Ostensione e sponsor

di Daniela Fossat*

“La Stampa” del 14 aprile 2010

Acquistare è sempre un atto morale oltre che economico» (Caritas in veritate). Per questo mi aspettavo che gli sponsor dell’ostensione sarebbero stati scelti seguendo criteri di responsabilità sociale e ambientale. Quando ho saputo che fra di essi vi è il gruppo BasicNet, ho cercato un confronto con le istituzioni ecclesiastiche e civili e ho capito che si è trattato di una «scivolata». Questa azienda è da anni all’attenzione delle campagne di pressione internazionali, a causa delle condizioni di lavoro dei subfornitori. Con la crisi, l’ostensione viene allestita con mezzi inferiori alla precedente e anche il sostegno degli imprenditori è calato: così accadrà ai volontari di ricevere la giacca Kway e ai giornalisti di ricevere lo zainetto.

Aderendo la diocesi al «Coordinamento stili di vita», forse, si sarebbe potuto avviare una riflessione critica e rinunciare a zainetti e giacche a favore, magari, di magliette del commercio equo. Le giacche Kway sono prodotte in Cina dove circa 8 milioni di cattolici romani non godono di libertà religiosa e la Torino operaia non può neanche dimenticare che in quel paese non è garantita la libertà sindacale. Da questa «scivolata» possiamo trarre spunto per camminare verso un’economia di giustizia: Diocesi e Comune potrebbero indirizzare i propri sforzi «educativi» nei confronti di imprenditori considerati sensibili, affinché tutta la filiera sia resa trasparente e rispettosa dei diritti dei lavoratori e dell’ambiente; BasicNet potrebbe rendere pubblici l’elenco dei fornitori e la loro localizzazione in dialogo con la campagna Clean Clothes.

L’immagine della Sindone è l’immagine di un uomo sofferente, Torino sa cosa significa soffrire per il lavoro, partiamo da questa immagine per ribadire la necessità di lavoro dignitoso, qui e altrove.

* 41 anni, Bilanci di giustizia, Torino