«Dobbiamo pensare che papa Francesco è simbolo di una grande riforma della Chies

 

intervista a Frei Betto a cura di Gianfranco Monaca

 

Tempi di Fraternità” del maggio 2013

 

Frei Betto hai portato dei libri da diffondere. Di che si tratta?

 

«Ho lavorato per sei anni al libro Quell'uomchiamato Gesù. Sono i quattro Vangeli scritti come un romanzo. Il Vangelo è un libro scritto duemila anni fa: nelle comunità di base la gente non ha né il tempo né la testa per fare dei corsi biblici. Mi sono basato sulla bibliografia dei critici più attuali e ho viaggiato in Giudea, Samaria e Galilea, poi ho completato con la fantasia il racconto evangelico. Un esempio. Nel vangelo di Giovanni si racconta che Gesù è andato a una festa di matrimonio nel villaggio di Cana con Maria e i discepoli. Le ricerche mostrano come era il matrimoninel rito giudaico di quell'epoca, e dicono che tutti ballavano in questa festa. Né le mie ricerche né i vangeli dicono che Gesù ha ballato, ma essendo celibe certamente ha ballato: perciò in questo romanzo lui balla».

 

Ci sono fatti nuovi nella Chiesa. Che te ne pare?

«Voglio  raccontare  un'altra  storia,  chtutti  conoscono  meglio  di me.  Il sistema  di produzione dell'Europa occidentale, fino al dodicesimo secolo, era un sistema feudale. Gli alimenti venivano dai servi  della  gleba,  e i beni  materiali  dagli  artigiani.  Gli abiterano  un prodotto  artigianale.  Nel dodicesimo secolo un italiano chiamato Bernardone ha creato una manifattura di tessuti. Bernardone è un pioniere del sistema capitalista. Importava i prodotti per la tintoria dalla Francia, che era un'area metropolitana.

In omaggio a questa, ha dato al figlio il nome di France sco, cioè "il Francese", come se uno, per ammirazione  degli  Stati  Uniti,  chiamasse  ifiglio  George  Bush  o Barak  Obama.  Il  figlio  di Bernardone  an in guerra,  tornò  ferito  e fece una sceltradicale  in favore  della pace. Aveva percepito  che la manifattura  di papà produceva  miseria,  perché, se possedeva  una macchinche faceva i tessuti in serie, questi costavano meno di quelli prodotti dagli artigiani. Francesco  denunciò questo sistema produttivo: Francesco è un pioniere della critica al capitalismo. In più, si è schierato dalla parte delle vittime del capitalismo ed è diventato povero con i poveri».

 

Stai pensando al nuovo papa?

«Ora, quando un papa prende il nome di Francesco, significa qualcosa. Mai un papa si era chiamato Francesco, come nessun papa si è mai chiamato Pietro secondo, e speriamo che non capiti mai, perché, dice Nostradamus, quando un papa si chiamerà Pietro secondo il mondo finirà. Nessun papa si è chiamato col nome dell'evangelista Matteo né col nome dell'evangelista Luca; forse c'è stato un papa di nome Marco, ma ventiquattro col nome di Giovanni, senonché uno non è canonico, per cui l'ultimo è stato Giovanni XXIII. Sappiamo ciò che è accaduto nell'ultimo Conclave. Il cardinale Bergoglio sedeva accanto al cardinale Claudio Ruiz, brasiliano, con cui ha lavorato per quindici anni, vescovo della regione industriale di San Paolo come incaricato della pastorale operaia. Dom Claudio ha raccontato che, quando Bergoglio ha capito di essere eletto, lui si è alzato, lo ha abbracciato e baciato, e Bergoglio gli ha chiesto "Che nome prendo?". Dom Claudio, che è francescano ed è un uomo che ha fatto la scelta dei poveri, gli ha suggerito il nome Francesco. Ora abbiamo un papa molto ecumenico, perché è gesuita, ha adottato un nome francescano, e si veste con la divisa da domenicano, che è la mia divisa».

 

Che messaggio ha voluto dare papa Francesco?

