Fede, dubbi ed incertezze

 

Di Franco Barbero

 

In “cdb informa” n° 45 dicembre 2009

 

Le domande sulla fede che le ragazze e i ragazzi del Gruppo Primavera di Rivalta hanno posto a don Franco Barbero. Dubbi ed incertezze che  non sono solo dei giovani, ma anche della ricerca religiosa degli adulti

Sbobinatura non rivista dall’autore

 

Aldina   Questi ragazzi e ragazze, stanno crescendo ed iniziano a farsi tante domande perché cominciano ad avere uno spirito critico, come è giusto che sia per la loro età, quindi i nostri incontri spesso deviano un po’ da quello che era il programma originale perché magari prepariamo l’incontro in un certo modo e poi vengono fuori delle domande, perché ci sono tanti dubbi rispetto alla fede: Dio esiste? se non esiste allora Gesù è esistito o no? faceva miracoli? Se uno legge i testi in maniera letterale ci sono delle cose che lasciano interdetti, delle cose che nessuno di noi ha mai visto. Ci sono tante domande rispetto a questo, ci sono dubbi sulla fede, sul Vangelo: chi l’ha scritto, se è tutto inventato, qual è la verità …

Franco   Io vorrei dirvi una cosa bellissima che tesse l’elogio del vostro Gruppo. Sapete qual è? Se voi foste stati in un gruppo che vi indottrina, che vi dice “è così e guai se tu hai un dubbio o la pensi diversamente”, avreste fatto un percorso di soffocazione della vostra libertà. Nel vostro Gruppo, invece, vedo con gioia che voi, crescendo come piccole donne e piccoli uomini, incominciate a fare un percorso bello che è quello di porsi le domande. Questo vorrei sottolineare perché alla televisione ci distraggono, ci indottrinano con le solite cose, la pubblicità o altro. Qui, invece, il lavoro che il Gruppo ha fatto in questi anni è stato di proporvi dei momenti di riflessione. E la cosa più sana che sta avvenendo è che voi adesso abbiate una testa autonoma, incominciate ad entrare in quella età della vita in cui, giustamente, vi ponete domande, anche radicali, molto profonde. E difatti quelle che tu elencavi sono domande profondissime, belle. Allora io vorrei constatare questa cosa felicissima: avete la libertà e la responsabilità di porvi le domande. Non bisogna censurare le domande, le domande non fanno paura, le domande fanno crescere. Cresciamo soltanto ponendoci delle domande. Le più radicali, le più varie. La seconda cosa, molto bella, è che, siccome voi non avete settant’anni come me, avrete davanti novant’anni per darvi le risposte, avete tutto il tempo per darvi le vostre risposte, per cercarle nel confronto. La Chiesa, le chiese, sono piene di gente che non pensa. Il Papa ha detto …, il Parroco ha detto … No, questo non funziona, perché bisogna avere qualcosa di personale! Può darsi anche partendo da quello, non sto dicendo che sia sbagliato. Bisogna, però, molto personalizzare, per poi avere delle convinzioni personali. La fede, se voi compirete la scelta di fede, è una scelta molto personale, di convinzione personale, che ha una dimensione comunitaria, ma non prescinde mai da una scelta di convinzione. Poi noi ci poniamo delle domande, le ascoltiamo, dialoghiamo. Non ho la pretesa, mi capite, di convincervi! Invece l’intento che ha il Gruppo è di dialogare, di portare delle motivazioni, delle riflessioni che  voi poi, in modo estremamente libero ed anche felice, elaborerete nel Gruppo, nei vari spazi della vita. Io vorrei partire da una cosa semplice, però. Almeno un dato è sicuro: che Gesù è esistito.

Ecco questo direi che è un dato di cui nessuno ha più dubbi. Gesù è stato un uomo. Vi consiglierei questo piccolo libro, magari un po’ impegnativo per qualcuno: “Gesù, ebreo di Galilea”. Gesù è nato in un villaggio estremamente piccolo che si chiamava Nazareth, nell’alta Galilea. Gli studi archeologici ce lo fanno vedere; poteva avere allora massimo settanta famiglie: immaginate una cosa piccolissima. Altra cosa che sappiamo con precisione è che Maria e Giuseppe erano due giovanotti. Quello che noi sappiamo è che Maria poteva avere tredici, quattordici anni. Il suo nome ebraico era Miriam, che poi è diventato Maria nella dizione greca, latina ed italiana. Loro hanno avuto cinque figli maschi di cui abbiamo i nomi nel Vangelo di Marco e poi hanno avuto delle figlie, non sappiamo se due o tre, ma certamente almeno due. Maria e Giuseppe sono stati i genitori di Gesù. Di un fratello di Gesù, Giacomo, abbiamo trovato la pietra sepolcrale. Chi ci ha aiutato molto in queste ricerche? L’archeologia, gli scavi archeologici. Quindi, della vita di Gesù alcune di queste cose sono certe e non solo queste. E’ certo che Gesù è stato ucciso, crocifisso perché era dalla parte dei poveri, perché non accettava i Sacerdoti del Tempio, non accettava il potere politico del Tempio. Gesù giovanissimo, certamente con un’età non superiore a trentacinque anni, è stato ucciso con la sorte i romani decretavano per le persone sovversive, ribelli alla volontà del governo: la crocifissione. Che cosa sappiamo di lui? Sappiamo che ha raccolto un gruppetto di gente, che è stato discepolo di un altro uomo, di cui abbiamo notizie, che si chiamava “il Battezzatore”.

