FURBETTI COL COLLARINO

Federico Tulli

Left Avvenimenti  21-1-2011,

Tanto rumore per nulla. Accolta come una vera e propria "rivoluzione" nella legislazione della Città del Vaticano, la normativa antiriciclaggio emanata il 30 dicembre scorso per attuare la Convenzione monetaria fra lo Stato d’Oltretevere e l’Unione europea, a ben vedere non stravolge alcuna consolidata prassi. Anzi. Così come lo scandalo mondiale della pedofilia nel clero cattolico, tutt’altro che risolto, è stato messo in sordina da una serie di calibratissimi interventi pubblici che hanno visto protagonista Benedetto XVI nella seconda metà del 2010, la legge 127 «concernente la prevenzione e il contrasto del riciclaggio dei proventi di attività criminose e del finanziamento del terrorismo» risulta solo in apparenza un impegno a rompere col passato. Quel passato che, ad esempio nei 68 anni di vita dell’Istituto opere religiose, ha consegnato alla cronaca (nera) sia le scorribande "finanziarie" del cardinal Marcinkus, di Sindona, di Calvi, sia, come documentato nel libro di Gianluigi Nuzzi, Vaticano spa, i "rapporti" delle gerarchie ecclesiastiche con la banda della Magliana e la mafia, nonché i trattamenti di favore a politici, imprenditori, affaristi italiani intestatari di conti correnti che in una banca del genere non avrebbero potuto aprire.

Se da un lato chiedendo più volte scusa alle vittime il papa è riuscito a far passare l’idea che la Chiesa abbia iniziato un’opera di prevenzione, denuncia e "punizione" dei crimini pedofili - ma così non è, come dimostrano i recenti appelli a una reale trasparenza lanciati dalle vittime di Verona e di Malta e il lavoro della Commissione parlamentare d’inchiesta belga - «sul versante finanziario, la legge antiriciclaggio consegnerà alla Santa Sede la patente di un’istituzione che può operare nei mercati internazionali perché ha una normativa conforme alle regole Ue», osserva il deputato dei Radicali Maurizio Turco. Che poi denuncia: «I farisei sono passati dal riciclaggio alla truffa». Secondo Turco, infatti, la legge 127 è una sorta di gioco delle tre carte gestito «in maniera sopraffina, cinica e spregiudicata nelle "segrete stanze"». Vediamo come. I punti chiave sono due. Per prima cosa lo Ior rientra sì, ora, sotto la legislazione del Vaticano - pur essendo un ente della Santa Sede e dunque fino a "ieri" giuridicamente autonomo - ma resta fuori dalla Convenzione. «Perché è stata la Santa Sede a firmare la Convenzione monetaria ma lo ha fatto per conto del Vaticano. Dunque l’accordo regola i rapporti tra Ue e Stato Vaticano e non tra Bruxelles e gli enti della Santa Sede. Come del resto ha confermato il commissario europeo in risposta a un’interrogazione della nostra collega olandese dell’Alde Sophie Veld». In sostanza, lo Ior sarà soggetto al controllo dell’Autorità di informazione finanziaria, «organismo autonomo e indipendente» secondo la definizione delMotu proprio emanato da Benedetto XVI, che estende la normativa antiriciclaggio anche alla Santa Sede. E qui sta il secondo inghippo, nota Turco: «Il Papa, dominus assoluto dello Stato Città del Vaticano, promulga una legge contro il riciclaggio, che il dominus assoluto della Santa Sede, il Papa, recepisce». Non solo. «Limitatamente alle ipotesi delittuose» di cui alla legge 127, il pontefice ha delegato «i competenti organi giudiziari del Vaticano a esercitare la giurisdizione penale nei confronti dei dicasteri della curia romana e di tutti gli organismi ed enti dipendenti dalla Santa Sede». E chi è il titolare della giurisdizione penale? «Il Papa, "sovrano dello Stato della Città del Vaticano, ha la pienezza dei poteri legislativo, esecutivo e giudiziario" (art. 1)».

Ricapitolando, Benedetto XVI promulga la legge antiriciclaggio, nomina i membri dell’organo di controllo finanziario indipendente, nomina i membri di gestione e controllo delle istituzioni finanziarie, nomina i giudici e può bloccare in qualsivoglia momento un processo e avocarsi qualsiasi decisione. Pensando all’inchiesta che vede indagato il presidente dello Ior Ettore Gotti Tedeschi che, secondo i magistrati romani, avrebbe omesso di comunicare gli estremi del soggetto che voleva originare il movimento finanziario, cosa cambia? «È paradossale - spiega Turco -. Se ci fosse stata la nuova legislazione vaticana, non ci sarebbero stati i controlli previsti per le transazioni provenienti da Paesi che non hanno norme antiriciclaggio e la transazione sarebbe passata come una comune transazione tra due conti della stessa banca di un Paese con una legislazione antiriciclaggio». Il risultato di questo marchingegno normativo con cui si «cambia tutto per poter far meglio quello che non si poteva più», è che «il Vaticano sarà l’unico Paese ostentatamente totalitario a entrare nelle "white list" della finanza mondiale». La legge entrerà in vigore il primo aprile. Anche la data induce a pensare.