«Questo nome ha cinque significati: quello della pace, la critica del sistema produttivo che genera la miseria, l'opzione per i poveri, poi san Francesco è il patrono dell'ecologia, dell'amore per la natura, tema attualissimo, e in ultimo luogo Francesco, nella chiesa di San Damiano, ha sentito Gesù chiedergli di ricostruire la Chiesa. Lui ha preso alla lettera questo comando e ha ricostruito la chiesa di pietre, poi ha capito che questa richiesta era molto più ampia: si trattava di ricostruire la Chiesa Cattolica, che era molto corrotta e che aveva raggiunto il vertice della corruzione nel periodo di Innocenzo III. Francesco non è mai stato ordinato sacerdote, ma ha creato un movimento nel periodo in cui la Chiesa produceva molti gruppi dissidenti, che per equivoco erano chiamati "eretici". Non c'era niente di eretico, semplicemente criticavano la Chiesa per amore del Vangel.

 

Un messaggio politico, dunque?

«Francesco nel 1209 va a Roma a chiedere l'autorizzazione per questo movimento, e il papa concede l'autorizzazione. Era un politico intelligente: prima che il papa condannasse anche lui come eretico, come aveva fatto con Pietro Valdo e gli altri, è andato a chiedere la benedizione papale. Innocenzo III è morto nel 1216; un cardinale francese che aveva preso parte al suo funerale racconta di essere stato molto impressionato del lusso di cui il cadavere era coperto, dell'oro, dei gioielli che erano graditi a Innocenzo III: dato che le esequie di un papa durano diversi giorni, e di notte la basilica di San Pietro era rimasta deserta, sono entrati i ladri e hanno lasciato il cadavere letteralmente nudo. Ma nella basilica era presente una persona che i ladri non hanno visto, e che era Francesco. Francesco allora si è tolto la sua veste francescana per coprire il corpo del papa. Si tratta certamente di una leggenda, ma è molto interessante perché racconta la seconda spogliazione di Francesco. Con la prima aveva rifiutato i vestiti fabbricati dal padre e con la seconda aveva coperto la nudità del papa. L'altro significato del nome Francesco è Francesco Saverio. Gesuita come il papa attuale, era andato a evangelizzaril Giappone e l'India. Noi siamo attualmente in un periodo storico molto simile a quello del XVI secolo. Che fare? Cinquant'anni fa la Chiesa ha promosso il Concilio Vaticano II, e sono cinquant'anni che aspettiamo che questo Concilio sia messo in pratica».

 

Una politica diversa, dunque?

«Si conosce la storia: il papa GiovannXXIII annunciò  questo Concilio senza consultare la Curia romana. Era molto amico del vescovo brasiliano Helder Camara, il pioniere dell'opzione per i poveri nella chiesa del ventesimo secolo. Un giorno Helder Camara è andato a parlare con Giovanni XXIII e gli ha chiesto perché i buoni teologi non erano stati invitati a questo Concilio, facendo alcuni nomi: Congar, De Lubac, Ratzinger (un buon teologo tedesco progressista), Urs von Balthasar, il collega di Ratzinger Hans Küng, nessuno dei quali era stato invitato al Concilio.

Giovanni  XXIIrispose  a dom Helder:  "Già è stato così  difficile  convocare  un Concilio  senza consultare la Curia, che non mi sento in condizione di invitare questi teologi, perché sento che la Curia andrà molto in collera."

Anche dom Helder era un politico molto abile, e ha fatto al papa una proposta. Ecco l'accaduto: in quella settimana  il papa doveva ricevere in udienza i cardinali della Curia, mettiamo il giovedì alle cinque del pomeriggio. La segreteria papale aveva fissato per dom Helder una udienza del papa alle sei del pomeriggio di quello stesso giorno, senonché dom Helder arri alle quattro e mezza, e subito dopo arrivarono i cardinali della Curia per l'udienza delle cinque.

Quando il papa apre la porta per ricevere la Curia, vede dom Helder che era previsto solo per le sei, e lo chiama. "Entri, entri!". Dom Helder aveva molte carte sotto il braccio, e rimase accanto al papa durante  l'udienza  dei cardinali.  Ad un certo momento  lasciò  che le carte cadessero  per  terra, e Giovanni XXIII chiese di che carte si trattasse. "Mah, sono soltanto i nomi di alcuni teologi che vengo a suggerire perché siano invitati al Concilio". "Allora la prego di leggerli - disse il papa - di che nomi si tratta?" "Hans Küng, Congar, Chenu...". "È ovvio che devono essere invitati" esclamò il papa. E fu così che furono invitati».

