"Dopo le molestie, 13 suicidi" rapporto shock sui preti pedofili

di Andrea Bonanni

“la Repubblica” dell'11 settembre 2010

Belgio, le conclusioni della commissione d´inchiesta.    Il dossier getta luce sul dramma delle vittime, ma non chiarisce il ruolo dell´episcopato Il neuropsichiatra denuncia: nessuno dei responsabili ha avuto il coraggio di testimoniare  

BRUXELLES - Tredici suicidi, almeno sei tentati suicidi. Questo è un primo bilancio, ancora molto parziale, della tragedia rappresentata dagli abusi sessuali contro minori compiuti dal clero belga. È quanto risulta dal rapporto della Commissione indipendente costituita dall´episcopato e presieduta dal neuropsichiatra infantile Peter Adriaennsens, che è stato presentato ieri alla stampa.
Il rapporto verte su 124 testimonianze esaminate tra i quasi cinquecento casi che sono stati denunciati alla commissione tra gennaio e giugno scorsi.
«Dal solo dato dei suicidi e di tentati suicidi si può capire l´ampiezza dei danni provocati sulle vittime», ha detto il professor Adriaennsens incontrando la stampa. «Le vittime - ha detto ancora il neuropsichiatra - attendono e meritano una Chiesa coraggiosa, che non teme di essere messa di fronte alla propria vulnerabilità, di riconoscerla e di cooperare alla ricerca di risposte eque».
Secondo il rapporto, «nessuna congregazione religiosa sfugge alle pratiche di abusi sessuali sui minori compiute da uno o più dei suoi membri». La maggior parte dei fatti presi in esame risale a molti anni fa, dagli anni Cinquanta agli anni Ottanta, ed è dunque caduta in prescrizione da un punto di vista penale. Due terzi dei casi hanno avuto per vittime bambini, mentre un terzo sono bambine. L´età media delle vittime al momento degli abusi è di dodici anni, anche se si registrano casi di violenze compiute su piccoli di due o cinque anni.
Oggi, le persone che hanno trovato il coraggio di rivolgersi alla commissione episcopale hanno in media cinquanta o sessant´anni. Ma per molte di loro il trauma delle violenze subite è ancora vivo e doloroso.
Il rapporto della Commissione Adriaennsens non risolve però uno dei nodi cruciali dello scandalo che sta travolgendo la Chiesa belga: se cioè le autorità ecclesiastiche fossero al corrente degli abusi e se abbiano fatto qualcosa per proteggere i preti colpevoli e per soffocare lo scandalo. «Ci rendiamo conto che eravamo assolutamente mal informati e che non eravamo consapevoli della gravità del fenomeno e del fatto che queste vittime sarebbero state ferite per tutta la vita», ha commentato il vescovo di Tournai, Guy Harpigny.
Una donna che era stata abusata da un sacerdote nel 1983, racconta di essere andata a denunciare le molestie al suo vescovo. E di essersi sentita rispondere: «Smetti di guardarlo e vedrai che ti lascerà in pace».
In particolare, il rapporto non fa luce sul ruolo svolto dal cardinal Danneels, per decenni primate della Chiesa belga. Le indagini sul suo conto hanno subito una brusca battuta di arresto quando, giovedì scorso, la magistratura ha dichiarato non valide le perquisizioni spettacolari condotte nella sede dell´episcopato belga, nella casa del cardinale e addirittura nella cattedrale di Malines e nelle tombe di due ex primati. La perquisizione aveva anche portato al sequestro dei dossier raccolti dalla commissione episcopale di inchiesta e del computer del cardinale. I magistrati hanno giudicato che l´iniziativa del procuratore era da considerarsi «eccessiva». Solo dopo il dissequestro dei dossier, Adriaennsens ha potuto rendere noto il primo rapporto della sua inchiesta.
Che la questione delle responsabilità e del loro accertamento resti aperta è dimostrato anche da un fatto denunciato dallo stesso Adriaennsens. Nonostante un forte appello lanciato dall´attuale primate del Belgio, monsignor Leonard, nessuno degli autori degli abusi fin qui accertati si è fatto vivo con la commissione o con l´episcopato. «La Chiesa dovrebbe prevedere sanzioni più severe per coloro che non si presentano spontaneamente», ha dichiarato Adriaennsens.
Che ci sia scarsa speranza di ottenere giustizia, o anche solo un risarcimento, per le violenze subite è dimostrato anche dal fatto che solo il 5 per cento delle vittime ha deciso di rivolgersi ad un avvocato per far valere i propri diritti. «Dobbiamo aiutare le vittime ad organizzarsi per stabilire un contatto con la Chiesa e con le autorità», ha detto il professore. Che, dopo il sequestro dei dossier da parte della magistratura, aveva dato le dimissioni insieme con tutti i membri della commissione di inchiesta.