Se per la Lega i valori cattolici diventano uno strumento di potere

di Claudio Magris

“Corriere della Sera” dell'11 aprile 2010

Caro Monsignor Fisichella, mi permetto di scriverLe per esprimerLe lo sconcerto che ho provato leggendo una Sua recente intervista rilasciata al Corriere della Sera (30 marzo), in cui Lei dichiarava che il partito politico Lega Nord si fonda su valori cristiani. Non intendo esprimere alcun giudizio politico sul suddetto partito. Un partito può essere capace, in certi casi - com' è accaduto alla Lega - di amministrare bene un Comune o una Regione, a prescindere dalla sua ideologia; un buon amministratore pagano può essere legittimamente preferito dagli elettori a un cattivo amministratore cristiano. Ma, per quel che riguarda il suddetto partito e il suo atteggiamento nei confronti dei valori, dell' essenza del Cristianesimo e dunque del Cattolicesimo, Le suggerisco di leggere l' articolo di Flavio Felice e Paolo Asolan, «Cos' è la religione per la Lega», pubblicato il 28 marzo 2010 sul giornale Il Nostro Tempo, giornale che dovrebbe esserLe noto, sia perché è un giornale eccellente sia perché è un giornale cattolico, legato alla diocesi di Torino. Un giornale immune da ogni «cattocomunismo», che ha sempre dimostrato una grande fedeltà alla Chiesa, un grande equilibrio moderato e una strenua difesa dei valori cristiani e cattolici, dall' attenzione rivolta ai poveri e ai sofferenti alla difesa del valore della vita in ogni sua fase, dal concepimento alla fine, valori ai quali sono particolarmente sensibile. Nel citato articolo viene messa chiaramente e pacatamente in evidenza la radicale estraneità o antitesi di quel partito ai valori cristiani e cattolici, dall' iniziale folklore paganeggiante (il dio Po, che non credo sia il medesimo cui mi rivolgo col Padre Nostro) a un frainteso protestantesimo dei popoli del Nord contro la Chiesa di Roma; da un pasticciato panteismo al piglio aggressivo contro «il Dio che ci raccontano a catechismo». Sempre nel medesimo articolo, i due autori dimostrano come il più recente «parrocchialismo», come essi lo definiscono, ostentato dalla Lega non sia altro che una strumentale operazione rivolta non certo ad affermare valori cristiani, bensì a manipolarli, a farne, scrivono, «instrumentum regni», strumento di potere. Inoltre tutto l' atteggiamento del medesimo partito nei confronti degli immigrati costituisce la negazione dello spirito cristiano, in quanto la Lega non si limita a sottolineare il problema - in sé certo grave e non risolvibile con un generico buonismo - dell' immigrazione e delle sue dimensioni, che potrebbero diventare insostenibili. La Lega spesso fomenta un volgare rifiuto razziale, che è la perfetta antitesi dell' amore cristiano del prossimo e del principio paolino secondo il quale «non ha più importanza essere greci o ebrei, circoncisi o no, barbari o selvaggi, schiavi o liberi: ciò che importa è Cristo e la sua presenza in tutti noi» (Colossesi, 3,11). Non occorre ricordare infelici e violente battute nei riguardi di chi ha una pelle di colore diverso, pronunciate da vari esponenti di quel partito e mai smentite né deplorate. Le chiedo formalmente se Lei considera tali atteggiamenti compatibili con i principi cristiani. La Chiesa - non solo per oggettive gravi colpe di alcuni suoi rappresentanti e per l' improvvida maniera di affrontarle, ma anche per una generica ostilità rivolta verso di essa - è oggi esposta ad attacchi che addolorano. Questa lettera non è indirizzata alla Chiesa, ma a uno dei tanti - ancorché autorevole - suoi rappresentanti, le cui opinioni non possono essere addebitate alla Chiesa, ma possono destare sconcerto e scandalizzare non pochi fedeli. «È necessario che avvengano scandali - ha detto Gesù - ma guai all' uomo per colpa del quale avviene lo scandalo» (Matteo, 18,7). Con osservanza, Claudio Magris.