseguito in parte all' Università di Pavia, per gli esami spettroscopici, ma sostanzialmente nel laboratorio dello stesso Garlaschelli, «la mia bat-caverna», scherza lo scienziato. La ricerca è stata finanziata dal Cicap e dall' Uaar (unione atei agnostici razionalisti) ed è costata «alcune migliaia di euro», non precisa meglio Garlaschelli. Solo 2.500 euroè il prezzo pagato per i 15 metri di lino intessuto a spina di pesce. «L' implausibilità della Sindone, la cui prossima ostensione avverrà nel 2010, è stata già affermata da molti, e per varie ragioni - ricorda lo studioso- Una tessitura mai usata nel primo secolo, il modo in cui si sarebbe dovuto ricoprire il cadavere, contrario agli usi ebraici del tempo, la resa chiaramente artistica dei capelli, delle colature di sangue, degli arti, la mancanza delle deformazioni geometriche che ci aspetteremmo da un' impronta lasciata da un corpo umano su un telo avvolto. E soprattutto il fatto che la Sindone comparve in Francia solo verso il 1357». Per il suo esperimento lo scienziato ha messo in pratica, estendendolo a tutto il corpo, il metodo suggerito dallo studioso americano Joe Nickell nel 1983. Questo il racconto delle varie fasi così come saranno rese note ad Abano: «Abbiamo fatto tessere un telo di lino a spina di pesce identico a quello della Sindone sia come filato che come peso. Il telo è stato disteso sopra un volontario, un nostro dottorando, e con un tampone sporcato di ocra rossiccia sono state sfregate solo le parti più in rilievo. L' immagine è stata poi rifinita a mano libera dopo avere steso il telo su una superficie piana». Solo il volto è stato realizzato con l' aiuto di un bassorilievo di gesso, indispensabile per evitare una distorsione dei lineamenti. Con tempera liquida sono stati poi aggiunti i segni dei colpi di flagelloe le macchie di sangue. «Successivamente abbiamo aggiunto l' equivalente delle impurità che sarebbero state presenti nell' ocra usata dall' artista medievale. Dopo diversi tentativi con sali e acidi vari, abbiamo utilizzato acido solforico all' 1,2 per cento circa in acqua, mescolato con alluminato di cobalto. Abbiamo ripetuto questo procedimento utilizzando una tela di lino preventivamente invecchiata scaldandola in una stufa a 215 gradi per tre ore, e poi lavandola in lavatrice con sola acqua». Segue un ultimo invecchiamento artificiale accelerato sul pigmento, che viene poi lavato via. «Il risultato è, come speravamo, un' immagine tenue, sfumata, dovuta a un ingiallimento delle fibre superficiali del lino, e non fluorescente ai raggi ultravioletti - conclude emozionato Garlaschelli - Il negativo è somigliantea quello del volto sindonico e, se elaborato al computer, mostra analoghe proprietà tridimensionali». E tre, non una, saranno le Sindoni (per ora arrotolate in un armadio) che lo studioso porterà al convegno del Cicap e di fronte alla comunità scientifica. Una - completa - di 4 metri e 40 per un metro e 10, una lunga due metri e mezzo che è solo il davanti e una terza delle stesse misure con soltanto l' ocra: come doveva essere la Sindone appena fatta, senza le bruciature. -