Silvia F.    Dei fratelli e delle sorelle di Gesù, non mi sembra che la Bibbia ne parli o forse se ne parla poco.

Franco     La Bibbia ne parla, ma hai ragione quando dici che se ne parla poco. Se un giorno vi viene un dubbio bisogna avere un libro di storia di uno studioso di fama internazionale che ha raccolto tutti gli studi. Giuseppe Barbaglio che era mio amico, morto un anno e mezzo fa, ha dedicato, raccogliendo quarantamila lavori di studiosi di tutto il mondo, un capitolo sulla “carta d’identità” di Gesù. In Israele molti si chiamavano Gesù, era un nome molto diffuso, anche nel quartiere in cui abitava. Molti si chiamavano Gesuino, diminutivo. Era dunque un nome molto popolare. “Dio salva” era il nome. Come noi oggi abbiamo Salvatore, ci sono dei nomi molto comuni. Figlio di Giuseppe e di Maria, su cui ci sono molti testi. Uno di questi dice proprio che la mamma era Maria, nome della gloriosa tradizione ebraica portata dalla sorella di Mosè, che si chiamava appunto Maria, che appare in primo piano. Il padre invece è Giuseppe, menzionato poche volte e mai nel Vangelo di Marco. Il secondo evangelista, dando voce all’incredulità dei suoi contemporanei, collega Gesù alla madre: “non è forse il figlio di Maria?”. Matteo, Luca e il quarto Vangelo attestano l’interrogativo diverso: “non è costui il figlio del falegname?”. Quindi i vangeli non hanno nessun dubbio. Parlano di Maria, di Giuseppe, del figlio del falegname, del figlio di Giuseppe e anche di una famiglia numerosa, di cui faceva parte appunto Gesù. Alcuni traduttori, però, per non scandalizzare, hanno preferito tradurre le parole fratelli e sorelle di Gesù in “cugini”, anche perché, in seguito, hanno parlato della verginità di Maria e quindi non potevano dirci molto sulla famiglia storica di Gesù.

Fiorella   Non si sa, infatti, se Gesù era primogenito. Questo è anche un po’ un dubbio per gli storici.

Franco    Si dice infatti: “è il primo o il secondo nato?”. Sappiamo il nome dei fratelli, ma che sia lui il primo o il secondo è molto difficile da stabilire. Allora non c’era l’anagrafe, era già tanto se si conosceva il nome dei familiari. Quindi, Gesù è proprio un persona storica che ha lasciato quali tracce? Le sue grandi scelte di vita ad esempio. Anche se, dopo 1 anno e mezzo o 2 al massimo di vita pubblica, queste scelte lo hanno portato alla morte. Spesso molte persone mi chiedono se Gesù ha fatto molti miracoli. Gesù non ha fatto esattamente dei miracoli, ha fatto opere di liberazione. Ad esempio, egli trovava persone in difficoltà e diceva loro di farsi coraggio e di non lasciarsi “comandare” dagli altri ma di essere padroni della propria vita.

Francesca T.   Oggigiorno infatti se ci fossero delle persone così sarebbe un grande miracolo perché è molto difficile trovare gente come lui, che ha aiutato, ha dato la vita per altri.

Silvia F.   Molte persone dicono che Gesù era bravo, buono, però poi, come diceva Francesca, non fanno molto per essere come lui.

Franco   Avete entrambe usato il verbo giusto: aiutare, renderci conto che nella vita non esistiamo solo noi, ma proprio questa è una grande difficoltà. La difficoltà più grande della vita è proprio quella di superare l’egoismo. In Italia, ad esempio, noi stiamo molto bene: abbiamo una bella casa, genitori che ci vogliono bene, abbiamo la possibilità di studiare, arriviamo a casa ed abbiamo il pranzo garantito ma queste cose non sono mica scontate. Mezzo mondo non ha queste possibilità. Ma ancora oggi, purtroppo, l’Italia manda via i clandestini. Tornando nel loro paese queste persone rischiano di essere torturate, saranno prive di possibilità, le donne stuprate, i ragazzi buttati in mare. Quindi, la cosa più importante che Gesù ci insegna è aiutare, condividere, rendersi conto, fare quel poco che possiamo. Si può fare anche tanto, aiutare a non chiudere la nostra vita, a pensare solo a noi stessi e tu, Silvia, dicevi una cosa molto importante: che tanti si riferiscono a Gesù ma poi non imparano nulla dalla sua pratica. La cosa più importante della vita di Gesù è fare in modo che seguiamo il suo esempio. Il cristiano non è chi crede a tante cose, è colui che dice che Gesù ha vissuto cercando, nel suo tempo, con situazioni diverse, di interessarsi, sforzandosi ad approfondire i temi della vita. Ha detto che la vita è bella quando non è una vita nell’egoismo; magari è faticosa, ma bella. Credo che la cosa più importante sia proprio questa: che noi mettiamo un po’ dell’insegnamento di Gesù al centro della nostra vita. Purtroppo, sapete, questa cosa non avviene sempre, nelle chiese cristiane. Lo dico con dolore, ma pensate al Papa, al Vaticano, tutte le strutture potenti della Chiesa spesso non aiutano, non condividono, se ne fanno un baffo di quello che Gesù ha vissuto. Gesù era un appassionato della fiducia in Dio, lui ha sempre parlato di Dio come un padre, una madre che pure non vediamo e questo apre, certamente, una finestra, un interrogativo; ma Gesù si è affidato totalmente. Come voi sapete ci ha insegnato la parola “Padre nostro” e poche cose nella preghiera

