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L'EX DIRETTORE DELL'OSSERVATORIO VATICANO IN DIFESA DELL'EVOLUZIONE: DIO È UN PADRE AMOREVOLE, NON UN INGEGNERE

da ADISTA n°76 del 21.10.2006

DOC-1788. ROMA-ADISTA. La vicenda dell'ex-direttore dell'Osservatorio Vaticano, il gesuita p. George Coyne, si è rivelata, almeno apparentemente, nient'altro che una tempesta in un bicchier d'acqua. Le sue dimissioni, annunciate il 19 agosto, avevano dato il via a una serie di speculazioni secondo cui lo scienziato era stato in realtà rimosso a causa della sua fiera difesa della teoria dell'evoluzione. Ma a mettere a tacere queste voci ha pensato l'8 settembre lo stesso Coyne: "Semplicemente non è vero", ha detto in una dichiarazione scritta agli organi di stampa, che Benedetto XVI gli abbia chiesto di andarsene. Coyne aveva chiesto per molti anni ai suoi superiori di trovargli un sostituto, desiderio esaudito con la nomina del suo collega p. Jose Funes, da lui definita una scelta "veramente splendida e benedetta".
Sul tema dell'evoluzione, il papa è tornato a soffermarsi, durante un'omelia, la mattina del 12 settembre, qualche ora prima del discorso di Regensburg. "Che cosa esiste all'origine?", si è chiesto il papa: "La Ragione creatrice, lo Spirito Creatore che opera tutto e suscita lo sviluppo, o l'Irrazionalità che, priva di ogni ragione, stranamente produce un cosmo ordinato in modo matematico e anche l'uomo, la sua ragione"?. "Questa, però", ha concluso, "sarebbe allora soltanto un risultato casuale dell'evoluzione e quindi, in fondo, anche una cosa irragionevole".
In questo passo torna la preoccupazione che sembra essere al centro delle riflessioni di Ratzinger sul darwinismo: non tanto la fondatezza scientifica dell'evoluzione in sé, che non riguarda la Chiesa, quanto quello che viene da lui chiamato "neo-darwinismo" o "evoluzionismo", ovvero la tendenza a trasformare l'evoluzione in una "teoria universale di tutto il reale": in questo modo, la scienza diventa la spiegazione ultima della realtà e viene negata la razionalità superiore del cristianesimo mentre si rischia, sul piano morale, l'instaurarsi di una "sanguinaria" etica del più forte. Una porticina aperta ai teorici del Disegno intelligente, che chiedono venga riconosciuta la presenza di una razionalità superiore e esterna nella rappresentazione che dell'universo ci dà la scienza. Il primo a socchiuderla era stato nel 2005 il card. Cristoph Schönborn in un articolo uscito sul New York Times, mentre Coyne, che gli aveva risposto dalle colonne del settimanale cattolico inglese Tablet, aveva sempre provato a richiuderla con decisione. Secondo l'ex-astronomo vaticano, un'accettazione integrale e senza distinguo di quanto la scienza ci dice dell'evoluzione e dell'universo non impedisce affatto di accettare e riconoscere la presenza di Dio. Anzi, ce ne dà un'immagine più ricca e 'umana'. Su questi temi il gesuita americano è tornato nell'estate del 2006, in un articolo scritto per la rivista gesuita Company probabilmente quando gli era già nota l'imminente fine del suo incarico e che ancora una volta non risparmia le critiche a Schönborn e ai sostenitori del Disegno intelligente. Lo presentiamo qui in una nostra traduzione. (alessandro speciale)

DIO È UNO SCIENZIATO? UN ASTRONOMO ECCLESIASTICO VALUTA L'EVOLUZIONE


 di George Coyne

Quando Niels Stensen (1638-1686), scienziato danese e prete cattolico, scoprì sulle montagne della Toscana un dente di squalo fossile, quasi identico ad uno estratto ad uno squalo catturato di fronte al litorale di Livorno, intuì che la Toscana doveva essere stata un tempo sommersa dal mare. I lavori che pubblicò su questi temi fondarono tre scienze: paleontologia, cristallografia e geologia storica. Identificò i differenti strati geologici e propose una sequenza temporale per la formazione della crosta terrestre. E, per la prima volta, il diluvio universale venne considerato la fonte delle inondazioni. Da allora, il tentativo errato di usare la Bibbia come fonte di conoscenza scientifica ha complicato in maniera inutile il dibattito sull'evoluzione.
Non è stato Charles Darwin (1809-1882) a causare ai teologi dei problemi con le implicazioni che potrebbero essere tratte dalla sua teoria dell'evoluzione. Circa cento anni prima di Darwin, il collegio della Sorbona, una specie di ufficio dell'Inquisizione a Parigi, condannò il naturalista francese Georges Buffon (1707-1788) per aver proposto che ci fossero voluti miliardi di anni per formare la crosta terrestre. Il contributo di Darwin alla crescente mole di prove scientifiche dell'evoluzione non riguardò tanto l'evoluzione in sé quanto l'adattamento degli organismi viventi all'ambiente, uno dei due grandi pilastri della teoria dell'evoluzione: mutazioni interne agli organismi e selezione naturale.
L'intellettuale britannico e cardinale John Henry Newman (1801-1890) nel 1868 affermò: "la teoria di Darwin, vera o meno che sia, non è necessariamente ateistica; anzi, forse sta semplicemente suggerendo un'idea più ampia della divina provvidenza e abilità". L'intuizione di Newman si accorda molto bene con le implicazioni da trarre dalla nostra conoscenza scientifica di un universo evolutivo.

