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SI SALVA CHI PUÒ: NEGLI USA,UN ALTRO TEOLOGO "RELATIVISTA" SOTTO INCHIESTA


ADISTA n° 63 del 22.9.2007

 

34036. WASHINGTON-ADISTA. Al Vaticano il tema del dialogo tra le fedi, considerato l’anticamera del “relativismo religioso”, proprio non va giù. Lo testimonia il caso del teologo p. Peter Phan, statunitense di origine vietnamita, ennesimo studioso impegnato su questi temi la cui opera è finita sotto la lente d’ingrandimento di Roma. Secondo quanto afferma John Allen del National Catholic Reporter (12/9), il teologo è indagato dalla Congregazione per la Dottrina della Fede e dalla Conferenza episcopale degli Usa per le tesi contenute nel libro Being Religious Interreligiously del 2004, che affronta la questione dell’unicità di Cristo, della funzione della Chiesa nella salvezza e del valore salvifico delle altre religioni, affermando con forza il valore positivo delle religioni non cristiane; temi, questi, che toccano un nervo scoperto di papa Ratzinger e che hanno già mietuto vittime tra i teologi come p. Tissa Balasuriya dello Sri Lanka,  il belga p. Jacques Dupuis, e i gesuiti p. Roger Haight, statunitense, e p. Jon Sobrino, salvadoregno.

Phan è sacerdote nella diocesi di Dallas, e nel suo curriculum vanta la presidenza, a metà degli anni '90, della Catholic Theological Society of America (Ctsa), la più importante associazione di teologi statunitense. Attualmente ricopre la cattedra di dottrina sociale della Chiesa intitolata a Ignacio Ellacuría presso la Georgetown University a Washington. Secondo quanto racconta Allen, il teologo avrebbe ricevuto già nel 2005 una lettera dalla Congregazione per la Dottrina della Fede firmata dal segretario mons. Angelo Amato, che presentava 19 osservazioni suddivise in sei capitoli, accusando il libro di Phan di essere “notevolmente confuso su alcuni punti della dottrina cattolica”, di contenere “gravi ambiguità”, e di porsi in contraddizione rispetto al documento del 2000 Dominus Iesus, che in pratica sancisce l’unicità della vera religione e della salvezza nella fede cattolica. La Congregazione aveva chiesto in quell’occa-sione a p. Phan di scrivere un articolo in cui correggeva le sue posizioni, e di dare mandato alla casa editrice Orbis di interrompere la ristampa del volume. Phan ha replicato al Vaticano nell’aprile 2006, dichiarandosi disposto ad obbedire ad alcune condizioni, ma la sua lettera non ha mai ricevuto una risposta. Fino allo scorso maggio, quando si è fatto vivo il presidente della Commissione per la Dottrina della Conferenza episcopale statunitense, mons. William Lori di Bridgeport, informando il teologo del fatto che il Vaticano aveva dato incarico alla Commissione di esaminare il libro e chiedeva contestualmente a Phan di rispondere a tre pagine di osservazioni. Il 20 giugno, una seconda missiva di Lori precisava che l’indagine della Commissione procedeva su un binario separato da quello del Vaticano. Un portavoce della Commissione sulla Dottrina dei vescovi americana ha confermato che “il dialogo è in corso”, mentre mons. Lori, sentito dal Washington Post, ha dichiarato: “Siamo molto seri nell’intratte-nere un buon dialogo”. La Georgetown University, prestigiosa e antica università gesuita che ha recentemente inaugurato un master in pluralismo religioso, non ha commentato il fatto ma ha emanato un documento. L’istituzione, vi si legge, “abbraccia la libertà accademica e sostiene il libero scambio di idee allo scopo di promuovere il dialogo sui temi critici di oggi, specialmente quelli legati alla fede, all’etica e alle questioni internazionali”.

“Anche se Cristo incarna la pienezza dell’autorivelazione di Dio – ha scritto a gennaio p. Phan sulla rivista cattolica progressista Commonweal – la comprensione della Chiesa di tale rivelazione resta imperfetta, e il suo modo di realizzarla parziale, a volte anche segnata dal peccato”; una critica, questa, che non può non dispiacere a Ratzinger. (ludovica eugenio