L’AMORE CHE FECONDA L’UNIVERSO.
IL LIBRO DI MARCELO BARROS SU ECOLOGIA E SPIRITUALITÀ

di Claudia Fanti

ADISTA n°  del

chi è Marcelo BARROS 

35775. ROMA-ADISTA. “Una madre de santo (la più alta autorità del terreiro, luogo di culto del Candomblé, ndr) a cui era stato chiesto se si sentisse monoteista o politeista rispose: ‘L’acqua è una sola o esistono diverse acque?’. La persona che l’aveva interrogata replicò: ‘Dipende dal punto di vista. Rispetto all’essenza o dal punto di vista chimico è una sola, ma, nella realtà, l’acqua del rubinetto è molto diversa dall’acqua del mare...’. Ella affermò quindi: ‘E così è Dio. Per essenza, è uno solo. Ma le sue manifestazioni sono innumerevoli’”. L’episodio - che richiama un concetto chiave dell’ecoteologia, quello di panenteismo (in tutto c’è Dio) - è raccontato nell’ultimo libro del monaco benedettino e teologo della liberazione brasiliano Marcelo Barros, Ecologia e spiritualità. L’amore feconda l’universo, scritto a partire dai riferimenti e dalle opzioni di una Teologia della Liberazione cristiana e pluralista, particolarmente vicina alle culture indigene e nere latino-americane. Un saggio di spiritualità ecologica, dunque, dove per ecologia si intende non la “scienza dell’ambiente in sé”, ma lo “studio della relazione che unisce tutti gli esseri”, alla luce di quella che è stata chiamata “Ecologia profonda”, dell’incontro, cioè, tra una dimensione etica e filosofica e il discorso ambientalista, al fine di sviluppare “l’unione di un’intensa esperienza individuale di contatto con la natura con un atteggiamento critico e impegnato nella lotta per la giustizia”. E dove per spiritualità si intende “la capacità di discernere lo Spirito presente in tutto quello che esiste”, quell’energia di relazione cosmica di cui tutti gli esseri sono espressione e che le religioni riconoscono come l’amore divino alla base di “questa grande comunità che è l’universo”.

“Il Vangelo - sottolinea Matthew Fox, citato da Barros - dice che la Parola di Dio si fa carne. Non dice che si fa carne umana. Ancor meno che si sia fatta uomo maschio. Si è fatta creatura. Il Vangelo dice che si è fatta carne ed ha abitato tra noi. Attualmente, questo ‘noi’ significa tutte le creature dell’universo, poiché siamo tutti interconnessi a causa della gravità. ‘Noi’ significa centinaia di miliardi di galassie, ciascuna con centinaia di miliardi di stelle (...). La carne è quello che unisce tutti gli esseri viventi”. Nelle parole di Chank'in, anziano indigeno lacandon anche lui citato nel libro, "le radici di tutti gli esseri viventi sono intrecciate. Quando un maestoso albero è abbattuto, cade una stella dal cielo. Prima di tagliare un albero, si dovrebbe chiedere il permesso al guardiano delle stelle".

 

Le Chiese e l’ecologia

Seguendo il metodo consacrato dal cammino popolare dell’America Latina del “vedere, giudicare e agire”, il libro di Marcelo Barros non rinuncia a rivolgere un rapido sguardo alla realtà ecologica del mondo attuale. Una realtà tutt’altro che incoraggiante: secondo gli scienziati, infatti, la temperatura mondiale crescerà di due gradi centigradi nei prossimi vent’anni; ed è sufficiente un grado e mezzo in più “per sciogliere tutto: polo nord, polo sud, ghiacciai e nevai”. E se anche, all’improvviso e istantaneamente, tutto il genere umano smettesse di rilasciare biossido di carbonio nell’atmosfera, le temperature globali continuerebbero comunque a salire per altri 25 anni. “Chi scrive un libro sulla spiritualità”, commenta Barros, deve essere spinto dalla speranza e non dal pessimismo. “Ma la speranza spirituale non proviene tanto da un’analisi razionale della realtà, quanto piuttosto dalla fiducia che c’è un amore presente nell’universo che ha l’ultima parola nella conduzione della storia”.

In questo quadro, secondo il teologo brasiliano, i diversi percorsi spirituali possiedono tradizioni, credenze e intuizioni che possono offrire un importante contributo al consolidamento di una cultura di pace e di comunione con l’u-niverso. Di certo, “l’impegno di una religione nei confronti della sostenibilità socio-ambientale e della giustizia oggi è il criterio per la sua credibilità”.