Francesca   Poche cose ma significative. Nella loro semplicità sono belle da sentire.

Franco   Significative davvero. Sono cose che danno significato alla propria vita. Per me, sono quelle che hanno dato significato alla mia vita ma anche a tante persone nel mondo. Gesù ci ha dato un’idea di Dio come di un Dio che vuole bene, ma che non risolve tutti i problemi perché vuole che noi ci prendiamo la nostra responsabilità, la responsabilità di combattere l’ingiustizia; così ci lascia liberi. Io vi consiglio un libro molto bello, edito in Italia, intitolato: “L’uomo Gesù”, scritto da due scienziati: Adriana Destro, un’antropologa e Mauro Pesce, uno storico molto importante. Questo libro parla proprio delle scelte che hanno caratterizzato la vita di Gesù. Spesso parla di Dio e dell’impegno di solidarietà per i più poveri, i più deboli. Egli soprattutto parla delle donne, infatti vedeva che loro erano le persone più emarginate più ignorate e quindi ha iniziato ad opporsi a questo sistema:” non ci deve essere differenza tra uomini e donne”. Ha cominciato a battagliare con il fatto che gli uomini dovessero comandare sulle donne e ha iniziato a dichiarare guerra, ovviamente una guerra pacifica, a questo usurpare, a questa politica del potere, che oggi viene chiamato potere patriarcale (il potere degli uomini sulle donne). Con il passare dei secoli e ancora oggi, però, questo potere si sta sviluppando.

Arianna   Io ad esempio sulla questione di Dio non so cosa pensare, ne ho parlato anche spesso con mia sorella e lei mi dice che la sua idea di Dio è un sentimento: l’amore. Essendo un’idea sua però io questo amore non so proprio dove trovarlo, come cercarlo e quindi non so proprio cosa credere.

Franco  Ma queste domande sono proprio belle! Voi ci avete proprio pensato e sono pochi i ragazzi della vostra età che si pongono così bene queste domande. E la vita con il passare del tempo ve le darà le risposte a queste domande, anche se non so quali, perché ognuno ha tanti percorsi diversi. Quindi io posso raccontarti qual è stato il mio percorso. Io mi sono proprio innamorato della figura di Gesù e credo profondamente che la sua fede mi ha parlato continuamente di Dio. E dove ho cercato Dio nella mia vita? Specialmente nel mondo dei più deboli, perché ho visto che, nonostante le perfidie dei potenti, il mondo delle speranze e delle lotte va avanti. C’è un Dio che dà forza al cuore dei più deboli. È vero, ci sono tanti ricchi ma essi, per quanto hanno fatto non hanno mai spento la speranza di un mondo diverso. Quindi non vedo tanto Dio come un consolatore, ma più come un rafforzatore dei deboli. Quindi ho trovato Dio nel mondo, attraverso il contatto che ho quotidianamente con le persone. La presenza di Dio la trovo nel cuore delle persone oneste, deboli, emarginate. E io ho visto proprio un Dio che dà forza, un Dio che fa andare avanti. Nella vita di Gesù, nella vita dei poveri, io ho proprio trovato ciò che ci è stato insegnato: che Dio è presente per spingere avanti la storia, per non lasciarci cadere nel qualunquismo, nell’individualismo. Tu ti porrai tante domande perché? Perché noi siamo sensibili al fatto che non crediamo a ciò che non vediamo. Nella nostra cultura è così; avrai tutto il tempo per porti queste domande. Io, per esempio, continuo a vederlo in tante persone che ho avuto la fortuna di incontrare, che mi hanno detto “nel mio cuore è stata la pulsione di Dio a portarmi ad una vita …”. Anche voi ne conoscerete di persone che vi parleranno di Dio in modo da farvelo un po’ “gustare”, delle persone che, vedrete, sono coerenti. Io ho incontrato molte persone veramente coerenti. Però tu hai tutto il tempo …. Vedo che già ne stai parlando con tua sorella.

