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È MORTO GIUSEPPE BARBAGLIO, BIBLISTA SENZA RETICENZE

Giuseppe Barbaglio

Nato nel 1934 a Crema, ha conseguito la laurea in teologia all'Università Gregoriana, la licentia docendi in scienze bibliche all'Istituto Biblico di Roma e la laurea in filosofia all'Università di Urbino. Ha insegnato Sacra Scrittura a Lodi, alla facoltà teologica dell'Italia settentrionale (Milano) e alla Facoltà Valdese di Teologia a Roma.

E' improvvisamente mancato il 28 marzo 2007 a Roma.

Ha condiretto il Nuovo dizionario di Teologia, Paoline, 81991, e la sua nuova edizione intitolata Teologia, Ed. San Paolo, 2002. Ha curato la riedizione delle Schede Bibliche Pastorali, 8 voll., Dehoniane, Bologna, 1982-1987. Ha diretto per le Edizioni Dehoniane di Bologna due collane di argomento biblico: La Bibbia nella storia e con Romano Penna Scritti delle origini cristiane.  

Fra le sue pubblicazioni:

Dal sito dell'Associazione Culturale "don G. Giacomini" di Pallanza



ADISTA n° 27 del 7.4.2007

33836. ROMA-ADISTA. Un "biblista senza reticenze", come lo ha definito sul manifesto Rossana Rossanda (29/3); un grande biblista che ha unito passione filologica e instancabile impegno per scavare sempre più profondamente nelle ansie e nel clima religioso e culturale dei primi secoli del cristianesimo: si è spento a Roma il 28 marzo Giuseppe Barbaglio, tra le figure più vive della teologia contemporanea e tra i massimi esperti italiani di San Paolo e di Gesù. Nato nel 1934 a Crema, laureato in teologia alla Pontificia Università Gregoriana, ha ottenuto la licentia docendi in Scienze bibliche all'Istituto Biblico di Roma e la laurea in filosofia all'Università di Urbino. Ha insegnato Sacra Scrittura a Lodi e alla Facoltà teologica dell'Italia settentrionale (Milano). È stato condirettore del Nuovo dizionario di teologia per le Edizioni Paoline, nel 1991, e della sua nuova edizione del 2002, intitolata "Teologia". Ha diretto per le Edizioni Dehoniane di Bologna due collane di argomento biblico: La Bibbia nella storia e Scritti delle origini cristiane (con Romano Penna).
Barbaglio ha studiato per anni la figura di Paolo di Tarso, per il quale nutriva un'autentica passione intellettuale. E proprio a lui e al confronto con Gesù è dedicato il suo ultimo saggio, Gesù di Nazaret e Paolo di Tarso. Confronto storico (Dehoniane, Bologna 2006), in occasione della cui pubblicazione Adista lo ha intervistato, soltanto qualche settimana fa (v. Adista n. 19/07). Un lavoro guidato da un approccio rigorosamente storico, il suo, uno studio critico che si avvale per Gesù delle testimonianze evangeliche - canoniche e apocrife - e per Paolo delle sue lettere autentiche, ma anche di tutta quella costellazione di scritti di ambito giudaico e greco-romano che ci sono giunti dal primo secolo. Quel "primo secolo di tumulti interiori, attese e rimandi di una salvezza che non veniva" - scrive la Rossanda - quello "sprofondamento in una interiorità dell'umano che la laicità avrebbe definito molti secoli dopo, mi pareva prendere nelle sue parole tutti gli spessori che lo avvicinano alle moderne età dell'ansia. E che la Chiesa trionfante del dopo e di adesso mi sembra avere perduto".
Una ricerca storica "senza reticenza", la sua, dalla quale però la fede resta fuori, nella convinzione che fede e storia non si legittimano vicendevolmente e che per fare storiografia non si fa appello ai dogmi. Da credente, si era anche espresso con trasparenza e coraggio nei confronti della Chiesa istituzionale: la sua firma fu tra quelle dei sessantatrè teologi italiani che, nel 1989, sulla scia della Dichiarazione di Colonia, sottoscrissero un documento di protesta contro il clima imperante nella Chiesa wojtyliana e per la fedeltà al Concilio Vaticano II (v. Adista n. 38/89). E anche ultimamente, aveva fatto sentire la sua voce critica firmando l'appello promosso da Giuseppe Alberigo contro la Nota (allora promessa) dalla Cei sulle unioni di fatto (vedi Adista 16/07) e in diverse interviste, come quella rilasciata a Confronti (novembre 2006) in relazione al controverso discorso di Benedetto XVI a Ratisbona (v. Adista nn. 65 e 68/06). Affermò, in quell'occasione, a proposito dell'incarnazione culturale del cristianesimo nel mondo greco: "Quello che trovo sorprendente - sono rimasto di sasso - è che il papa praticamente ritiene che, primo, l'ellenizzazione è originaria e, secondo, che è esclusiva; perciò essa, logicamente, diviene normativa. Insomma, il cristianesimo è essenzialmente infeudato nell'ellenismo. Ma se tale è, allora vuol dire che gli africani, i cinesi, gli indiani, i popoli autoctoni dell'America Latina che hanno tutt'altre culture e sensibilità rispetto a quelle greche, dovrebbero in qualche modo grecizzarsi. Ma 1'Evangelo è universale, il che significa che può incarnarsi in ogni cultura. Del resto, la vera ellenizzazione del cristianesimo è avvenuta a partire dal terzo secolo, anche se qualche elemento era presente pure prima; e allora come non vedere la sua relatività?".