 

Quali sono i nodi da sciogliere?

«Il primo è la sessuali. I verbali del Concilio oggi sono pubblici, e sappiamo  che il vescovo di Cracovia,  Karol Wojtyla, nelle Commissioni  ha sempre votato con i più conservatori,  il che spiega come nei ventisei anni del suo pontificato non ha mai messo in pratica il Concilio. C'è un argomento nella Chiesa  che resta congelato  dal tempo del Concilio  di Trento,  cioè dal 1500,  e si chiama Teologia  Morale:  è il tema della sessualità.  In Concilio  c'è stato umovimento  per riaprire  un dibattito su questo argomento, ma i conservatori si sono organizzati e lo hanno impedito. La vita è l'ironia della storia, e riguarda il cardinale francese Jean Daniélou, che anni dopo è morto improvvisamente  nella camera  di una prostituta  a Parigima era stato il leader del gruppo che aveva impedito che si toccasse l'argomento sessuali».

 

Poi?

«La questione della donna. Voglio ricordare qualche punto della dottrina ufficiale. Nella teologia scolastica c una questione classica: può uno schiavo essere sacerdote? Sì, se è stato reso libero, perché lo schiavo è un uomo e come tale gode della pienezza della natura umana. Qui viene la seconda domanda: può una donna libera essere sacerdote? No, perché la donna è ontologicamernte inferiore all'uomo e non gode della pienezza della natura umana e nemmeno del pieno dominio della ragione. Questo è un testo della dottrina ufficiale della Chiesa, non è un mio discorso. La donna non ha il pieno dominio della ragione, come i bambini e i pazzi.

Una coppia sposata religiosamente e civilmente può avere rapporti sessuali, ma a condizione che tale rapporto sia destinato alla procreazione. Se è per il piacere, no. È lussuria. Ho sentito un professore di teologia morale dire a questo proposito: "Questo non è teologia, è zoologia"Ma anche in zoologia  i mammiferi  hanno delle manifestazioni  fisiche di affetto. Gli unici animali  che hanno rapporti sessuali solo per la procreazione sono i rettili».

 

Tu parli spesso di ipocrisia. Perché?

«Questo è l'ipocrisia, dividere ciò che si predica da ciò che si vive.

Benedetto XVI diceva che la Chiesa è piena di ipocrisia: è una cosa forte se la dico io, ma se la dice un papa è ancora più forte. Ho l'impressione che dicendo questo si è tolto un peso enorme dalle spalle, e le critiche che ha fatto alla Chiesa e alla Curia sono molto forti. Nell'ultima settimana di febbraio Benedetto XVI ha fatto per la Chiesa molto più di quanto aveva fatto in otto anni, e ha messo fine alla papolatria, all'idolatria del papa, come se il papa fosse Dio in terra, che è un'affermazione di san Giovanni Bosco ed è un'affermazione eretica; ma quando si fa un'affermazione eretica a favore del potere non si viene mai condannati dal potere.

 La Chiesa dice che è proibito usare il preservativo, anche se ciò produce l'AIDS dovunque. Paolo VI ha cercato di aprire in Concilio il dibattito sulla malattia sociale, con l'aiuto di una persona ottima come Bernhard Häring e ha deciso di trattare l'argomento in un'enciclica, ma Paolo VI era una personalità debole e la Curia è riuscita a imporsi su di lui: il risultato è l'enciclica Humanae vitae, che ha bloccato questo tema. Giovanni Paolo II non aveva alcun interesse a toccare l'argomento e, quando si è manifestato lo scandalo della pedofilia, l'orientamento era di coprire. Roma ha coperto lo scandalo fin quando hanno cominciato ad essere coinvolti vescovi e cardinali».

 

Hai in mente altri nodi da sciogliere?

«Poi c'è la corruzione finanziaria, che ha prodotto dei suicidi sotto i ponti di Londra.

