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CONTRO JON SOBRINO LA PRIMA NOTIFICAZIONE DEL PONTIFICATO DI BENEDETTO XVI. MA NON È UNA CONDANNA

ADISTA n° 23 del 24.3.2007

chi è JON SOBRINO

33801. CITTÀ DEL VATICANO-ADISTA. Il colpo è arrivato, ma attutito: la "Notificazione sulle opere di p. Jon Sobrino" da parte della Congregazione per la Dottrina della Fede, la prima sotto il pontificato di Benedetto XVI, per quanto riscontri nell'opera del teologo "proposizioni non conformi con la dottrina della Chiesa", non prevede, come si era temuto, esplicite sanzioni.
La voce di una possibile condanna del 69enne teologo di origine basca, residente nel Salvador dal 1957, circolava già da qualche settimana: per questo, al Forum Mondiale di Teologia e Liberazione, svoltosi a Nairobi dal 16 al 20 gennaio scorso, i teologi avevano voluto rendergli un pubblico omaggio (Adista lo ha pubblicato sul n. 18/07), senza però rinunciare alla speranza che all'ultimo minuto il Vaticano decidesse di lasciare la Notificazione in un cassetto. Era stato il quotidiano spagnolo El Mundo, il 9 marzo scorso, ad annunciare, per il 15, la pubblicazione del provvedimento, che, secondo il quotidiano, avrebbe dovuto imporre al teologo il divieto di insegnare in un qualsiasi centro cattolico e di pubblicare libri con il nihil obstat dell'autorità ecclesiastica. A confermarlo era stato, l'11 marzo, l'arcivescovo di San Salvador in persona, l'opusdeista Fernando Sáenz Lacalle, il quale, durante la conferenza stampa successiva alla messa domenicale in cattedrale, si era premurato di comunicare la decisione della Congregazione per la Dottrina della Fede su Sobrino, precisando come in Vaticano "già da tempo si studiassero i suoi scritti" e come "già da anni fossero stati mandati avvertimenti" al teologo. "Quello che dice la Santa Sede – aveva dichiarato l'arcivescovo – è che le conclusioni degli studi teologici su Cristo che il padre Sobrino ha pubblicato non sono concordi con la dottrina della Chiesa ed egli non potrà insegnare teologia in nessun centro cattolico finché non riveda le sue conclusioni".

Il mistero delle sanzioni
Pubblicata dalla Sala Stampa vaticana il 14 marzo, un giorno prima di quanto previsto da El Mundo, la Notificazione – che riguarda due libri di cristologia di Sobrino, Jesucristo Liberador. Lectura histórico-teológica de Jesús de Nazaret, del 1991, e La fe en Jesucristo. Ensayo desde las víctimas, del 1999 (entrambi pubblicati in italiano dalla Cittadella di Assisi, nel 1990 e nel 2001) – non dice nulla a proposito delle sanzioni di cui aveva dato notizia El Mundo e che erano state confermate da Sáenz Lacalle. Un fatto che non ha ovviamente mancato di suscitare gli interrogativi più vari: se cioè le sanzioni non fossero previste fin dall'inizio o se piuttosto siano state eliminate all'ultimo, e, in quest'ultimo caso, se per disaccordi interni al Vaticano, su pressione della Compagnia di Gesù o per timore dello scalpore che tali misure stavano provocando (v. notizia successiva). In ogni caso, come ha precisato ai giornalisti il direttore della Sala Stampa della Santa Sede, p. Federico Lombardi, lui stesso gesuita, il provvedimento "non è una condanna o una sanzione esplicita nei confronti della persona", ma una puntualizzazione per chiarire che "alcune sue affermazioni non corrispondono al pensiero e alla dottrina della Chiesa": il teologo avrebbe cioè approfondito maggiormente "il versante dell'umanità" di Gesù, lasciando in ombra o sottovalutando "la dimensione che unisce Cristo a Dio". "Spetterà poi alle competenze dei singoli vescovi o rettori locali - ha spiegato Lombardi ai giornalisti - decidere se accettare o meno i suoi insegnamenti o i suoi testi": una frase oltremodo significativa, che sembra allontanare ulteriormente il rischio di sanzioni.

Gli "errori" del teologo
La Congregazione per la Dottrina della Fede aveva deciso già nell'ottobre del 2001 di iniziare sui due volumi del teologo "uno studio ulteriore e approfondito", adottando, per via dell'"ampia diffusione" dei suoi scritti, la "procedura urgente". In seguito a tale esame, nel luglio del 2004 era stato inviato all'autore, per mezzo del Preposito Generale della Compagnia di Gesù, p. Peter Hans Kolvenbach, un Elenco di proposizioni erronee e pericolose rilevate nei due libri, a cui Sobrino aveva risposto nel marzo del 2005: una risposta che, all'esame della Congregazione, non era risultata "soddisfacente". Da qui la decisione di pubblicare la Notificazione "allo scopo di offrire ai fedeli un criterio di giudizio sicuro, basato sull'autentica dottrina ecclesiale, circa alcune affermazioni contenute negli scritti dell'autore", relativamente ai presupposti metodologici, alla divinità di Gesù Cristo, all'incarnazione del Figlio di Dio, alla relazione fra Gesù Cristo e il Regno di Dio, all'autocoscienza di Gesù Cristo e al valore salvifico della sua morte. Accompagna la Notificazione una Nota esplicativa che riconosce la preoccupazione di Sobrino "per la situazione dei poveri e degli oppressi, specialmente in America Latina" - preoccupazione che, afferma, "appartiene senza dubbio alla Chiesa intera" -, ma sottolinea la necessità di mettere in rilievo i "gravi difetti, sia metodologici che di contenuto" presenti nell'opera del teologo.
Il primo errore di Sobrino sarebbe quello di considerare come luogo ecclesiale della cristologia la "Chiesa dei poveri" e non "la Fede apostolica trasmessa attraverso la Chiesa a tutte le generazioni". Il teologo non presterebbe "la debita attenzione alle fonti", e sarebbe proprio questa, a giudizio della Congregazione, "la causa dei problemi presenti nella sua teologia". La Notificazione, firmata il 26 novembre del 2006 dal card. William Levada e da mons. Angelo Amato, rispettivamente prefetto e segretario della Congregazione (la si può leggere integralmente sul sito del Vaticano: www.vatican.va), accusa Sobrino di non affermare con la debita chiarezza la divinità di Gesù, ritenendola presente nel Nuovo Testamento soltanto "in germe", e rivelando "una concezione erronea del mistero dell'Incarnazione e dell'unità della persona di Gesù Cristo". Il documento contesta ugualmente la sua visione del rapporto fra Gesù e il Regno di Dio, centrata sulla distinzione tra mediatore, la persona di Gesù, e mediazione, il Regno di Dio inteso come realizzazione della volontà di Dio su questo mondo: secondo la Congregazione, per quanto Sobrino definisca Gesù come mediatore definitivo, ultimo ed escatologico del Regno, "il vincolo fra di essi risulta privato del suo contenuto peculiare e della sua singolarità". Secondo la Congregazione, nella riflessione del teologo non appaiono "con la dovuta chiarezza" né la relazione filiale di Gesù con il Padre - "l'intimità e la conoscenza diretta ed immediata che egli ha del Padre" - né il valore salvifico della sua morte: si contesta a Sobrino la riduzione dell'efficacia della morte di Gesù al valore di esempio motivante per gli altri e alla rivelazione dell'Homo verus fedele a Dio fino alla morte sulla croce: "La morte di Cristo sarebbe in tal modo exemplum e non sacramentum". (claudia fanti)