Fascino e misteri: ecco il Vaticano

di Aldo Cazzullo

“Corriere della Sera” dell'11 novembre 2010

«A quindici anni Marozia era già la concubina di papa Sergio III, suo cugino, una relazione vissuta alla luce del sole in una Roma dove la corruzione del Papato faceva da specchio a quella di chiunque altro avesse mezzi sufficienti per permettersi tali licenze. Nel 910 dal loro rapporto nacque un figlio, Giovanni, che sarà a sua volta Papa con il nome di Giovanni XI. Pare che qualche tempo dopo Marozia, stanca della relazione, facesse uccidere Sergio III, il quale del resto si era segnalato solo per l’orribile decadimento nel quale aveva trascinato la Chiesa. Prende avvio con lui quel periodo che lo stesso Liutprando, vescovo di Cremona e storico, chiamerà della pornocrazia, ovvero del governo delle prostitute...».

Ci sono pagine terribili, nella storia del Papato e nel bestseller di Corrado Augias che la racconta. Papi condannati alla damnatio memoriae, pontefici defunti sottratti al sepolcro e gettati nel Tevere, altri subornati da una donna, come la suddetta Marozia, che governa per conto del figlio Giovanni al punto da contribuire a far sorgere la leggenda della «papessa Giovanna», cioè di una femmina che in vesti maschili avrebbe retto la Chiesa romana. Non meno severi sono i passi dedicati ai Papi dell’Ottocento, che lottarono sino all’ultimo per difendere il potere temporale, anche sulla pelle dei loro sudditi, dai romagnoli bastonati dai «centurioni » di Leone XII ai perugini massacrati dai mercenari di Pio IX.

Eppure I segreti del Vaticano (Mondadori, pp. 385, € 19,50) non è un libro contro la Chiesa. Perché parte dalla premessa che anche la storia del cattolicesimo è storia di uomini, e come tale irta di errori e di crimini, ma anche di gesti nobili e di grandezze. Il successo dell’ultimo libro di Augias si spiega certo con il suo garbo di divulgatore capace di sintesi e di approfondimento; un tratto che ormai può essere considerato uno stile. Ma conferma anche che «Vaticano» è parola quasi magica, che accende curiosità e interesse nei lettori. Così, dopo essersi bevuti le approssimazioni e gli errori di Dan Brown, leggere un libro attendibile è quasi un atto di espiazione.

Augias dà conto della millenaria polemica contro la Chiesa, al suo interno - dai fraticelli di San Francesco ai riformatori luterani - e dall’esterno, dagli imperatori medievali agli autocrati del Novecento. Si sofferma sul ruolo politico e anche militare del Papato, che facendo leva sugli eserciti altrui non esitò - dai normanni di Roberto il Guiscardo chiamati da Gregorio VII a devastare l’Urbe, ai francesi di Oudinot che schiacciarono la Repubblica romana - a far massacrare il suo stesso popolo da armi straniere pur di mantenere il comando, risultando oggettivamente un freno all’unificazione nazionale. Ma l’autore riconosce il ruolo unico al mondo del Vaticano nella produzione di bellezza, nella creazione di arte, nell’elaborazione di un modo di pensare le cose e di raffigurarle (le pagine sulla fabbrica di San Pietro e quelle sulla Cappella Sistina sono tra le più belle). E sottolinea, accanto alla carica spirituale, quel realismo che a volte può confinare nel cinismo - come spiegare altrimenti le sontuose sepolture di lesbiche e omosessuali dichiarati come la regina Cristina di Svezia e l’ultimo Stuart? - ma a volte può essere declinato nelle forme della tolleranza. Ne esce una storia che in gran parte coincide con quella dell’Italia, ma ha sempre un afflato universale, come si è visto negli anni del pontificato di Wojtyla. E forse è proprio la missione planetaria, pensata e codificata con secoli di anticipo sulla globalizzazione, uno dei segreti del fascino della Chiesa di Roma.