Silvia F.   Prima tu hai parlato di Dio come se fosse una persona: anche su questo ho dei dubbi. Gesù: come si fa a sapere che veramente abbia detto che è stato mandato da Dio? Perché non è che questo si possa sapere così, potrebbe essere una cosa che hanno messo nella Bibbia per …

Franco  Le domande mi sembra che siano due. Gesù mandato da Dio. Come si può riflettere su questa cosa? E l’altra, tu dici, hai parlato di Dio come se fosse una persona. Sono due argomenti, oggi, molto interessanti. Nella Bibbia ci sono delle persone nelle quali emerge, lentamente, la consapevolezza che stanno facendo ciò che Dio vuole, un progetto di amore. Quelli che scrivono, dicono: quest’uomo, Gesù, ce l’ha regalato Dio, ce l’ha mandato Dio. Gesù, quale consapevolezza ha avuto di essere una persona che davvero cercava la volontà di Dio e che viveva le cose che, nella sua tradizione di fede, sono quelle di Dio, cioè la giustizia, la fraternità, la lotta contro l’arroganza, il potere? Allora, quelli che hanno scritto di lui hanno detto: “noi abbiamo visto in lui un uomo che Dio ha regalato all’umanità, mandato da Dio”. Coloro che l’hanno visto hanno capito, dalle parole che diceva, che lui era, veramente, un segno di Dio. Faccio un esempio. Quando ero ragazzo come voi, c’erano delle persone … Don Milani, per esempio; voi ne avrete sentito parlare, per me è stato un uomo mandato da Dio, per me ha trasmesso un messaggio di Dio, perché la sua vita e le cose che ha fatto erano proprio quelle che riproducevano, in piccolo, la vita di Gesù. Come notate bene, chi di voi sceglierà una vita di fede e farà delle cose buone sarà un mandato, una mandata da Dio.

Silvia F.  E se al posto della parola Dio mettessimo qualche altra parola, tipo emozione, volontà. Come dire: Gesù è stato mandato dalla volontà, è stato un miracolo che sia venuto lui a mettere le cose a posto in quel periodo.

Franco  Non un Dio aldilà di Gesù, tu diresti. Mandato dalla sua emozione, dalle sue scelte. Si, questa è una possibilità di coloro che dicono: - io riduco la vita, l’insegnamento di Gesù ad una buona pratica di vita e non accetto quando lui dice “io queste cose non le faccio da me stesso ma le faccio perché questo è il volere di Dio”- . Molti, che propriamente non sono cristiani, dicono di accettare l’insegnamento di Gesù, ma non accettano quella parte in cui Gesù continuamente fa riferimento a Dio. Gesù dice” questa energia io ce l’ho da Dio, io sento che questo è ciò che Dio vuole”. Lui dice: “io vi parlo del Regno di Dio”. Allora, molte persone, dicono di accettare la pratica di vita di Gesù ma non accettano l’origine di ciò che Gesù fa con la sua pratica. Lui dice: “io sono qui perché sento che le cose che faccio piacciono a Dio ed io voglio riconoscere che la fonte della mia vita è Dio, non è in me, nella mia buona volontà, nella mia virtù”. Questa è l’altra parte dell’insegnamento di Gesù. Comunque, chi accetta la prassi di Gesù, l’insegnamento solidale, accetta una grande, preziosissima direzione della propria vita. Gesù, certo, ha sempre insistito che per lui la sorgente della vita, la sorgente della solidarietà, era collocata in Dio. Questo, nelle scritture, è ribadito continuamente. Quando Gesù si isola è perché pensa che deve rinsaldare i vincoli con Dio. E’ vero che Dio viene concepito come una persona, però non è detto che l’unico modo di pensare a Dio sia ad una persona. L’Ebraismo non la pensa così, perché dice che Dio è una roccia, la roccia del mio cuore; usa molte immagini. L’aver ridotto l’immagine di Dio a padre e madre è riduttivo. Sapete l’Islam cosa dice? “Noi di Dio abbiamo novantanove nomi e ce n’è uno che Dio rivela ad ogni persona, che rimane nascosto”. Quindi sono molto d’accordo che bisogna cercare, come fa la Bibbia e le grandi tradizioni religiose, di non avere una sola idea di Dio, perché Dio è aldilà del nostro immaginario.

Francesca T.   Ritornando alla domanda di Arianna, lei non sa dove cercarlo Dio. Secondo me la Chiesa ha un po’ sbagliato perché si parla tanto che Gesù è nato in una mangiatoia, era una persona semplice, povera. Quando entro in una chiesa dove ci sono molti ornamenti …, io non riesco tanto ad identificarmi, non riesco tanto a trovarlo lì. Lo riesco a trovare, ad esempio, agli scout, quando facciamo messa in mezzo alla natura, in mezzo ai prati.

Franco  Vedi quanti modi! Le strade di ognuno di noi sono proprio diverse. Guardate qui quante persone siamo, non ce n’è una uguale all’altra. Dovunque tu vai, nel mondo, incontri persone diverse, di pelle scura, chiara …. e così i nostri cammini devono essere plurali. Certo che trovare Gesù nelle ricchezze delle chiese è veramente sconcertante! Voi avete visto qualche volta una messa del Papa con tutti questi fiori che, mi dicono, costino milioni e milioni. Potrebbero mantenere un villaggio africano per cinque anni. Luigi, un ragazzo che lavora in una cooperativa africana, mi ha detto che ha visto la messa di Natale del Papa con tutti quei fiori, quegli ornamenti... Luigi vive in Africa, in un villaggio di ottocento persone e dice che il costo di quella messa è uguale al costo della vita dell’intero villaggio per cinque anni, per sostentamento, manutenzione delle costruzioni ecc.. Capite cosa vuole dire? Allora quello è uno scandalo. Io quelle cose le soffro e credo siano la fonte dell’ateismo, una delle fonti dell’ateismo. Pensate, quando il Papa è andato in ferie l’anno scorso, per i turni di giorno e di notte, sono stati impiegati duecentottanta poliziotti. Fate un po’ un calcolo di quanto costa solo la vigilanza della sua casa. E’ scandaloso! Bisogna dirle queste cose, queste sono bestemmie!

