La legge dei ricchi

 

 

di Moni Ovadia

 

 

l'Unità” del 19 marzo 2011

 

La striscia rossa del nostro quotidiano di un paio di giorni fa riportava una frase di Paul Krugman, premio Nobel per l’economia, che merita di essere meditata e capita in tutte le sue possibili implicazioni. La frase è questa: «Sono sempre più convinto che i ricchi siano diversi da me e da voi. Quando infrangono la legge sono i pubblici ministeri che si ritrovano sotto processo». Perché i

tutori della legge diventano degli imputati quando provano a mettere alla sbarra i ricchi? Nessuno meglio di noi italiani può capirlo. La risposta è semplice: perché i ricchi e potenti rifiutano lidea che la legge debba essere uguale per tutti. Ritengono che i ricchi e i potenti debbano essere fuori della giurisdizione nella quale rientrano i normali cittadini. La ragione di questa (inaccettabile) pretesa dei ricchi è ancora più elementare. Essendo per essi il danaro, il profitto e la cosiddetta economia di mercato l’unica misura di tutto ciò che è bene, colui che ne è il signore deve essere intoccabile pena la fine del migliore dei mondi possibili. Intorno a questa balla spaziale, provetti economisti hanno costruito un sistema autoreferenziale occupando militarmente quasi tutti i luoghi di produzione di idee sulleconomia, allo scopo di dichiarare assiomaticamente scientifico ciò che è una delle più tossiche ideologie totalitaristiche partorita da mente umana. Il disastroso modello di sviluppo che ci sta franando addosso è il frutto avvelenato di questa robaccia travestita da scienza. È arrivata l’ora di liberarci e di schiudere l’orizzonte ad un altro modello di sviluppo fondato sulla centralità della vita. E questa non è utopia, è semplice buon senso