E quanto sono credibili oggi le Chiese cristiane? Solo dalla metà del XX secolo, sottolinea Barros, le Chiese si sono impegnate più concretamente sulla questione ecologica. Questa sensibilità è apparsa, prima di tutto, nelle Chiese evangeliche e ortodosse aderenti al Consiglio Mondiale delle Chiese, che, nel 1983, nell’assemblea generale a Vancouver, accettarono di riprendere la proposta, lanciata nel 1933 dal pastore luterano Dietrich Bonhöffer, di un Concilio realmente ecumenico, ossia interecclesiale, che assumesse come tema quello dell’impegno per una pace basata sulla giustizia e, allo stesso tempo, impegnata nella difesa della natura. Ma il progetto non ottenne l’approvazione del Vaticano. “La Chiesa cattolica - sottolinea Barros - non è stata al passo del Concilio Mondiale delle Chiese e delle Chiese Orientali”.

L’ascolto di altre tradizioni

Ma le responsabilità di questa scarsa attenzione alla dimensione dell’amore per la natura vanno oltre quelle di una singola Chiesa: sul banco degli imputati è finita, infatti, la stessa tradizione giudaico-cristiana, accusata da vari studiosi europei e americani di aver preso troppo sul serio “l’antro-pocentrismo esasperato della Bibbia, secondo cui Dio creò l’essere umano come ‘signore della creazione’, con l’ordine di soggiogare la natura e domarla a suo piacimento”.

Barros riconosce la relativa povertà del cristianesimo su tale questione, cogliendo in ciò un’occasione per le Chiese di porsi in umile ascolto di tradizioni religiose ecologicamente ben più avanzate di quella giudaico-cristiana, aprendosi a quello che lo Spirito ci dice in altre culture e tradizioni spirituali dell’umanità. E, nello stesso tempo, approfondisce le ragioni per le quali la teologia giudaico-cristiana è caduta in una certa distanza critica nei confronti della spiritualità ecologica: la Bibbia, scritta a partire dalla situazione che viveva l’antico popolo di Israele, si era trovata nella necessità di reagire alle religioni della natura dominanti negli imperi oppressori, opponendo un Dio che sconfiggeva l’ordine del mondo al principio divino dell’ordine che dominava l’uni-verso. In queste religioni, spiega Barros, erano gli astri che garantivano la realtà del mondo così com’era: qualsiasi ribellione sarebbe apparsa come una lotta contro il potere del cosmo. “Se i profeti della liberazione del popolo non ‘avessero screditato’ le forze della natura, non avrebbero mai ottenuto che il popolo si liberasse”.

 

Un universo sacro

Fatto salvo tutto ciò, il libro di Barros mostra come sia comunque possibile rintracciare, partendo dalle Scritture, un profondo amore per la terra e per la natura in cui siamo im-mersi, legando così fede biblica e impegno ecologico. “La Bibbia - evidenzia il monaco benedettino - mostra che tutto l’universo è sacro. Secondo il primo capitolo della Bibbia, la creazione non si completa con l’essere umano: il culmine è nell’istituzione del “settimo giorno”, lo shabat, il riposo divino, o in termini più precisi, la pienezza della relazione gratuita e amorosa del Divino con l’universo”. Così, la Legge del Giubileo prevede, ogni 50 anni, la liberazione degli schiavi, la remissione dei debiti e il riposo della terra. E la legge sul sabato “valorizza il riposo come diritto che diviene addirittura sacro”. Inoltre, la Bibbia insiste “sul fatto che esiste una mutua appartenenza, una parentela cosmica, una fratellanza universale tra tutti gli esseri”: nella Bibbia, infatti, “all’infuori di Dio, tutto è creatura. Tutti gli esseri della Terra sono creature di Dio. Tutti hanno impresso nel proprio essere più profondo il segno del loro Creatore, una dignità specifica e meravigliosa”. E, nel Nuovo Testamento, l’uni-verso e tutti gli esseri della natura sono pieni dell’energia della risurrezione e dell’amore di Cristo: è la teologia del Cristo cosmico, in base a cui “non possiamo dividere il Cristo dall’universo da lui redento”, in quanto “Gesù, risuscitando, assume in sé tutta la creazione”.

La proposta spirituale della Bibbia e della fede, conclude Barros, rischia tuttavia di cadere nel vuoto: “Siamo disconnessi dal mistero della vita che è presente e agisce sulla Terra e in tutti gli esseri viventi. Dobbiamo tornare all’unità con la Terra Madre e apprendere dall’universo ad essere a-perti e accoglienti”. Come scrive Leonardo Boff: “L’uni-verso è cooperativo perché tutti gli esseri sono interdipendenti. Nell’evoluzione degli esseri viventi, la legge guida non è la sopravvivenza del più forte, ma la sinergia, la capacità di essere simbiotici, cioè la capacità di entrare in relazione con tutti (...). Dobbiamo apprendere dall’universo la convivenza con tutte le diversità, in una vera biocrazia e democrazia cosmica”.