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Incombe l'era della controriforma?

di Mario Pirani

in “la Repubblica” del 27.10.2008

Stiamo scivolando, pressoché senza accorgercene, verso l'era della Controriforma. Quasi un

invisibile Concilio tridentino fosse tornato a riunirsi per escogitare nuovi strumenti per reprimere e

prevenire insorgenti eresie e quali vie battere per ottenere che le prescrizioni ecclesiastiche siano

osservate da tutti, non solo dai credenti. E cosa sostituire alla Inquisizione, alla Congregazione

dell'Indice e soprattutto al ricorso al "braccio secolare" per ottenere obbedienza. Questa inquietante

visione mi è venuta alla mente al termine di un dibattito da me diretto al Congresso della Società

italiana di Chirurgia tra la sen. Paola Binetti e il sen. Ignazio Marino su «Etica e testamento

biologico». Due senatori appartenenti allo stesso Partito democratico, ambedue cattolici, eppur di

cultura antitetica, l'una convinta assertrice dell'ortodossia vaticana, l'altro interprete impegnato della

libera scelta dell'individuo all'interruzione dei trattamenti sanitari al fine di evitare l'accanimento

terapeutico.

La discussione non ha trovato alcuna possibilità di accordo, soprattutto su un punto centrale che si

riflette nella stesura di due contrapposti disegni di legge. Il discrimine riguarda la libertà del

cittadino di decidere, quando è ancora nel pieno possesso delle sue facoltà, a quali cure e terapie

vuole essere sottoposto nel caso in cui si trovi in coma irreversibile o in uno stadio finale di una

malattia così invalidante e penosa da ridurlo ad una parvenza di vita del tutto inaccettabile (caso

Welby). Non si tratta, quindi, di una legalizzazione dell'eutanasia (che, peraltro, personalmente

auspico), poiché non si sancisce la possibilità di somministrare al malato sostanze che assicurino

una «morte dolce», ma solo di interrompere o rifiutare trattamenti terapeutici che prolunghino,

senza alcun elemento di regressione della sofferenza, un mantenimento artificiale della

sopravvivenza. Su questo aspetto il non possumus pontificio, proclamato come principio

indisponibile e immodificabile, ha trovato una formulazione cosiddetta tecnica nel progetto di legge

teo-dem, firmato alla Camera dalla Binetti, Bobba, Carra, Lusetti ed altri Pd, mentre al Senato

analogo disegno è firmato da un folto gruppo di ex Popolari e ex Margherita, oggi Pd, tra cui la

Baio, la Garavaglia, Fioroni, Del Vecchio ed anche Follini e Tonini che, forse aspirando a una

impossibile sintesi, hanno anche sottoscritto il progetto di legge che sostiene l'opposto, firmato da

110 senatori a partire da Ignazio Marino, Levi Montalcini, Veronesi, Finocchiaro, Zanda, Livi

Bacci, Chiaromonte, Nicola Rossi, Latorre nonché numerosi dell'IdV e alcuni della CdL (Malan,

Paravia, Saro, ecc.). La linea di separazione è netta: i teo-dem (vedi art. 4 della legge Binetti) si

sono inventati che l'idratazione e la alimentazione artificiale non sono terapie ma un atto

equivalente alla somministrazione di pane ed acqua (l'evangelico «dar da bere agli assetati» e

«nutrire gli affamati»). Quindi non ricade nell'accanimento terapeutico, per cui, se un individuo nel

suo testamento biologico, peraltro revocabile in ogni momento, dichiarasse il contrario, la sua

disposizione è nulla, non deve essere eseguita e chi vi ottemperasse commetterebbe un crimine

penale. Ignazio Marino, Levi Montalcini, Veronesi e gli altri parlamentari laici e cattolici che

sostengono il contrario, affermano «che nessuno può essere obbligato, contro la sua volontà, a

introdurre nel proprio corpo, attraverso un sondino inserito chirurgicamente o no nello stomaco,

sostanze come lipidi, elettroliti, proteine, ecc. elaborate chimicamente». Ma il quesito va ben oltre

ed è tutt'altro che tecnico. Esso tocca la libertà della persona umana, la disponibilità sul proprio

corpo, il valore delle sue decisioni. In uno Stato di diritto i cattolici, così come i credenti di altre

religioni, debbono godere del pieno diritto di uniformarsi, se lo ritengono giusto, ai dettami delle

gerarchie ecclesiastiche. Per contro, solo in uno Stato integralista, dove la legge religiosa è anche

legge civile e norma politica per tutti i sudditi, il diktat dei preti o degli ulema, del Papa o degli

ayatollah ha forza d'imperio. Lo Stato italiano si colloca a metà: non c'è più l'Inquisizione o il

«braccio secolare» per imporre i testi sacri, interpretati dal Sant'Uffizio, come obbligo generale.

Essi sono stati sostituiti dalla precettistica invadente del Vaticano sostenuta da una Politica succube

(teo-dem o neo-com che sia) oppure complice per convenienza strumentale, tipica della CdL. La

Sinistra, infine, appare dilaniata e finge di non accorgersene. Per quanto tempo ancora