Quel poker di amici color porpora

di Rita Di Giovacchino

“il Fatto Quotidiano” del 18 maggio 2010

I legami tra Balducci, Anemone e gli alti prelati in Vaticano

di Rita Di Giovacchino

I conti dello Ior. Non c'è scandalo italiano che prima o poi non approdi alla Banca del Vaticano - quell'austero Istituto opere religiose ospitato nella Torre che domina porta Sant'Anna - dove nella massima riservatezza transitano enormi ricchezze. Soldi che dagli sportelli di questo piccolo ufficio nel cuore di Roma spiccano il volo verso banche svizzere e istituti off-shore dei paradisi fiscali al di fuori di ogni forma di controllo della Banca d'Italia o della Guardia di Finanza. Sembra che anche Angelo Balducci, dal 1995 gentiluomo di Sua Santità, avesse un conto corrente presso lo Ior, anzi lo abbia ancora. I pm di Perugia vogliono vederci chiaro, capire che ruolo hanno avuto nella nascita del “sistema Balducci” i rapporti di amicizia dell'ex presidente dei Lavori pubblici con vescovi o cardinali che avrebbero contribuito al suo strapotere e a quello della cricca. C'è addirittura chi ipotizza l'esistenza di una piramide superiore, una sorta di “santa cricca”, che al di là del Tevere avrebbe pilotato l'aggiudicazione dei grandi appalti. Le contropartite non sarebbero mancate.

Ma andiamo con ordine. Balducci poteva senz'altro contare sull'appoggio del potentissimo Giovanni Battista Re, ex responsabile della Prefettura Pontificia - sarebbe stato lui ad accreditarlo come Gentiluomo del Papa - che, in vista del Giubileo, lo ha riportato a Roma dal nord Italia guidando i passaggi più importanti della sua carriera. Anche grazie all'appoggio del ministro democristiano Prandini, come il cardinale nativo di Brescia. Quando al posto di Re arrivò l'argentino Leonardo Sandri, ex braccio destro del cardinale Sodano , non cambiò nulla perché anche lui capì al volo il valore dell'uomo. E sarà proprio Sandri a favorire la nomina di Crescenzio Sepe a presidente del Comitato organizzatore per il Giubileo, anno chiave per la cricca. Balducci poteva infine contare sulla disponibilità di monsignor Francesco Camaldo. Un poker formidabile, di cui Sepe è la carta migliore, visto che le grandi opere per l'Anno santo vedono Balducci sul predellino di lancio assieme al commissario straordinario per il Giubileo, Guido Bertolaso in veste di omologo laico. Il sindaco di Roma era all'epoca Francesco Rutelli, le iniziative fioriscono.

Dal maxi-parcheggio del Gianicolo, al sottopasso di via della Conciliazione - progetto poi ridimensionato per imprevisti ostacoli nei sotterranei di Castel Sant'Angelo - il “deus ex machina” è sempre Balducci, che fa da trait d'union tra le due sponde del Tevere. Il suo peso cresce, di pari passo alla stima conquistata in Vaticano anche grazie al fatto che Sepe, incassato il successo giubilare, viene premiato con la porpora cardinalizia e la nomina a Papa rosso, colui che gestisce le finanze dell'immenso impero vaticano all'estero attraverso la Congregazione per l'evangelizzazione dei Popoli.

Un filone molto seguito anche dai pm di Perugia per alcune connessioni con due protagonisti dell'inchiesta: il costruttore Anemone e il suo fido “bancomat”, ovvero don Evaldo Biasini, economo per l’Italia dei missionari del Preziosissimo Sangue. Un pezzo da novanta nella raccolta di offerte per l’Africa. La Congregazione per l’evangelizzazione dei popoli controlla infatti centinaia di diocesi in Asia, Sud America, Africa, ha un bilancio autonomo e un colossale patrimonio immobiliare che solo in Italia ammonta a 50 milioni di euro. Per supervisionare ristrutturazioni, cantieri, manutenzioni, l’“uomo di fiducia” è sempre Balducci, che da Sepe viene introdotto in un altro potentissimo circuito delle finanze vaticane: la “Propaganda Fide”, istituto proprietario anche di numerosi immobili nel centro storico di Roma da cui furono cacciati i vecchi affittuari per far posto ad inquilini Vip, tra cui anche giornalisti come Bruno Vespa.

E in queste ore non soltanto i pm di Perugia, ma anche gli uffici missionari della Santa Sede vogliono vederci chiaro in questi giri di denaro. A Perugia si cerca di ricostruire, con l'aiuto della guardia di finanza, quali siano stati i movimenti sui conti di Balducci e chi oltre lui ci abbia messo le mani. Le indagini puntano ai santuari svizzeri, più difficile penetrare nelle ovattate stanze dello Ior dove l'ingegnere ha molti amici. Uno dei rapporti più significativi - almeno dal punto di vista dell'inchiesta perugina - è certamente quello con monsignor Francesco Camaldo, amico tra gli altri di Vittorio Emanuele di Savoia che più volte ha ospitato a Roma.

Tutti e due finiscono indagati nel 2006 nell'ambito di un'inchiesta su logge massoniche e truffe milionarie dal pm di Potenza John Woodcock che inutilmente accuserà il prelato di pirateria informatica. Mentre i pm di Perugia hanno scoperto che Balducci avrebbe prestato centinaia di migliaia di euro a Camaldo e che il passaggio di denaro sarebbe avvenuto all'interno della stessa banca. Ma del vescovo parla anche il tunisino Fathi, uomo di fiducia di Balducci - fin quando non se la squagliò con 200 mila euro che gli erano stati affidati - che ha raccontato di aver più volte accompagnato Anemone da Sua Eminenza. Insomma, come in ogni trama, molti tasselli cominciano ad incastrarsi nel posto giusto.