La posizione cattolica
Mezzo secolo dopo Darwin, la ricerca sull'evoluzione da parte di studiosi cattolici era un vero e proprio campo minato. Molti vi videro un nuovo "caso Galileo". Tuttavia, nel 1996, Giovanni Paolo II dichiarò in un messaggio alla Pontifica Accademia delle Scienze che "la nuova conoscenza scientifica ci ha portato alla conclusione che la teoria dell'evoluzione non è più una semplice ipotesi". Questo ha anche portato a quella che viene chiamata evoluzione neo-darwiniana, che è prevalentemente in continuità con Darwin ma va chiaramente al di là della sua scienza.
Un episodio recente del rapporto tra Chiesa cattolica e scienza è dato dalle affermazioni del card. Christoph Schönborn in un articolo sul New York Times (7/7/2005) secondo cui l'evoluzione neo-darwiniana non è compatibile con la dottrina cattolica, ed è preferibile l'intelligent design.
A mio giudizio, il cardinale è in errore su almeno cinque punti fondamentali: 1) la teoria dell'evoluzione è (come tutte le teorie scientifiche) del tutto neutrale rispetto al pensiero religioso. 2) Il messaggio di Giovanni Paolo II, liquidato dal cardinale come "piuttosto vago e non importante", è un insegnamento fondamentale della Chiesa che porta avanti il dibattito sull'evoluzione. 3) L'evoluzione neo-darwiniana non è, come dice il cardinale, un "processo di variazioni casuali e di selezione naturale privo di guida e di logica". 4) L'apparente direzionalità riscontrata dalla scienza nel processo evolutivo non richiede un designer. 5) L'intelligent design non è scienza, malgrado l'affermazione del cardinale che "il neo-darwinismo è stato inventato per evitare le prove schiaccianti trovate dalla scienza moderna a favore di un fine e di un piano".
Prenderò in considerazione alcuni di questi temi sulla base della migliore conoscenza scientifica dell'universo in evoluzione - fisica, chimica e biologica - e poi, come credente cristiano, ne trarrò qualche conseguenza.

Il cosmo e la vita
Le stelle sono generate secondo le leggi della fisica. Una nube di gas e polvere, con una massa da 100 a 1000 volte quella del nostro sole, viene sconvolta dall'esplosione di una supernova o da qualche evento simile, comincia a rompersi e parti della nube iniziano a collassare su se stesse. La massa è così grande che la temperatura interna raggiunge milioni di gradi, trasformandosi in una fornace termonucleare. Nasce una stella. L'energia termonucleare è la fonte che fa brillare una stella nell'universo. Serve una parte di universo molto calda perché questo accada e quindi è possibile avere questa fornace termonucleare solo quando una nube collassa e cresce la temperatura. Questo può accadere solo all'interno delle stelle o nell'universo molto caldo degli inizi, prima che le galassie e le stelle nascessero.
Le stelle muoiono anche. Una stella alla fine della sua vita non può più sostenere la fornace termonucleare e quindi non resiste più alla gravità. Collassa ancora, esplode ed espelle gli strati più alti della sua atmosfera nell'universo, e quindi le generazioni successive di stelle nascono dal materiale creato in queste fornaci termonucleari.
Per ottenere gli elementi chimici che formano il corpo umano servono tre generazioni di stelle. Durante la loro vita, le stelle convertono gli elementi più leggeri in altri più pesanti: l'idrogeno si trasforma in elio, l'elio in carbonio, il carbonio in ossigeno, in azoto e così via fino al ferro. Le stelle devono espellere carbonio e silicio e altri elementi nell'universo. Se ciò non accadesse, tu e io non saremmo qui.
Come siamo comparsi noi essere umani in questo universo in evoluzione? Non sappiamo tutto del processo. Dopo che l'universo era divenuto ricco di certi elementi chimici di base, questi elementi si unirono in fasi successive formando molecole sempre più complesse.
Sarebbe scientificamente assurdo negare che il cervello umano, la macchina più complicata che conosciamo, sia il risultato di un progressivo processo di complicazione chimica in un universo in evoluzione. Quando chiamo il cervello una macchina, non ne escludo la dimensione spirituale ma ne parlo come di un meccanismo biologico e chimico.

