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"TRADITORE E DOPPIOGIOCHISTA". NELLA SUA AUTOBIOGRAFIA, KÜNG ATTACCA RATZINGER

ADISTA n° 65 del 29.9.2007

34057. TÜBINGEN-ADISTA. Si immaginava che l'antica ruggine tra il teologo svizzero Hans Küng e il suo compatriota e compagno di studi Joseph Ratzinge, fosse ormai scomparsa dopo l'incontro "amichevole" avvenuto il 24 settembre 2005 a Castelgandolfo (v. Adista n. 68/05), un incontro che aveva fatto pensare ad un ponte gettato dal nuovo pontefice all'ala dissenziente della Chiesa, di cui Küng è uno dei massimi rappresentanti. Il passo, tuttavia, non sembra avere sortito l'effetto sperato, almeno a giudicare dalle espressioni per nulla "riconciliate" con cui Küng parla dell'amico degli anni del Concilio nel corposo volume appena pubblicato a Monaco per i tipi dell'editore Piper Verlag, Umstrittene Wahrheit. Erinnerungen ("Verità controverse. Ricordi"). Si tratta del secondo volume delle sue memorie (il primo uscì nel 2004 con il titolo Erkämpfte Freiheit. Erinnerungen, "Libertà combattuta. Ricordi", v. Adista n. 90/2006) che parte dal 1968 e contiene un autentico atto d'accusa contro l'attuale pontefice. "Ratzinger era professore di teologia con me - scrive Küng - ma poi si rivelò figlio di un gendarme, quale era. Si piegò alla Curia, mi denunciò come 'non cattolico' e mi fece condannare. E lo fece facendo il doppio gioco: mi scriveva lettere di riconciliazione e intanto preparava le sanzioni contro di me". Parole molto dure, che stridono con il tono amichevole e rilassato con cui avvenne l'incontro a Castelgandolfo, chiesto da Küng e concesso dal papa.

Fu proprio Küng, si legge nel libro, a proporre di assumere quel giovane teologo bavarese (di un anno più grande di lui) che insegnava già a Münster: "Per tre anni lavorammo insieme", racconta, "mi sembrava che fossimo sulla stessa lunghezza d'onda"; ma non era così. Alla fine degli anni Sessanta, dopo il Concilio, fu il momento di scegliere da che parte stare: "Per me come per lui. Al contrario di lui io decisi di schierarmi non con le gerarchie di Roma e con una Chiesa centralista… Volli essere un cristiano cattolico al servizio degli uomini dentro e fuori la Chiesa". Ratzinger, invece, secondo il teologo, non fu capace di sostenere il dialogo con le nuove generazioni, reso urgente dal vento del Sessantotto. "Non lo interessava la Chiesa del Nuovo Testamento - scrive con tono piuttosto velenoso - ma la Chiesa del Padre, beninteso senza madre… Ovviamente il figlio di un gendarme cresce diversamente dal figlio di un commerciante".

Nel 1969, Ratzinger lasciò Tübingen e dieci anni dopo, nel 1979, "denunciò in pubblico me, suo ex collega. E fece una specie di doppio gioco: su mia richiesta mi scrisse una lettera di riconciliazione. Settimane dopo venne la dichiarazione della Congregazione per la Dottrina della Fede - della quale tuttavia Ratzinger non era ancora prefetto, ndr - , che mi privava del diritto di insegnare Teologia nel nome della Chiesa".

Nell'immediato post-concilio, infatti, Küng aveva approfondito alcuni problemi ecclesiologici, in particolare la questione dell'infallibilità papale, giungendo a conclusioni sgradite a Roma. Per questa ragione, su mandato di Paolo VI, il card. Franjo Seper, allora prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, il 15 febbraio 1975 aveva emanato la "dichiarazione" Sacra congregatio per mettere in guardia contro due opere del teologo. Poiché Küng non mutò le sue tesi, lo stesso Seper, questa volta per mandato di papa Wojtyla, il 15 dicembre 1979 pubblicò, appunto, la dichiarazione Christi Ecclesia: con la quale affermava che Küng non poteva più "essere considerato teologo cattolico".

Nel libro, Küng lancia strali anche contro il presidente della Conferenza episcopale tedesca, il card. Karl Lehmann, il "liberale numero uno" di Germania che, dopo, "non ebbe il coraggio di appoggiarmi". Resta da vedere se un terzo volume di memorie svelerà il senso e il contenuto dell'incontro con il papa a Castelgandolfo del 2005. (ludovica eugenio