Minacce della Grande Trasformazione

 

di LeonardoBoff

 

(I – II – III)

 

lunedì, 25 agosto 2014

 

Ricevuto dall’autore e tradotto da Romano Baraglia

La grande trasformazione consiste nel passaggio da una economia di mercato alla società di mercato. Voglio dire, una società con mercato per una società solo di mercato Il mercato è sempre esistito nella storia dell’umanità, ma mai una società di solo mercato, cioè una società che colloca l’economia come l’asse strutturante unico dell’intera vita sociale, sottomettendo ad essa la politica e annullando l’etica. Tutto è merce, anche le cose sacre.

Non si tratta di qualsiasi tipo di mercato. È il mercato che si regge attraverso la competizione e non attraverso la cooperazione. Quello che conta è il beneficio economico individuale o corporativo e non il bene comune di tutta la società. Generalmente questo beneficio viene raggiunto a costo di devastazioni della natura e di gestione perversa delle diseguaglianze sociali. In questo senso la tesi di Thomas Piketty in “Il capitale nel secolo 21º” è inconfutabile.

Il mercato deve essere libero, pertanto, rifiuta controlli e vede lo Stato come il suo grande impedimento, la cui missione, sappiamo, è ordinare con leggi e norme la società, anche il campo il economico e coordinare la ricerca comune del bene comune. La Grande Trasformazione postula uno stato minimo, limitato praticamente alle questioni legate alle infrastrutture della società, al fisco, mantenuto il più basso possibile e alla sicurezza. Tutto il resto deve essere ricercato nel mercato, pagando.

Il genio della mercantilizzazione di tutto è penetrato in tutti i settori della società. La salute, l’educazione, le sport, il mondo delle arti e dell’intrattenimento e persino importanti gruppi di chiesa e di religione. Queste incorporano la logica del mercato: la creazione di una massa enorme di consumatori di beni simbolici, chiese povere in spirito, ma ricche quanto a mezzi di fare soldi. Non raramente nello stesso plesso funziona un tempio e accanto ad esso uno shopping. Infine si tratta sempre della stessa cosa: porta via rendite sia con beni materiali sia con beni “spirituali”.

Chi ha studiato in dettaglio questo processo distruttore è stato lo storico dell’economia, l’Ungaro-nord-americano Karl Polanyi (1886-1964). Lui ha coniato l’espressione la Grande Trasformazione, titolo di un libro scritto prima della seconda guerra mondiale nel 1944. Allora la sua opera non meritò particolari attenzioni. Oggi, quando le sue tesi vengono confermandosi ad una ad una, è diventato lettura obbligatoria per tutti coloro che si propongono di capire quello che sta succedendo nel campo dell’economia con ripercussioni in tutti gli ambiti dell’attività umana, non esclusa quella religiosa. Sospettiamo che lo stesso Papa Francesco si sia ispirato a Polanyi per criticare l’attuale mercantilizzazione di tutto persino degli esseri umani e dei loro organi.

Questa forma di organizzare la società intorno agli interessi economici del mercato ha spaccato l’umanità da cima a fondo: una fossa enorme si è creata tra i pochi ricchi e molti poveri. È stata gestita una spaventosa sociale ingiustizia sociale con moltitudini trattate come materiale usa e getta, ’olio esausto, non più interessante per il mercato: producono quote risibili e non consumano quasi niente.

Simultaneamente la Grande Trasformazione della società in mercato ha creato anche una iniqua ingiustizia ecologica. Nell’ansia di accumulare, sono state sfruttate in forma predatoria beni e servizi della natura devastando interi ecosistemi, contaminando suoli, acque, aria e alimenti, senza nessun’altra considerazione etica sociale o sanitaria.

Un progetto di questa portata dell’accumulazione illimitata, non è supportato da un pianeta limitato, piccolo, vecchio e malato. Ecco che è sorto un problema sistemico, dal quale gli economisti di questo indirizzo economia raramente si riferiscono: sono stati raggiunti i limiti fisico-chimici-ecologici del pianeta Terra. Tale fatto rende difficile se non addirittura impossibile la riproduzione del sistema che esige una Terra piena di “risorse” (beni e servizi o, nel linguaggio degli indigeni “regalie”).

A continuare in questa direzione potremo sperimentare come già lo stiamo sperimentando, le reazioni violente della Terra. Siccome è un ente vivo che si autoregola, reagisce per mantenere il suo equilibrio raggiunto attraverso eventi estremi, terremoti, tsunami, e una completa imprevedibilità del clima. Questa Trasformazione, per sua logica interna, sta diventando biocida, ecocida e geocida. Distrugge sistematicamente le basi che sostentano la vita. La vita corre il rischio della specie umana può sia attraverso le armi di distruzione ma di massa esistenti sia per il caos ecologico, scomparire dalla faccia della terra. Sarebbe la conseguenza della nostra irresponsabilità e della totale mancanza di cura per tutto quello esiste e vive.