Caso o disegno?
Tutto ciò è accaduto per caso o per necessità in questo universo in evoluzione? La domanda non è formulata in maniera corretta. Non è una questione di caso o necessità perché si tratta di entrambi, e c'è anche un terzo elemento importante che io chiamo 'fecondità' o 'opportunità'. L'universo è prolifico nell'offrire opportunità di successo tanto al caso quanto alla necessità.
Per 13,7 miliardi di anni l'universo, che contiene 100 miliardi di stelle, ha giocato alla lotteria. Quando parliamo di 'piccola possibilità' intendiamo che è estremamente improbabile che un certo evento accada. Il 'molto improbabile' può venir calcolato matematicamente prendendo in considerazione la dimensione dell'universo, il numero delle stelle, quante di esse possono aver sviluppato pianeti e così via. Non è tirare a indovinare: c'è una base fattuale per ogni calcolo successivo.
Un buon esempio di evento casuale sarebbe quello di due molecole semplici che vagano per l'universo, si incontrano e formano una molecola più complessa. Succede però che la temperatura e la pressione sono tali che una simile unione non può verificarsi. Queste due molecole si allontanano, ma altre si incontrano miliardi e miliardi di altre volte finché un giorno, con le condizioni di temperatura e di pressione giuste, la molecola più complessa viene formata.
Da un'analisi matematica delle dinamiche non lineari, man mano che questo processo va avanti e si sviluppano molecole sempre più complesse, c'è una direzione sempre più chiara. Man mano che la complessità cresce, la complessità futura diventa sempre più predeterminata. In questo modo è nato il cervello umano, che si sta ancora evolvendo. Possiamo chiamare questo processo "destino"?

Scienza per il credente
Come dobbiamo interpretare il quadro scientifico delle origini della vita in termini di credenza religiosa? Abbiamo bisogno di Dio per spiegare questo? Molto brevemente, no. Infatti, aver bisogno di Dio sarebbe una vera negazione di Dio. Dio non è la risposta ad un bisogno. Ma Dio è il creatore dell'universo. È un peccato che, specialmente in America, il creazionismo sia diventato l'equivalente di un'inter-pretazione della Genesi fondamentalista, letterale e scientifica. Il giudaismo, il cristianesimo e l'islam sono tutti radicalmente creazionisti, ma in un senso completamente diverso perché si basano sulla convinzione che tutto dipende da Dio, tutto è dono di Dio. L'universo non è Dio e non può esistere indipendentemente da Dio. Né il panteismo né il naturalismo sono veri.
Se prendiamo sul serio la scienza moderna, quel che essa ci dice di Dio deve essere molto diverso da quanto dicono i filosofi e i teologi medievali. Per il credente, la scienza moderna rivela un Dio creatore di un universo che ha dentro di sé un dinamismo e partecipa della sua creatività. Una tale concezione della creazione si riscontra in alcuni testi del cristianesimo delle origini, in particolare in Sant'Agostino nel suo commento alla Genesi. I credenti che rispettano i risultati della scienza moderna devono allontanarsi da una nozione di un Dio dittatore, un Dio newtoniano che ha fatto l'universo come un orologio che ticchetta con regolarità.
Forse Dio dovrebbe esser visto più come un genitore o come chi ha parole di sostegno e di incoraggiamento. La Scrittura è molto ricca in tal senso. Presenta, in maniera decisamente antropomorfica, un Dio che alleva, che lavora con un universo che ha una certa vitalità sua propria, proprio come un bambino, e che è in grado di rispondere alle parole di affetto o di incoraggiamento. Si disciplina un figlio, ma si cerca di proteggere e arricchire il suo carattere individuale e la sua passione per la vita. Un genitore deve permettere che il figlio cresca fino all'età adulta, che arrivi a fare le sue scelte, che prenda la sua strada nella vita. Le parole che danno vita sono più ricche di meri comandi o informazioni. Per queste vie Dio si relaziona con l'universo. È per i motivi contenuti in questa descrizione che sostengo che l'intelligent design diminuisce Dio, lo trasforma in un ingegnere che progetta sistemi piuttosto che in un amante.
Sono immagini povere, ma come possiamo parlare di Dio altrimenti? Possiamo arrivare a conoscere Dio solo per analogia. L'universo come lo conosciamo oggi è un modo da cui derivare una conoscenza analogica di Dio. Per coloro che credono che la scienza moderna ci dice qualcosa su Dio, essa offre una sfida arricchente alle credenze tradizionale su di Lui. Dio nella sua infinita libertà crea continuamente un mondo che riflette quella libertà a tutti i livelli del processo evolutivo per una complessità sempre maggiore. Non interviene ma piuttosto permette ed ama. Un pensiero del genere è in grado di conservare il carattere speciale che il pensiero religioso attribuisce all'emergere non solo della vita ma anche dello spirito, senza per questo cadere in un rozzo creazionismo? Solo un dialogo continuato ce lo potrà dire.