Il decalogo del cemento secondo il cardinal Bertone

di Andrea Garibaldi, Antonio Massari, Marco Preve, Giuseppe Salvaggiulo, Ferruccio Sansa

“il Fatto Quotidiano” dell'11 giugno 2010


Un libro per ricostruire l'intreccio tra mattone, finanza, politica. E perfino Chiesa. Già, il Vaticano, con il suo immenso patrimonio immobiliare è diventato interlocutore privilegiato per imprenditori, banche, speculatori. Ecco "La Colata" (edizioni Chiarelettere), l'inchiesta di Andrea Garibaldi, Antonio Massari, Marco Preve, Giuseppe Salvaggiulo e Ferruccio Sansa. Tarcisio Bertone Un viaggio in Italia, dal Veneto alla Sicilia. Alla scoperta di una terra che tra piano casa, condono e speculazioni rischia di non essere più il Belpaese. Ma anche la storia di cittadini e comitati che si battono contro il cemento. Anche quello della Chiesa. A seguito ne pubblichiamo uno stralcio.

Palazzi, colonie, alberghi, ospedali, seminari, conventi. Nulla sfugge alla frenesia immobiliare della Chiesa: le parrocchie vendono i terreni ai costruttori, sotto i campi da calcio degli oratori si scavano autosilos. Un esempio: la trasformazione delle Colonie Bergamasche di Celle Ligure.

Un tesoro da 13 mila metri quadri di edifici e 70 mila di parco. Una volta ci andavano i bambini, ora si punta sugli affari. Un impegno finanziario da 50 milioni di euro, completamente coperto da un mutuo della Cassa di Risparmio di Genova con partner laici.

La nuova vocazione parte da Genova e la Liguria, dove si sono ritrovati cardinali, manager e imprenditori, che il destino, la volontà di Dio o la finanza trasformano nei protagonisti del nuovo corso varato da Tarcisio Bertone e dai suoi fedelissimi. In Riviera la Curia si consola della crisi delle vocazioni con box e seconde case. Nascono preti-manager, come Pietro Tartarotti, "don Cento milioni".

Don Piero è laureato in Economia e presidente dell'Idsc, l'Istituto della diocesi di Savona per il sostentamento del clero. Ma come rappresentante dell'Idsc, Tartarotti siede nei cda di società che muovono iniziative immobiliari per circa cento milioni. Nella sua lettera ai sacerdoti della diocesi del 2008, Tartarotti ricorda che "uno dei fini dell'istituto è di mantenere il patrimonio già in possesso e di produrre il maggior reddito possibile".

La svolta immobiliarista della curia comincia con l'arrivo a Genova di Bertone. Sono i primi mesi del 2003 e Bertone succede a Dionigi Tettamanzi. "Arcitarci", così chiamato dai fedeli per il suo temperamento vivace, da sette anni è il segretario dell'ex Sant'Uffizio, oggi Congregazione per la dottrina della fede, dove ha collaborato strettamente con il prefetto, cardinale Joseph Ratzinger. Nello stesso anno diventa cardinale per volere di papa Giovanni Paolo II, e nel 2006 Benedetto XVI lo nomina segretario di Stato.

Nel periodo genovese Bertone diventa assai popolare: attorniato dai "Tarci boys", batte le mani come un rockettaro alle feste del catechismo al Palasport, oppure si cimenta nelle vesti di telecronista allo stadio. Intanto trasforma la Curia in una moderna azienda dove accanto alle anime si contano gli utili a bilancio. È un'operazione che da Roma viene seguita con attenzione. Bertone opera con personaggi che assieme a lui bruciano le tappe. Tra i Tarci boys c'è sicuramente Giuseppe Profiti nominato nel gennaio 2008 presidente dell'ospedale Bambino Gesù di Roma.

Il cardinal Bertone, con cui collabora dal 2003, gli confermerà la fiducia nel maggio 2008, quando Profiti finisce ai domiciliari in un'indagine su appalti truccati per mense ospedaliere in Liguria. Il Papa lo incontrerà, nonostante la vicenda che nell'aprile 2010 porta a una condanna in primo grado: sei mesi di reclusione per turbativa d'asta.

Altra pedina fondamentale sull'asse del potere Genova-Roma è l'arcivescovo Mauro Piacenza, oggi segretario della Congregazione per il clero, che in quello stesso 2003 viene nominato presidente della Pontificia commissione per i beni culturali, che si occupa della conservazione e valorizzazione del patrimonio storico-artistico della Chiesa. Un anno dopo la commissione crea una fondazione con il compito di sostenere la sua attività. Il segretario generale è uno sconosciuto ventiseienne di Sanremo laureato in Legge con una tesi di diritto ecclesiastico.

Si chiama Marco Simeon ("monsignor Piacenza è il mio vero maestro"), è figlio di un benzinaio e nel giro di qualche anno diventerà uno degli uomini più influenti d'Italia. E pensare che voleva fare il cantante. L'occasione della vita è nel 2000 quando incontra il cardinale Angelo Sodano, segretario di Stato di papa Giovanni Paolo II.

Nel 2005 il cardinal Bertone lo chiama nel consiglio di amministrazione dell'ospedale Galliera di Genova. Nei ritagli di tempo diventa responsabile delle relazioni istituzionali di Capitalia, poi Cesare Geronzi lo porta a Mediobanca per farne il proprio ambasciatore in Vaticano, e infine nel 2009 diventa direttore delle relazioni istituzionali e internazionali della Rai, nonostante il veto del ministro Claudio Scajola.

Il Galliera è uno degli ospedali storici di Genova. Curia ed enti locali progettano una struttura completamente nuova. Costerà 160 milioni: 53 dalla Regione, 50 dalla vendita di padiglioni trasformati in appartamenti di lusso per circa un migliaio di nuovi residenti.

Non c'è soltanto il Galliera. Intorno ai Tarci boys si è creato un eterogeneo gruppo di politici e affaristi con grandi ambizioni, alcuni lambiti dall'inchiesta Mensopoli. Nella rete delle intercettazioni finirono anche i vercellesi Roberto Alessio e Paolo Ambrosini. Entrambi il 2 dicembre 2007 partecipavano alla cena in Vaticano per festeggiare i settantatré anni del cardinale Bertone. Attraverso Ambrosini, Alessio organizzò un incontro tra il porporato e Mario D'Antino, presidente della Corte dei conti ligure.

Alessio confidava in un interessamento del giudice in una causa pendente al Consiglio di Stato mentre D'Antino cercava di essere nominato presidente dell'ospedale di Padre Pio a San Giovanni Rotondo. L'incontro tra Bertone e D'Antino ci fu, ma il posto era già stato assegnato.

Il modello Bertone non va in crisi, almeno sul mercato del mattone. Nelle parrocchie invece sì. Don Carlo Rebagliati, che per anni si occupato del patrimonio della diocesi di Savona, oggi sbotta: "In un certo modo di fare della Chiesa non ci credo più... nelle operazioni immobiliari si è dimostrata peggio degli speculatori