Minacce della grande trasformazione (II)

Leonardo Boff, Teologo/Filosofo
Ricevuto dall’autore e tradotto da Romano Baraglia

In un articolo precedente abbiamo analizzato le minacce che ci comporta la trasformazione dell’economia di mercato in società di mercato con una doppia ingiustizia che porta con sé: quella sociale e quella ecologica. Adesso vorremmo trattenerci sulla sua incidenza nell’ambito dell’ecologia presa nella sua più vasta accezione, ambientale, sociale, mentale e integrale. Constatiamo un fatto singolare: nella misura in cui crescono i danni alla natura che interessano sempre di più le società e la qualità della vita, cresce simultaneamente che, nell’ordine del 90%, tali danni si attribuiscano all’avidità irresponsabile e irrazionale degli esseri umani, e più specificamente, a quelle elités di potere economico, politico, culturale e mediatico che si costituiscono in grandi corporazioni multilaterali e che hanno assunto per conto loro i destini del mondo. Dobbiamo fare con urgenza qualcosa che interrompa questo percorso verso il precipizio. Come avverte la Carta della Terra: “O facciamo un’alleanza globale per aver cura della terra e degli altri, oppure rischiamo la nostra distruzione e quella della diversità della vita” (Preambolo).

La questione ecologica, specialmente dopo la Relazione del Club di Roma del 1972 dal titolo “I limiti dello sviluppo”, ha reso centrale il tema della politica, delle preoccupazioni della comunità scientifica mondiale, e dei gruppi più all’avanguardia e preoccupati per il futuro comune. Il punto focale delle questioni si è spostato dalla crescita/sviluppo sostenibile (impossibile dentro l’economia di mercato libero) verso la sostenibilità di tutta la vita. In primo luogo bisogna garantire la sostenibilità del Pianeta Terra, dei suoi ecosistemi, delle condizioni naturali che rendono possibile la continuità della vita. Soltanto garantite queste precondizioni, si può parlare di società sostenibile, di sviluppo sostenibile o di qualsiasi altra attività che voglia esprimersi con queste caratteristiche.

La visione degli astronauti ha rinforzato la nuova coscienza. Dalle loro navi spaziali o dalla Luna si resero conto che Terra e Umanità formano una unica entità. Esse non stanno separate e nemmeno giustapposte. L’Umanità è una espressione della Terra, la sua parte cosciente, intelligente è responsabile della preservazione delle condizioni della continuità della vita. In nome di questa coscienza e di questa urgenza, è sorto il principio di responsabilità (Hans Jonas), il principio cura (Boff e altri), il principio sostenibilità (Relazione Brundland), il principio interdipendenza o principio cooperazione (Heinsenberg/Wilson/Swimme/Morin/Capra), il principio prevenzione/precauzione (Carta di Rio de Janeiro del 1992 dell’ONU), principio compassione (Schoppenhauer/Dalai Lama) e il principio terra (Lovelock e Evo Morales).

La riflessione ecologica è diventata più complessa. Non può essere ridotta a pura preservazione dell’ambiente. La totalità del sistema è in gioco. E così è sorta un’ecologia ambientale che ha come meta la qualità della vita; un’ecologia sociale che tende alla sostenibilità della vita e una linea di sobrietà condivisa (produzione, distribuzione, consumo e trattamento dei rifiuti), l’ecologia mentale che si propone di sradicare preconcetti e visioni del mondo, ostili alla vita e formulare un nuovo design civilizzatorio, base di principi e valori per una nuova forma di abitare la Casa Comune, e infine una ecologia integrale che si rende conto che la terra è parte di un universo in evoluzione e che dobbiamo vivere in armonia con il Tutto, che è uno, complesso e attraversato da energie che sostengono la vitalità della terra (e carico di significato-propositi?)

Si è creata una griglia teorica, capace di orientare il pensiero e le pratiche amichevoli della vita, dunque diventa evidente che l’ecologia più che una tecnica di gestione di beni e servizi scarsi rappresenta un’arte, una nuova forma di relazionamento con la vita, la natura e la terra e la scoperta della missione dell’essere umano nel processo cosmogenico e nell’insieme degli esseri: curare e preservare.

Per tutte le parti del mondo sono sorti movimenti, istituzioni, organismi, ONG, centri di ricerche, ciascuno con peculiarità. Chi si preoccupa di foreste, chi di oceani, chi di come preservare la biodiversità, chi di specie in estinzione, chi di ecosistemi diversi, chi di acque e suoli, che di sementi e produzione organica. Tra noi questi movimenti dobbiamo enfatizzare Greenpeace per la perseveranza e coraggio di affrontare, anche correndo rischi, coloro che minacciano la vità e l’equilibrio della Madre Terra.

La stessa ONU ha creato una serie di istituzioni che hanno lo scopo di monitorare lo stato della terra. Le principali sono PNUMA, la FAO e il IPPC e tante altre.