Arianna  Quest’estate sono andata in Sicilia dai miei prozii; abitano in un paesino ai piedi dell’Etna, un paese bellissimo con pochissime persone. Lì ci siamo messi a chiacchierare sulla fede. Loro sono credenti però dicevano cose molto contraddittorie sul comportamento del Papa. La Chiesa, per loro, è una cosa fantastica. Secondo me molte persone parlano così perché, quando si trovano in difficoltà, si avvicinano a Dio ma, penso, nel modo sbagliato. Vanno troppo dietro la Chiesa che, in qualche modo, li condiziona. Vanno avanti così ed alla fine non riescono a cambiare idea.

Franco  Però, vedi, sono persone buone, ma le hanno abituate a non ribellarsi mai anzi, se hanno un dubbio “fanno peccato”. Hanno quasi l’idea che “guai a dire male del Papa o del vescovo”! Voi avete una fortuna che quelle generazioni non hanno avuto. Avere delle vostre idee, poterle esprimere e poter lottare per trasformare le cose. Voi potete essere una generazione che se ha delle idee cerca di farle valere, non sottomettendovi, non tacendo. Tra l’altro, tu Arianna, che sei andata giù in Sicilia, a parlare di fede con i parenti, guarda che bella cosa! Avere il coraggio di dire le proprie idee non vuol dire, necessariamente, che le mie idee siano tutte giuste. Però un confronto serve anche a smuovere un po’ le cose.

Anita  Arianna ha detto che secondo lei le persone seguono la Chiesa in modo sbagliato. Secondo me molte persone seguono la Chiesa perché pensano che sia uno dei diversi modi per affrontare la vita. Si trovano la vita davanti e poi dicono: “però ho bisogno di aiuto” e cercano aiuto in qualcosa che è per metà materiale e per metà no quindi, in questo modo, hanno la libertà dell’incertezza. Hanno la libertà di dire: “Sì io credo, ma posso anche credere solo per metà, credere che questa cosa sia giusta, ma che possa anche essere interpretata in un altro modo”.

Franco  Queste persone sono, magari, sinceramente credenti, però non hanno le motivazioni, non hanno le occasioni che avete voi per un confronto, per farsi delle idee proprie. Molti credenti sono così. Questo è un altro grande problema. Perché vi accorgete che, per esempio, il catechismo non dà molti approfondimenti. Voi potete farli nei gruppi, potete esprimerli liberamente. Non dappertutto questo avviene e quindi, mi spiace per le molte persone per le quali nutro simpatia, un grande affetto, mi spiace che l’istituzione non dia loro le occasioni per maturare, per porsi davanti alle domande, per avere il tempo di rispondere, di scegliere liberamente. Però voi che avete la fortuna di ragionare e di studiare siete in una situazione di grande privilegio. Solo che il privilegio crea una responsabilità e sapete qual è la disgrazia più grande che potrebbe capitare anche alla vostra generazione? Quella di essere superficiali. Voi, vedo, avete il pregio di porvi delle domande, di approfondire.

Arianna  Nella mia squadriglia la mia vice capo-squadriglia ha i genitori molto credenti e loro non parlano benissimo della mia famiglia e spesso, alle riunioni, lei mi fa delle domande per mettermi in difficoltà ma io non mi vergogno della mia scelta … oppure, a messa, quando tutti sono seduti io rimango in piedi. Io sono convinta che se lei avesse dei genitori diversi non farebbe così. A lei è stato imposto questo comportamento.

Franco  Però, che bello, tu dialoghi con lei, che fa il suo percorso e certamente, essendo tu una persona non violenta, che la rispetta e che però non si nasconde, potrai rappresentare per lei un punto di dialogo. Guarda che è già molto questo! Non è che tu devi convincerla! Le dici le cose che pensi, le tue convinzioni e lei potrà avere una persona con cui si misura. Sai quanto è importante! Noi non dobbiamo mettere in riga le altre persone, dobbiamo invece dire con spontaneità quello che conosciamo, le scelte che compiamo. Devo pensare che le altre persone sono almeno alla mia altezza, quindi dico le cose che penso e conosco con umiltà. L’altra persona, poi, nella sua vita sceglierà, perché la cosa più brutta è avere a che fare con persone autoritarie che dicono “tu devi fare così”. No … tu puoi scegliere, devi essere libero di scegliere. E’ chiaro che poi libertà vuol dire confronto, responsabilità. Però nelle cose fondamentali della vita dobbiamo essere delle persone che si danno motivazioni. Io, per esempio, ho delle persone che conosco che hanno detto a papà e mamma che sono omosessuali. Alcuni genitori hanno risposto: “o tu cambi oppure noi non ti riconosciamo più come figlio”. Altri hanno detto: “sei frutto di un errore, sei nato per un errore, chi ti ha messo in testa questa cosa? tu sei contro natura”. Voi, invece, sapete che con i vostri genitori di tutto ciò che vi succede nella vita ne potete parlare, potete dialogare. Sapete qual è la conseguenza? Che voi porterete questo atteggiamento verso le altre persone. Domani, che tu sia un papà o una mamma, in una situazione di lavoro, avrai imparato il rispetto della persona. Magari vedrete dei genitori che si separano, avrete rispetto, può succedere alle persone migliori della terra, non sono assolutamente persone di seconda classe. Avrete rispetto per chi è meno fortunato, chi ha minori studi.

