Vaticano, il maggiordomo a processo in casa del corvo una pepita e un assegno al Papa

 

di Marco Ansaldo

 

la Repubblica” del 14 agosto 2012

 

C’è un nuovo indagato nellinchiesta che dallinizio dell’anno scuote il Vaticano. Un oscuro tecnico informatico della Segreteria di Stato, arrestato a maggio per una notte e ora rinviato a giudizio assieme al maggiordomo del Papa, Paolo Gabriele. Ci sono diversi elementi nuovi, fra cui un assegno di 100mila euro trovato addirittura nella casa di quest’ultimo e intestato al Benedetto XVI. Ma le indagini sulla vicenda delle lettere segrete uscite sui media non sono ancora risolutive. Se ne parlerà, adesso, dopo il 20 settembre.

Ieri il resoconto del portavoce vaticano ha fatto un passo avanti nella ricostruzione. Non ha però sciolto i tanti dubbi, né svelato i mandanti dietro la mano del maggiordomo che aveva portato fuori dall’appartamento papale i documenti. Carte e non solo, come emerge dal briefing di padre Federico Lombardi sulla sentenza di rinvio a giudizio del giudice istruttore Piero Bonnet, e sulla requisitoria del promotore di giustizia Nicola Picardi. La prima cosa che salta agli occhi è che ci sono delle semplici sigle. Ma chi si cela dietro le lettere dell’alfabeto A, W e X presentate ieri nellistruttoria sui Vatileaks, il caso delle carte trafugate dalla scrivania del Papa, non è ancora dato sapere. E le sigle B e M, ad esempio, appartengono solo ai nomi dei testi ascoltati, o anche ai presunti

corvi?

L’ASSEGNO, LA PEPITA E LENEIDE

A casa dell’addetto di camera sono stati ritrovati un assegno di 100mila euro intestato a Santidad Papa Benedicto XVI”,

datato 26 marzo 2012, proveniente dall’Universitad San Antonio di Guadalupe; una pepita presunta d’oro, indirizzata a Sua Santità e proveniente dal Perù; e un’edizione dellEneide stampata a Venezia nel 1581, dono a Sua Santità delle Famiglie di Pomezia”. «Nella degenerazione del mio disordine è potuto capitare anche questo — ha spiegato Paolo Gabriele al giudice — ero lincaricato di portare alcuni doni presso il magazzino». Sull’assegno, l’avvocato del maggiordomo, Carlo Fusco, ha detto ieri che il suo assistito non sapeva di avere in casa un titolo non trasferibile intestato al Papa e quindi «non ha neanche mai lontanamente pensato di incassarlo». Trovati anche altri 37 documenti nell’abitazione di cui l’addetto di camera poteva disporre a Castelgandolfo, nel periodo in cui il Papa è in vacanza.

L’INFORMATICO AMICO DEL MAGGIORDOMO

Con il maggiordomo infedele è stato rinviato a giudizio anche un analista programmatore della Segreteria di Stato vaticana, Claudio Sciarpelletti. All’uomo, che frequentava Paolo Gabriele anche con la famiglia, è stata trovata in ufficio dalla Gendarmeria una busta a nome del maggiordomo con alcuni documenti che avrebbero poi composto uno dei capitoli del libro di Gianluigi Nuzzi “Sua Santità”.

Il nome del maggiordomo è stato indicato dai due magistrati come quello della fonte principale del giornalista. Sciarpelletti era stato arrestato il 25 maggio scorso, aveva detto di essersi del tutto dimenticato della busta ed è stato rilasciato il giorno dopo in libertà provvisoria. Il suo ruolo viene definito come marginale e non viene ritenuto complice di Gabriele.

IL PROCESSO E I NUOVI CORVI

Entrambi dovrebbero essere sottoposti a un processo penale in autunno. La pena prevista per il reato per cui è imputato il maggiordomo (furto aggravato)arriva a un massimo di 6 anni, salvo lintervento di grazia da parte di Benedetto XVI. Poco rischia invece limpiegato informatico. Lombardi ha ammesso l’esistenza di nuovi corvi: «Non si può dire che Paolo Gabriele fosse l’unico a far uscire documenti sottratti. Alcuni infatti sono stati dati a giornalisti quando il maggiordomo era in arresto».

UN MISTERIOSO PADRE SPIRITUALE

Nel dispositivo della sentenza viene menzionata una serie di testimoni che compaiono con i nomi siglati. Per rispetto della riservatezza, viene detto. È il caso del padre spirituale del maggiordomo, tale B, il quale, alcuni giorni dopo linchiesta, disse di aver bruciato i documenti di Paolo Gabriele. Il maggiordomo rivelò infatti di aver dato anche a B «fotocopia dei documenti consegnati a Nuzzi» in una scatola con lo stemma pontificio. «Ho distrutto i documenti — ha spiegato B — perché queste documentazioni erano frutto di un’attività non onesta».

UNA RIUNIONE DRAMMATICA CON PADRE GEORG

Il lunedì successivo all’uscita del libro si tenne in Vaticano una riunione della famiglia pontificia” alla quale parteciparono monsignor Georg Gaenswein, laltro segretario del Papa, il monsignore maltese Alfred Xuereb, la suora laica consacrata Birgit Wansing, aiutante del Pontefice, le quattro Memores Domini che sbrigano le faccende nell’Appartamento, e il maggiordomo Paolo Gabriele. A questultimo padre Georg indicò alcuni documenti non ancora usciti dall’ufficio, tra i quali vi erano due lettere che l’addetto di camera aveva certamente avuto tra le mani, poiché era stato incaricato di preparare la risposta. E quando monsignor Gaenswein gli fece notare davanti a tutti che questo creava un forte sospetto nei suoi confronti, il maggiordomo negò decisamente. Due giorni dopo, quando Gabriele fu arrestato, padre Georg gli comunila sospensione ad cautelam. Il maggiordomo rispose che era stato trovato il capro espiatorio.

IL MOVENTE: UNO SHOCK MEDIATICO

Gabriele ha spiegato ai magistrati che oltre a un personale interesse per lintelligence, riteneva che «il Sommo Pontefice non fosse correttamente informato». E ha aggiunto: «Vedendo male e corruzione dappertutto nella Chiesa, ero sicuro che uno shock, anche mediatico, avrebbe potuto essere salutare per riportare la Chiesa nel suo giusto binario. Pensavo che nella Chiesa questo ruolo fosse proprio dello Spirito Santo, di cui mi sentivo in certa maniera infiltrato». L’addetto di camera individuò così il giornalista Nuzzi. Lo andò a trovare nella redazione romana de La7, e poi nel suo appartamento in viale Angelico dove avvenne la consegna delle carte.

LA PERIZIA PSICHIATRICA

I magistrati hanno disposto una perizia psicologico-psichiatrica sul maggiordomo: «La condizione personologica riscontrata non configura un disturbo di mente». Paolo Gabriele, dotato di un’intelligenza semplice, non sarebbe comunque in grado di comprendere appieno la delicatezza del suo incarico.