Profondo
nord, trionfa il Dio della Lega
di Elisabetta Reguitti
in “il Fatto Quotidiano” del 5 gennaio 2010
Brescia, ore
12, semaforo di Piazza Repubblica.
Nonostante il rosso due studenti attraversano la strada. Un automobilista
protesta suonando il clacson. Un attimo successivo stessa scena. Ma questa
volta sono due stranieri a non rispettare lo stop. Sopraggiunge un centauro
metropolitano a bordo del suo grosso scooter. “Negher de m...” urla tra
l’indifferenza dei passanti.
Stazione dei
bus che da Brescia centro portano verso l’estesa provincia.
Studenti e lavoratori; tra loro molti stranieri. Le persone prendono posto sul
mezzo pubblico: davanti gli italiani, dietro gli altri.
Nessuno lo ha imposto. Eppure è così. C’è però chi sceglie di sedersi
accanto a un giovane senegalese che sgrana gli occhi incredulo. Gli italiani
osservano di sguincio la scena. “Quando mio figlio gioca con i suoi amici ci
sono anche alcuni marocchini e kosovari. A me questo non piace. Sarei più
sicura se mi figlio trascorresse il suo tempo con gli italiani e non con gli
altri” aveva detto una signora intervistata a Coccaglio (provincia
di Brescia) nelle giornate calde della vicenda White
Christmas.
Fatti e storie di quotidiana intolleranza vissuti nei luoghi della profonda
tradizione cattolica. Città e paesi che ogni anno “sfornano”
missionari sparsi per il mondo ad annunciare il Vangelo. La diocesi di Brescia
si distingue per il numero di adozioni a distanza di seminaristi, sacerdoti e
associazioni-onlus impegnate per la cooperazione. Senza parlare delle famiglie
che fanno volontariato e di quelle che ogni anno adottano bambini stranieri.
Le strade e le piazze descrivono una società già multiculturale con momenti
di integrazione e confronto reciproco, specie tra le giovani generazioni che
si ritrovano tra i banchi di scuola o nelle partite di pallone. Eppure
è qui che il leghismo intollerante riesce a unire e cementare la paura
dell’altro in quanto tale alimentando un cortocircuito dagli esiti
devastanti per il vivere civile. In tutto ciò la religione viene
usata come pretesto per dare peso alla politica; poco importa se dal pulpito
del Duomo di Milano, nel primo giorno dell’anno, pure monsignor Gianfranco
Bottoni, responsabile delle relazioni ecumeniche e interreligiose,
rivolgendosi al cardinale Dionigi Tettamanzi lo ha esortato
“a non temere le critiche che nascono dall’ignoranza della
parola di Dio” e provenienti “da chi si dice
cristiano senza esserlo”. Ma c’è chi ha pensato di sferzare
un colpo a un certo perbenismo che impone il silenzio su taluni argomenti.
Come nel caso di don Fabio Corazzina, parroco di Santa
Maria in Silva a Brescia, Claudio Treccani,
animatore del Centro missionario diocesano che insieme con Francesca
Martinengo (giovane studentessa) hanno scritto una lettera
alla “Brescia cattolica” che è molto aperta verso il sud del
mondo ma altrettanto chiusa verso gli immigrati:
“Cresce, anche nelle nostre parrocchie e fra i preti e religiosi – si
legge nella lettera – una cultura leghista ben lontana dal Vangelo.
Si raccolgono firme per difendere il crocifisso, brandendolo come una spada e
urlando che nessuno potrà mai privarci dei nostri simboli, della nostra
storia e della nostra identità. Dilaga la violenza verbale, culturale e
aumentano i gesti di avversità contro gli stranieri”. "Ci
domandiamo perché le nostre comunità si siano così incattivite. Ci
domandiamo perché, anche nei nostri consigli pastorali e fuori dalle chiese,
in paesi di maggioranza cattolica, sia più facile sentire una bestemmia
piuttosto che una parola di speranza”. E ancora: “Chiedere giustizia e
legalità non ci esime dal coraggio dell’ospitalità e dall’accoglienza.
Chiedere sicurezza e meno violenza non ci esime dalla valutazione della mole
di violenza che noi abbiamo e stiamo seminando nel mondo. Chiedere identità
significa fare seriamente il punto sulla qualità della nostra vita e scelta
cristiana, di singoli e comunità. Se le destre e le sinistre che inneggiano
al crocifisso e al bianco Natale, se chi vuole mettere la croce sulla bandiera
italiana si fermasse a leggere e vivere il Vangelo nulla di questo sarebbe
accaduto. Intanto le comunità cristiane balbettano o tacciono”.