Equitalia è una pistola fumante
Spa a 
capitale pubblico – inflessibile coi deboli e malleabile con i forti – è al 
centro di dure contestazioni. Senza nessuna giustificazione per gli evasori, il 
nodo sono i metodi di “strozzinaggio” di Equitalia che funge da moltiplicatore 
del debito privato delle fasce sociali più basse del Paese.
di Antonio Musella
Micromega-on line - 23 maggio 2012
Le mobilitazioni contro Equitalia nel nostro paese si sono susseguite nelle 
ultime settimane. Per mobilitazioni qui si intende le proteste pubbliche, 
popolari ed alla luce del sole come quelle di Napoli e Mestre o come quella 
degli operai di Termini Imerese all’Agenzia delle Entrate. Un tema, quello del 
debito privato, che trova ancora poca centralità, suo malgrado, nello spazio 
dell’analisi politica. 
E’ vero che il tema della pressione fiscale lascia spazio a facili sortite 
demagogiche, come quelle in salsa verde dei leghisti contro le “tasse di Roma 
ladrona”. Bisogna innanzitutto centrare il tema, ed in questo le recenti 
mobilitazioni napoletane hanno avuto il merito di definire bene lo spazio 
rivendicativo. Le tasse vanno pagate e gli evasori fiscali devono essere 
perseguiti. Partiamo da questo dato, per tranquillizzare da subito tutti quelli 
che hanno letto con leggerezza le mobilitazioni contro Equitalia: nessuno di 
quelli che hanno manifestato a Napoli o a Mestre reclama la fine dei tributi.
Fatta questa necessaria premessa, passiamo alla disamina della questione. 
Equitalia è una società per azioni a capitale pubblico – Ministero delle Finanze 
ed Agenzia delle Entrate – che risponde dunque alle esigenze di tutte le s.p.a. 
ovvero la necessità di fare profitti. La società si configura così come un 
esempio di quelle mostruosità giuridiche che sono le 
multiutility 
contro cui 
gli italiani si sono già espressi attraverso il referendum dell’estate del 2011.
Equitalia riscuote i tributi per conto dello stato e degli enti locali che hanno 
esternalizzato la riscossione delle tasse. La sua natura di s.p.a., porta 
Equitalia ad accumulare interessi attraverso un complesso sistema di aumenti del 
credito da riscuotere nei confronti degli evasori. Un agio del 9% su ogni tassa 
non pagata. Una percentuale che è circa il doppio del tasso di interesse medio 
che gli istituti di credito impongono sui prestiti privati. A questa percentuale 
di interesse da usura si sommano le spese di notifica, le spese legali e la 
maturazione degli ulteriori interessi. Nel pieno rispetto di una legge 
visibilmente singolare ed ingiusta, Equitalia diventa così una macchina da 
strozzinaggio. 
A finire nel mirino di Equitalia ci sono tutti gli evasori fiscali senza nessun 
tipo di distinzione, siano essi evasori di una semplice multa per divieto di 
sosta oppure grandi evasori fiscali per milioni di euro. Il carico affidato ad 
Equitalia durante il 2010 è salito del 43% rispetto al 2007 ed attualmente è di 
72 miliardi di euro*, più o meno due finanziarie.
Ma la rigidità della s.p.a. dei tributi sembra sciogliersi come neve al sole 
davanti ai grandi evasori fiscali a cui vengono proposti accordi con enormi 
vantaggi. Di contro il resto dei creditori di Equitalia, principalmente 
lavoratori autonomi, precari e pensionati, vede solo la possibilità di 
rateizzazione del debito fissata in griglie strette ed inflessibili. La mission 
di Equitalia contribuisce così alla configurazione di un sistema fiscale 
palesemente discriminatorio, che risulta inflessibile coi deboli e malleabile 
con i forti. Una visione suffragata ulteriormente dal rifiuto del governo dei 
professori di istituire la tassazione dei capitali scudati che avevano goduto 
della norma del precedente governo sul rientro dei capitali evasi all’estero e 
l’istituzione di una tassa patrimoniale per finanziare la spesa sociale.
In caso di mancato pagamento dopo la prima notifica della cartella esattoriale, 
Equitalia può procedere alla variegata gamma di azioni che rientrano nella 
riscossione coatta. Pignoramento del quinto dello stipendio, fermo 
amministrativo dei beni immobili, vendita coatta di auto, moto e case, fino al 
sequestro dei conti correnti come ha fatto Equitalia Calabria nei confronti dei 
pensionati. E così mentre si consente ai grandi evasori di chiudere accordi al 
ribasso recuperando qualche milione di euro rispetto a decine di milioni di 
evaso, sulle fasce sociali più deboli si abbatte la mannaia della riscossione 
coatta. 