Il Gruppo è un laboratorio per il futuro della vostra vita. Vi dico questo perché la vostra vita porterà dei frutti. Non lasciatevi convincere da chi vi dice che nella vita non farete niente di buono. Non è vero. Ogni piccolo semino di vita fa nascere almeno una pianta di grano. Ognuno di voi porterà frutto nella sua vita. Potete dare una spinta ad un movimento di solidarietà, ad un’amica, la vita non cade nel nulla. Voi siete delle persone che amate, solidali; state tranquilli che incontrerete il modo di investire il vostro cuore. Certo, voi direte, quanto male quanta ingiustizia, ma c’è anche tanto amore nel mondo, bisogna saper vedere l’amore!

Aldina  Una cosa che ci ha colpito ed è emersa nel gruppo dei più grandi è questo aspetto di Dio un po’ consolatore. Praticamente le persone che non riescono a trovare la forza in sè si rivolgono a Dio ma sono un po’, come dire, degli illusi, per cui chi crede in Dio non trova altre risposte se non in qualcosa che è esterno a sè, che consola e salva.

Franco  E’ vero che c’è tutta una religione che ha presentato Dio solo come un consolatore però vorrei dire due cose un po’ diverse. In certi momenti, sapere che di fronte a certi dolori  Dio ti ascolta, non è una cosa da buttar via. Io penso che ci sono dei dolori dai quali non si esce, delle situazioni di sofferenza anche psichica. Sapete che io ho un gruppo di persone che hanno tentato il suicidio; sono quasi tutti giovani. Prima abbiamo fatto un lavoro individuale e poi uno collettivo. Devo dire che alcuni di loro in Dio hanno trovato una speranza per continuare la loro vita. Certo, questa religione che fa di Dio il consolatore degli afflitti è un po’ pericolosa, ma per molti la consolazione può avere un significato, perché noi ora stiamo discretamente bene, ma in certe situazioni ancorare la propria vita a Dio può essere una consolazione sana. Una di queste persone, pensate, è uno psicologo, una persona molto colta, molto apprezzata, che però ha tentato il suicidio. L’altra cosa è che io amo pensare a Dio come la sorgente della felicità e della vita, che mi spinge, mi dà la radice per lottare e fare delle cose. Gesù l’ha percepito come la sorgente della vita, della libertà, della ribellione contro il sopruso. E’ chiaro che per molte persone una certa influenza catechistica ha fatto vedere Dio come l’ultimo rifugio. Tre mesi fa è venuta a trovarmi una donna violentata dal marito. Io subito le ho dato il numero telefonico del centro antiviolenza “Svolta donna”, per iniziare a ribellarsi a questa situazione. Lei mi dice: “ma io trovo rifugio in Dio, le mie sofferenze le affido a Dio”. Le ho detto che questa non mi sembrava una buona educazione cristiana e che doveva denunciare questa persona che l’aveva violentata. La religione del sopportare non funziona, Dio vuole la giustizia. Le ho detto, ancora, che nel Centro di ascolto avrebbe trovato persone disponibili ad ascoltarla. Poi non so se questa donna abbia seguito il mio consiglio. Vedete le storture? A certe sofferenze bisogna ribellarsi, denunciare, parlare. Gesù, in questo senso, non ha trovato un Dio consolatore. Davanti al potere ha detto: “siete degli ipocriti”, non si è limitato a soffrire, si è ribellato.

Marco F.  Cosa c’è dopo la morte?

Franco  Ci pensi per tempo! Siete veramente straordinari voi! Ti dico una cosa estremamente interessante. E’ proprio vero, come dici tu, che bisogna pensare alla morte quando si è nella pienezza della vita per poter fare il testamento biologico. Io ho avuto un’esperienza: il 5 luglio 1961 ho ricevuto l’unzione degli infermi perché ho creduto di morire; ero molto malato ai polmoni, avevo una malattia gravissima, la tubercolosi. Il mattino dopo l’unzione mi sono svegliato ancora vivo, mi è andata bene. In quella occasione ho molto pensato alla morte. Io penso che dopo la morte la nostra vita va a finire in Dio; come non lo so. Innanzitutto penso che la mia vita la voglio vivere intensamente, umilmente, ma davvero. Prima di tutto mi interessa questo: valorizzare bene il tempo presente. Poi penso che quando muoio consegno la mia vita a Dio; cosa Dio ne farà … ho buona fiducia.