Il ricordo di un amico

 

Il 28 marzo scorso si è spento a Roma Giuseppe Barbaglio, tra le figure più vive della teologia contemporanea e tra i massimi esperti italiani di San Paolo e di Gesù.

Giuseppe è stato un amico delle comunità cristiane di base, ai cui convegni ed incontri più volte era intervenuto portando il suo prezioso contributo, e alle quali aveva dato, anche di persona, il proprio aiuto nella ricerca biblica.

L’ammirazione e il rimpianto per Giuseppe Barbaglio possono riassumersi sottolineando tre aspetti fondamentali della sua personalità.

Innanzi tutto, una straordinaria competenza nella sua specialità: egli era considerato unanimemente uno dei più importanti biblisti del nostro tempo, che ha fatto fare alla sua scienza sostanziali passi avanti specialmente nello studio degli scritti e del pensiero dell’apostolo Paolo.

Poi, una non comune capacità di condividere il suo sapere a tutti i livelli: con gli specialisti e con chiunque, individuo o gruppo, si aspettasse da lui un aiuto per capire la Bibbia nel suo significato originario e nella sua valenza attuale.

Infine, la sua grande umanità, la sua mitezza, la sua paziente disponibilità che non indulgeva però né a demagogie né a compromessi col potere.

Sono tre aspetti difficili a trovarsi riuniti tutti insieme e che rendono tanto più dolorosa la sua perdita, oltre che per la famiglia e per coloro che gli erano legati da particolare amicizia , anche per  il movimento delle Comunità di base e per tutti quei credenti o simpatizzanti che in un periodo così critico come quello attuale cercano di far sì che il messaggio di Cristo non rimanga sepolto sotto il crollo dell’elefantiaco edificio che sul suo nome è stato costruito. E anche questa è una battaglia di libertà come quella che Paolo aveva combattuto per la supremazia dell’amore sulla legge.

La sua ricerca sul Gesù storico (Gesù, ebreo di Galilea - Una ricerca storica - Ed. Dehoniane) che ha avuto ben 5 edizioni e che rimane il testo più completo e autorevole nel suo genere, tanto che ha trovato molti imitatori a livelli diversi, sta suscitando da parte della gerarchia ecclesiastica una reazione per ora in sordina ma che culminerà con la pubblicazione del preannunciato libro del papa su Gesù, nel quale, per quanto si può presumere dalle anticipazioni, si sosterrà che una ricerca esclusivamente storica sminuisce la figura dal Cristo e ostacola la scelta di fede. Giuseppe ha sempre detto e scritto in proposito che i due livelli sono distinti e rispondono a due criteri diversi di ricerca e che anzi una ricerca storica è quanto mai utile per una consapevole e “ragionevole” scelta di fede. Gesù ha annunciato il suo messaggio nella storia e dalla storia, da ciascuno di noi, attende una risposta.

 

Domenica 15 aprile prossimo, alle ore 11,30, Giuseppe Barbaglio verrà ricordato, alla presenza della sua famiglia nella liturgia della Comunità cristiana di base di San Paolo, a Roma, in Via Ostiense, 152/B.

 

le comunità cristiane di base italiane

http://www.finesettimana.org/pmwiki/index.php?n=Stampa.Barbaglio - una serie di articoli e di testimonianze su Giuseppe Barbaglio

http://www.giuseppebarbaglio.it/ sito dedicato a Giuseppe Barbaglio