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Una chiesa sempre più a destra

Filippo Gentiloni

il manifesto 29 marzo 2007

 

Le recenti vicende del rapporto chiesa-stato hanno confermato una impressione che già da qualche tempo si era fatta strada, che, cioè, il cattolicesimo italiano sia ormai da annoverarsi fra le forze politiche di destra. Destra, o, se si preferisce, centrodestra. Con Berlusconi, comunque. Senza più quelle incertezze e quei tentativi di mediazione che fino a poco tempo fa avevano caratterizzato i vertici cattolici.

Con chiarezza si può parlare dei vertici; difficile dire quanto i vertici siano poi seguiti dalla base cattolica, anche perché tale base non è facile da definire e delimitare. I battezzati? I frequentatori della messa domenicale? Gli studenti che non rifiutano l'insegnamento cattolico a scuola?

Non si può parlare del cattolicesimo della massa degli italiani, ma comunque si può affermare che i vertici ecclesiastici - Vaticano, vescovi, organi di stampa...- hanno abbandonato quella posizione di centro che li aveva caratterizzati per decenni. Una posizione che si manteneva rigidamente centrale, e lontana dalle dispute politiche quotidiane, anche - soprattutto - perché aveva delegato il suo ruolo e la sua presenza politica alla Democrazia Cristiana. Oggi, mancando tale presenza e tale ruolo, la dirigenza cattolica si è trovata ad assumere un ruolo politico in prima persona e lo ha assunto, ormai è chiaro, a favore della destra. Si è arruolata fra le grandi forze che favoriscono Berlusconi, la sua politica interna ed estera, la sua economia. Per Berlusconi un bel vantaggio, una grande ricchezza.

Per il paese, invece, e per il cattolicesimo? Ce lo dobbiamo domandare con chiarezza e sincerità. I segnali, d'altronde, sono chiari e si sono ulteriormente chiariti proprio in questi giorni, anche nel passaggio da Ruini a Bagnasco. Per non parlare del passaggio da Giovanni Paolo II a Benedetto XVI. La questione dei Dico e non soltanto. Una chiesa sempre più rigida, favorevole ai teocons e diffidente delle varie forme di democrazia. Sempre arroccata in difesa dei suoi presunti diritti, da quello di parola a quelli che la distinguono - pretendono di distinguerla - dalle altre fedi e la privilegiano. Significativa, fra l'altro, la pretesa della menzione delle radici cristiane dell'Europa.

Si veda l'elenco dei gruppi e delle associazioni che hanno firmato l'appello per il Family day del 12 maggio: non manca proprio nessuno. Tutto il cattolicesimo italiano ha risposto a un appello chiaramente favorevole alla destra berlusconiana. Sono lontani i tempi del Concilio e di un cattolicesimo che si permetteva alleanze di vario tipo, anche con il centrosinistra.

Non che oggi i cattolici favorevoli al centrosinistra non esistano. Ci sono, ma sono costretti al silenzio e al nascondimento. All'anonimato. Un notevole impoverimento di un cattolicesimo che possedeva, fino a ieri, voci ricche e significative. Don Milani, Padre Balducci e mille altri. Oggi non più. Oggi la fedeltà a Gesù Cristo e al Vaticano dovrebbe comportare anche quella a Berlusconi.

Molto caro il prezzo di questo appiattimento. Se non altro quello di una separazione fra un cattolicesimo ufficiale, sostanzialmente di destra, e un cattolicesimo che dissente, e più o meno silenziosamente, si va distaccando da quello ufficiale. Distacco doloroso e pericoloso. Fino a quando?