 Vi do anche una versione del caso di Giovanni Paolo I, papa Luciani, che mi è stata confidata da un cardinale. Il cardinale di Chicago ha intestato un conto bancario di 50.000 dollari a una sua nipote; Paolo VI lo voleva trasferire da Chicago ma il cardinale Baggio, presidente della Congregazione dei vescovi, si è opposto dicendo che la stampa documentava la corruzione del cardinale, ma che se si trasferiva quello di Chicago avrebbero accusato quello di Parigi, quello di San Paolo, e si sarebbe dovuto correre dietro a tutte queste denunce. Paolo VI non trasferì il cardinale di Chicago, ma tre mesi dopo papa Luciani invitò a cena il cardinale Baggio ed ebbero un colloquio molto difficile: il papa non riuscì a convincerlo a trasferire il cardinale di Chicago e Baggio se ne andò. Il papa rient nella sua camera, prese il telefono e chiamò il cardinale Martini a Milano. Disse di avere la tachicardia e raccontò a Martini la discussione che aveva avuto con Baggio. In quella notte il papa morì. Martini raccontò questo a un altro cardinale, che lo ha raccontato a me. Dato che non intendo rivelare i lnome di questo cardinale, e che anche Martini è morto, io vi trasmetto questa versione».

Che cosa ti aspetti dunque da questo nuovo papa?

«Ora noi dobbiamo pensare che papa Francesco è simbolo di una grande riforma nella Chiesa.

Subito dopo l'elezione, il cardinale Claudio Ruiz, del Brasile, ha dichiarato a Roma che ci sarà una

riforma della Curia romana. Ruiz è un uomo che misura molto le parole e non avrebbe mai detto

queste cose se non fosse stato autorizzato dal papa, perciò c'è speranza che ci sarà una riforma della

Curia. Ma ci aspettiamo molto più da questo papa: il Concilio parla di una gestione collegiale della

Chiesa. Il papato è l'unica monarchia assoluta che resta in Occidente. In Oriente c'è quella

dell'Arabia Saudita. A lui piacerebbe molto che il papa non fosse più un capo di Stato e chiudesse

tutte le nunziature, che oggi hanno più potere delle conferenze episcopali, e ricordo che durante il

pontificato di Paolo VI in Brasile la nunziatura non contava niente, mentre oggi interferisce nelle

decisioni delle chiese nazionali. Sarebbe molto buona cosa se il papa valorizzasse i presidenti delle

conferenze episcopali delle chiese nazionali e i sinodi dei vescovi e che creasse un sinodo dei laici,

secondo la Lumen Gentium che è una delle principali costituzioni del Concilio Vaticano II».

Tu hai conosciuto sulla tua pelle le dittature militari in America Latina. Ne parli nel tuo libro

"Battesimo di sangue". Che cosa pensi del ruolo del cardinale Bergoglio in Argentina negli

anni della dittatura?

«Io sto alla parola del premio Nobel per la Pace Perez Esquivel: dice che in primo luogo Bergoglio

non era ancora vescovo, era superiore dei Gesuiti, e non ha peccato per partecipazione alla politica

della Giunta militare; può darsi che talvolta abbia peccato per omissione, ma certamente ha lavorato

dietro le quinte favorendo i perseguitati Non esiste alcuna prova che lui personalmente abbia

appoggiato la dittatura, come invece ha fatto l'insieme della Chiesa argentina».

Quando, dopo l'elezione al pontificato, in Italia questo interrogativo si è posto, la Radio Vaticana

ha liquidato velocemente la questione come una campagna di anticlericalismo di sinistra. Che

cosa ne pensi?

«In primo luogo non so dove la Radio Vaticana abbia incontrato la sinistra, visto che in Europa la

sinistra non esiste più. In America Latina sì, ma non in Europa. In secondo luogo, l'anticlericalismo

oggi sta molto più nel razionalismo scientifico che non in quella che si chiama sinistra. Io trovo che

il dubbio venga sollevato legittimamente da tutti coloro che difendono i diritti umani».

Un cristiano può essere anticlericale?

«Sì, trovo che può: un cristiano non solo può, ma direi di più, un cristiano nell'attuale struttura della

Chiesa DEVE essere anticlericale, perché la Chiesa non sono solo i preti; la Chiesa sono soprattutto

i nuovi laici che non sono chiamati "padri", sono "fratelli", come san Francesco, che non è mai

diventato prete».