Un meccanismo perverso che contribuisce, ai tempi della più grande crisi che il 
nostro paese abbia mai conosciuto, all’aumento esponenziale del debito privato. 
Ed è proprio questo il cuore della questione: Equitalia funge da moltiplicatore 
del debito privato delle fasce sociali più deboli del paese. All’aumento della 
pressione fiscale dovuta alla “ricetta” dei professori guidati da Mario Monti, 
che incide sulla consistenza dei salari e delle pensioni, si unisce l’aumento 
del debito privato nei confronti dello Stato. 
Un vero tritacarne soprattutto per i lavoratori autonomi che mentre fanno i 
conti con l’abbassamento del proprio potere d’acquisto devono contemporaneamente 
versare al fisco le tasse di oggi e quelle di ieri con gli aumenti da usura 
imposti da Equitalia. Ai lavoratori dipendenti della pubblica amministrazione, 
su cui gli aumenti delle aliquote Irpef agiscono direttamente in busta paga, il 
tritacarne di Equitalia rischia di ridurre a poche centinaia di euro i salari 
attraverso il pignoramento del quinto dello stipendio. Il pignoramenti verso 
terzi operati da Equitalia sono circa 133.000 con un aumento del 50% tra il 2007 
ed il 2010*. Una prospettiva che riduce in miseria una persona non per un 
periodo temporale, ma per tutta la vita che ti resta.
Ecco cosa spinge un cittadino a puntarsi una pistola alla testa. In particolar 
modo accade nel Mezzogiorno, dove oltre allo Stato spesso l’altro creditore del 
debito privato è il sistema criminale. Creditori diversi, ma spesso sistemi di 
riscossione molto simili. Eppure non si comprende come mai in troppi facciano 
finta di non capire.
Appena un mese fa la CGIL prospettava uno sciopero generale – l’ennesimo solo 
annunciato e mai praticato – contro le tasse. Eppure a nessuno venne in mente di 
parlare di demagogia. Nessuno ha mai chiesto la fine delle tasse, eppure sindaci 
di grandi città come Bologna si lanciano in iperboliche dichiarazioni su 
camorristi che protestano contro Equitalia. Cogliamo l’occasione per portare a 
conoscenza del sindaco di Bologna Virginio Merola che i camorristi sono tra quei 
grandi evasori a cui Equitalia offre accordi molto flessibili.
Dal prossimo anno tutti gli Enti Locali possono dismettere il contratto con 
Equitalia. Moltissimi sindaci hanno già dismesso il contratto, altri come quello 
di Napoli hanno annunciato che lo faranno dal gennaio del 2013. Ma il problema, 
come è evidente, non è Equitalia in sé ma il meccanismo con cui si pensa di 
riscuotere i tributi per le fasce sociali maggiormente colpite dalla crisi. Se 
ci si affiderà nuovamente ad una s.p.a. che dovrà fare profitti, se sarà 
consentito alle nuove società la riscossione coatta dei tributi, allora sarà 
solo maquillage. C'è da dire che solo il 16% dell'attività di Equitalia è legata 
però alla riscossione dei tributi dei Comuni, una percentuale comunque piccola 
rispetto alla fetta di lavoro svolta per lo Stato e le Regioni che è del 48%*.
I professori continuano a parlare della necessità di misure per la crescita 
economica del paese, ma non serve una laurea alla Bocconi per capire che senza 
un alleggerimento del debito privato per le fasce più povere non potrà mai 
esserci nessuna ripresa. Accanto allo smantellamento del welfare ed alla 
dismissione dello statuto dei lavoratori con il Ddl Fornero, il tema del debito 
privato per i lavoratori dipendenti risulta avere una drammatica centralità. 
Le mobilitazioni delle ultime settimane pongono dei punti di rivendicazioni 
semplici e chiari: sospensione della riscossione coatta dei tributi per le fasce 
sociali deboli (a tal proposito è stato già votato a maggioranza un ordine del 
giorno alla Camera), cessazione dei contratti tra gli Enti Locali ed Equitalia, 
internalizzazione del servizio di riscossione dei tributi da parte degli Enti 
Locali, istituzione di una tassa patrimoniale per finanziare la spesa sociale, 
tassazione dei capitali scudati. 
Proposte rispetto alle quali, i tanti che a sinistra hanno storto il naso 
davanti alle proteste contro Equitalia, farebbero bene a rispondere nel merito.
* dati del Sole 24 Ore
(23 maggio 2012)