Silvia  Io voglio dire la mia opinione sul dopo la morte, non riferita a Dio. A me non è mai venuto in mente, solo quando ero un po’ più piccola, però adesso penso che quando una persona muore ne nasce un’altra e l’anima della persona che è morta va in un’altra nuova vita.

Franco  Vedi che è bello riflettere; soprattutto è bello non essere angosciati dalla morte, perché la morte fa parte della vita. Io che ci sono molto vicino devo dirvi la verità, un po’ di invidia per voi ce l’ho, perché penso che vivere sia una cosa straordinariamente bella. Io sono innamorato della vita e sento ancora in me molti palpiti di un cuore bambino. Penso che la mia vita in qualche modo finisca in Dio, che cosa Dio ne farà … Tu pensi, invece, che la tua anima trovi una prosecuzione … sono tutte cose buone; dobbiamo avere una pluralità di interpretazioni. Certo sento che la vita non è vana, però sento anche quelli che dicono che poi finisce tutto, la loro convinzione è quella, io non voglio contraddire.

Martina F.  Ma Dio dall’alto vede tutte le persone?

Franco  E se le guardasse dal basso? Perché noi ci siamo fatti l’idea del Dio che vede tutto dall’alto. La tradizione ebraica, l’Induismo, altre tradizioni dicono che Dio accompagna il creato, in qualche modo misterioso. Dall’alto, dal basso? Sono tutte maniere di pensare la sua presenza, tutte belle. Per esempio nella Scrittura Dio è chiamato “sorgente di vita”, una sorgente che non si esaurisce mai. Siccome noi non possiamo fare una fotografia a Dio, la Bibbia dice che Dio è aldilà delle nostre dimensioni, allora alto, basso, vicino, lontano. Chi lo chiama Dio, chi Dea. Patrizia G., che ha fatto un’indagine sui nomi di Dio, sulle versioni femminili di Dio, sa quante Dee ci sono nella teologia femminista per cui, sai, sono tutte idee buone. Io direi di non chiuderci in una sola mentalità. Per esempio l’Islam ha delle visioni particolari. Sapete che ha una grande tradizione di teologie femministe? Soprattutto in questi anni le donne teologhe islamiche stanno producendo molte cose ed avranno delle visioni molto diverse, molto belle, molto costruttive di Dio. Il Dio della vita, il Dio della ribellione, lo chiamano spesso, il Dio della libertà. E’ giusto che ognuno prenda dalla Bibbia, per esempio, anche immagini diverse, ce ne sono tantissime.

Anita   Io mi sono sempre chiesta chi era Dio, com’era fatto ed i miei me l’hanno sempre rappresentato in forma umana, perché umana e non animale oppure una pianta? Cosa abbiamo noi di diverso rispetto a tutto quello che ci circonda?

Franco  Vedi, i tuoi ti hanno dato questa idea perché per loro l’essere umano è l’essere più alto. La Bibbia, per esempio, dice “che è l’aquila che porta i suoi figli …”, altra immagine “Dio è una sorgente d’acqua”. Invece noi, nella cultura occidentale, abbiamo poi ridotto Dio ad una figura umana. La cultura orientale, di cui la Bibbia è testimone, dice tutt’altro. Dio è una sorgente, Dio è l’acqua, Dio è un vento che scalda i nostri cuori. La Bibbia ha tante immagini, perché parte dal presupposto che parlare di Dio è così impegnativo che non c’è un nome che racchiuda tutto. Allora leggiamo, la sorgente, l’acqua inesauribile, il pozzo della vita, pensate, l’aquila che porta sulla schiena i suoi figli nei momenti difficili.

Chiara F.  Tornando a Gesù, penso che lui come persona sia esistito anche perché abbiamo tutti i documenti storici che lo provano, però il dubbio che mi sorge più spontaneo è come abbia fatto a risorgere. È una cosa di cui non so cosa pensare, perché solo lui, in tutta la terra, in tutti questi anni è risorto ?…

Franco  Questo che solo lui è risorto in realtà non è proprio così. Tu sai che nella religione egiziana prima, molto prima di Gesù, si diceva che alcune persone risorgono. Gesù non è un innovatore in questo, lui ha la fiducia che Dio non lo abbandona nella morte, questa è la risurrezione. Gesù aveva questa fede già con il suo popolo. Gesù è inserito in un’idea di fede che e’ molto più vecchia di lui, l’idea che Dio non abbandona mai i giusti. Quindi Gesù non è l’inventore del concetto di risurrezione. La realtà del messaggio della risurrezione è che Dio non ha abbandonato Gesù nella morte e che in qualche modo ha raccolto la sua vita; come? lo sa Dio.

Questo è il messaggio centrale, le modalità sono diverse. Se tu vai, per esempio, in India, in Giappone il pensiero della vita che continua è espresso in termini completamente diversi, ma il messaggio è lo stesso. Bisogna capire che i modi in cui si scrivono le cose sono diversi, i linguaggi sono tipici di una cultura, di una località.

Marta F.  Se Silvia avesse ragione sulla morte, l’anima di Gesù chi potrebbe averla?