Questa grande trasformazione della coscienza produce un cammino a ostacoli, necessario per fondare un nuovo paradigma, capace di trasformare l’eventuale tragedia ecologico-sociale in una crisi di passaggio che ci permetterà un salto di qualità verso un livello più elevato di relazioni amichevoli con la terra e l’umanità. Se non assumiamo questo compito, il futuro comune è minacciato.

Promesse della Grande Trasformazione (III)

Leonardo Boff, Teologo/Filosofo
Ricevuto dall’autore e tradotto da Romano Baraglia

Per avviare un altro tipo di Grande Trasformazione che ci restituisca la società col mercato e elimini la deleteria società unicamente di mercato, abbiamo bisogno di fare alcuni cambiamenti di rotta che non possiamo assolutamente rimandare. La maggioranza di questi già sono avviati ma hanno bisogno di essere rinforzati. È importante passare:

dal paradigma Impero, in vigore da secoli, al paradigma Comunità della Terra;

da una società industriale che rapina i beni naturali e stressa le relazioni sociali, a una società di sostegno di tutto ciò che è vita;

dalla Terra intesa come mezzo di produzione e vetrina di risorse vendibili e sfruttabili, a una Terra come Ente vivo, chiamato Gaia, Pacha Mama e Madre Terra;

dall’era tecnozoica che ha devastato gran parte della biosfera, all’era ecozoica attraverso la quale tutti i saperi e le attività si ecologizzano e insieme operano per la salvaguardia della vita;

dalla logica della competizione: basata sul vinci-perdi che mette una persona contro l’altra, verso una logica di cooperazione del vinci-vinci che riunisce e fortifica la solidarietà tra tutti;

dal capitale materiale sempre limitato e inesauribile, verso il capitale spirituale e umano illimitato, fatto di amore, solidarietà, rispetto, compassione e da una confraternizzazione con tutti gli esseri della comunità di vita;

da una società antropocentrica, separata dalla natura, verso una società biocentrata che si sente parte della natura e cerca di sintonizzare il suo comportamento con la logica del processo cosmogenico che si caratterizza per la sinergia, per la interdipendenza di tutti con tutti e per la cooperazione.

Quanto pericolosa è la Grande Trasformazione della società di mercato, altrettanto pregna di promesse è la Grande Trasformazione della coscienza. Trionfa quell’insieme di visioni, valori e principi che più sono capaci di aggregare le persone umane e meglio proiettano un orizzonte di speranza per tutti. Questa sicuramente la Grande Trasformazione delle menti dei cuori a cui si riferisce la Carta della Terra. Siamo in attesa che si consolidi, che guadagni sempre più spazio nella coscienza con pratiche alternative fino ad assumere l’egemonia della nostra storia.

Abbiamo la Carta della Terra, documento sopra citato per il suo alto valore di ispirazione e generatore di speranza. Questo documento è frutto di una vasta consultazione dei più distinti settori delle società mondiali, dai popoli indigeni e dalle tradizioni religiose e spirituali fino a rinomati centri di ricerca. La sua stesura è stata animata specialmente da Mikhail Gorbaciov, Stephen Rockfeller e l’ex primo ministro della Olanda Lubbers, Maurice Strong, sottosegretario dell’Onu e Miriam Vilela, brasiliana che, sin dall’inizio coordina i lavori e dirige il Centro in Costa Rica. Io stesso faccio parte del gruppo e ho collaborato alla redazione del documento finale e alla sua diffusione nei limiti del possibile.

Dopo otto anni di intenso lavoro e di incontri frequenti nei vari continenti, è nato un documento piccolo ma denso che incorpora il meglio della nuova visione nata dalle scienze della Terra e della Vita. Lì si tracciano principi e si elaborano valori nell’arco di una visione olistica dell’ecologia, che possono effettivamente additare un cammino promettente per l’umanità presente e futura. Approvato nel 2001, è stato assunto ufficialmente nel 2003 dall’UNESCO come uno dei materiali educativi più ispiratori del nuovo millennio.

La centrale idroelettrica Itaipu-Binazionale, la più grande del genere nel mondo, ha preso a serio le proposte della Carta della Terra e i suoi due direttori Jorge-Samek e Nelton Freidrish hanno ottenuto il coinvolgimento di 29 municipi che si affacciano sul grande lago dove vive circa 1 milione di persone. Hanno dato inizio di fatto ad una Grande Trasformazione.

Ivi si realizza effettivamente la sostenibilità e si applica la cura e la responsabilità collettiva in tutti i municipi e in tutti gli ambiti, mostrando che anche dentro il vecchio ordine di far maturare il nuovo perché le persone stesse vivono già adesso quello che vogliono per gli altri.

Se concretizzeremo il sogno della Terra, questa non sarà più condannata a essere per la maggioranza dell’umanità una valle di lacrime e una Via sacra di sofferenze. Essa può essere trasformata in una montagna di beatitudine compatibile con la nostra sofferta esistenza e una piccola anticipazione della trasfigurazione del Tabor. Perché questo avvenga non basta sognare. Occorre praticare