Hans Küng, appello per una «sollevazione dal basso»

 

di Salvatore Rapisarda

 

 

Riforma – del 19 ottobre 2012

 

 

Sul quotidiano britannico The Guardian del 5 ottobre è apparsa un’intervista a Hans Küng, noto teologo cattolico, fortemente in dissenso con vari aspetti della dottrina della sua chiesa. Già nel

1970 pubblicava un testo in cui dichiarava inammissibile la dottrina dellinfallibilità papale. Con la recente intervista, il teologo svizzero, a cui nel 1979 era stata revocata l’autorizzazione allinsegnamento della teologia cattolica, torna su una serie di punti della dottrina cattolica e invita chierici e laici cattolici al sollevamento contro lattuale assetto istituzionale e dottrinale cattolico. Della gerarchia cattolica parla come di una realtà corrotta, priva di credibilità, insensibile ai veri bisogni dei credenti.

Non usa mezzi termini nel denunciare la pretesa papale di assoluta obbedienza da parte dei vescovi. Vede molta similitudine tra il giuramento che questi pronunciano e quello dei generali tedeschi nei confronti di Hitler. Per questo i vescovi sono ridotti a «yes men», incapaci di sostenere posizioni avanzate come l’uso degli anticoncezionali o l’ordinazione delle donne. Küng rincara la dose nel presentare lattuale papa come un Putin cattolico.

L’uno viene dalle fila del Kgb e l’altro da qualcosa di simile che viene chiamato Congregazione per la dottrina e la fede. Si tratta di un «putinismo» vaticano, come dice Küng.

Küng rimprovera a Ratzinger di avere «nascosto»  vari casi di crimini sessuali commessi da preti in diverse parti del mondo. Gli rimprovera anche un eccesso di pomposità: «lo si vede spesso avvolto di abiti dorati», «con la corona di un papa del 19° secol e «paramenti rifatti sul modello di quelli di Leone X Medici», il papa che scandalizzava Lutero per gli sfarzi e la corruzione del papato. Gli rimprovera pure di favorire la formazione di una folla fanatica al solo scopo di osannarlo.

«Pontificato delle opportunità perdute» è il modo in cui Küng chiama il regno di Benedetto XVI: si riferisce in particolare allo spreco di opportunità nella riconciliazione con il protestantesimo, con l’ebraismo, con gli ortodossi e con i musulmani. Nel campo delletica, Küng denuncia che non è stato fatto nulla per le popolazioni africane nella loro lotta contro l’Aids e si è impedita una seria politica di controllo delle nascite. Küng non nutre alcuna fiducia nella capacità della gerarchia cattolica di riformare se stessa e la Chiesa (sembra stia parlando dei politici che siedono nel nostro parlamento!).

Per questo confida in una sollevazione «dal basso», confida nellattività di credenti che sappiano dire no, che non intendono tollerare più oltre lo stato di fatto. I suoi dati gli dicono che in Austria ci sono tra 300 e 400 preti aperti alla sollevazione e che in Svizzera ve ne sono oltre 150. Precisa che

il tentativo del vescovo di Vienna di zittire i preti ha avuto un misero risultato a causa della simpatia di cui essi godono da parte della popolazione. Chi alza la voce sostiene posizioni tutto sommato modeste del tipo: ammettere alla comunione i divorziati e risposati, aprire alle donne posizioni importanti nella gerarchia, lasciare più spazio ai laici. Tutto questo, comunque, è stato bocciato dal Vaticano.

Küng, che oggi ha 84 anni, nonostante le sue disavventure, alle quali non si è sottratto con vile ossequio, grazie al suo coraggio e alla sua libertà di pensiero e di parola, rimane ancora un prete e non ha smesso di impegnarsi per il rinnovamento della sua chiesa e per il dialogo tra le fedi. Da 20 anni è animatore della fondazione Weltethos, che si occupa di etica nel mondo. I suoi libri, le sue sollecitazioni e il suo impegno rimangono contributi stimolanti in tutti i campi e non rimarranno sotto silenzio, anche se le convenienze del momento cercano di coprirli con una patina di ipocrisia.