Franco  Voi sapete che nel concetto occidentale si pensa al corpo e all’anima e l’anima sarebbe quella parte separata dal corpo o “superiore”. Ma il concetto biblico ebraico è un po’ diverso. Quando si traduce la parola ebraica si usa il testo greco “psiche” che significa “vita”. Il concetto occidentale di “anima” indica la parte che sopravvive e, in realtà, la concezione biblica vuol dire che Gesù, nella sua essenza, vive con Dio, è andato a finire nelle braccia di Dio. In che modo? Corporeo, spirituale… questo non ci viene detto. Ci dice che, in qualche modo, la vita di Gesù non è finita nel nulla ma è finita con Dio. Se sia l’anima, se sia una maniera ancora diversa con cui Gesù vive presso Dio… L’anima è una concezione occidentale, che non appartiene, ad esempio, all’Ebraismo. Gesù non pensa alla salvezza delle anime, pensa alla salvezza delle vite. Come noi siamo dopo la morte, per chi crede in Dio, è un affare di Dio. Gli antichi filosofi pensavano ad una sopravvivenza dell’anima. La Grecia pensò, ben prima di Gesù, che la parte dell’anima non muore. La dottrina dell’immortalità dell’anima: mentre il corpo deperisce, una parte rimane immortale. Comunque, la vita può andare avanti cento anni, come veramente vi auguro, la vita può subire un’interruzione molto precoce, quello che è importante è vivere bene i nostri giorni, non nella paura , nell’angoscia; vivere bene il nostro presente giorno per giorno. Vivere bene quello che possiamo, sereni e felici. Comunicando, evitando l’isolamento, l’egoismo,  il pensare solo a noi ed invece essere amici dello straniero. Pensate che in Italia abbiamo inventato una parola terribile: “clandestino”. Ma sapete che la parola “clandestino” deriva da due parole latine che significano “occultamente” e “avere la sorte di”. Quindi, avere la sorte di restare sempre nell’ombra, sempre nascosti. Questa parola dovrebbe metterci in crisi, le parole hanno uno spessore …

Patrizia G.  Io volevo provare a fare una sintesi di questo incontro ricco ed emozionante, che non ha certo dato risposte definitive alle domande ma che, in qualche modo, ci ha detto che l’atteggiamento che dobbiamo avere nei confronti della fede, ma anche nei confronti della vita, in generale, è proprio quello di non cercare delle risposte preconfezionate che ci vengono da altri, ma occorre cercare di farsi continuamente delle domande. Quando noi aderiamo a delle strade già precostituite, nella vita di tutti giorni, nel lavoro, siamo un po’ come bloccati in una strada che va in una certa direzione e sembra non possano essercene altre. L’atteggiamento, invece, è quello di farsi continuamente delle domande, di cogliere sempre il senso di quello che ci succede, così noi ci avviamo ad una trasformazione. Tutte le persone con cui viviamo, le persone che incontriamo, le storie che ci capita di incrociare ci interpellano e ci rendono la vita dinamica, bella, appassionante, fonte per noi e gli altri di trasformazione. Questo è quello che mi sentivo di dire perché è anche quello che sperimento. L’altro pensiero che viene fuori dall’incontro di oggi è che noi siamo fortunati, per il fatto di avere un gruppo così, perché facciamo dei lavori che ci sollecitano ogni giorno. Abbiamo delle opportunità che altri non hanno, Questa è però per noi una responsabilità. Chi ha di più, chi ha più disponibilità dal punto di vista materiale ma anche, soprattutto, dall’esperienza di vita ha la responsabilità di restituire, di condividere. Quindi, noi che abbiamo avuto tutte queste opportunità, una famiglia che ci consente di esprimerci, questo lo dobbiamo restituire, dobbiamo metterlo in circolo. La responsabilità è anche quella di accettare che ci siano strade diverse, che ogni strada ha valore. Bisogna superare le contrapposizioni che ci portano a dire: “questo è giusto o è sbagliato”, ma bisogna pensare che ognuno ha i suoi tempi, la sua storia. E anche quando incontriamo delle persone che ci sembra non abbiano capito delle cose alle quali noi siamo già arrivati proprio per le opportunità che abbiamo avuto, occorre superare la contrapposizione e mettere lì dei semi, accettando che non tutti hanno gli stessi tempi. E questo è un discorso che va aldilà della fede. Questo, in ogni caso, lo ritroviamo nella vita di Gesù, che infatti era sempre vicino a quelli che non avevano più speranza

Franco  Vi voglio ringraziare perché mi avete regalato un mattino eccezionale, bello, con domande che terrò nel mio cuore. Ogni volta che venite mi fate un grande regalo, mi aiutate a non lasciar arrugginire il cervello, a porre le domande della vita. Credo che potremo continuare, se voi lo vorrete, ad incontrare i vostri genitori, ad incontrare voi, perché abbiamo fatto un patto di onestà: non contarci delle frottole, accettando i dubbi, le prospettive, le incertezze, i sogni; accettare tutte le domande, dirci le nostre opinioni senza presunzione, con audacia, ma anche con umiltà. Questo è possibile.