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«I nomadi? Anche contro noi ebrei è cominciato così»

intervista ad Amos Luzzatto a cura di Umberto De Giovannangeli

“l'Unità” del 19 maggio 2008

«Noi ebrei sappiamo bene cosa significhi essere perseguitati, demonizzati, sterminati. Per questo, da

ebreo italiano e da cittadino democratico, non posso che guardare con orrore e preoccupazione alla

campagna d’odio verso i Rom». A parlare è Amos Luzzatto, già presidente dell’Unione delle

comunità ebraiche italiane.

Professor Luzzatto, cosa ha provato di fronte al fuoco appiccato ai campi Rom a Napoli?

«Ogni fuoco riporta alla memoria altri fuochi dei quali la storia europea è cosparsa: penso, ad

esempio, ai roghi dell’Inquisizione, ai roghi dei libri maledetti, ai roghi dei campi di sterminio... In

ultima analisi c’è da domandarsi cosa abbiano in comune questi roghi. E la risposta immediata e

tragica è: distruggere, senza che resti traccia, tutto quello che dà fastidio al potere. In questa ottica,

tutto viene ingigantito e generalizzato: all’interno di ciò che si vuole distruggere col fuoco si colloca

molto di più di quanto sarebbe “strettamente necessario” proprio per essere sicuri di avere

totalmente eliminato quello che s’intende distruggere. È terribile, ma è cosi».

In quale misura questo comportamento è collegato al razzismo?

«È abbastanza evidente: se si vede un uomo nero che ha violentato una donna bianca, per una

induzione arbitraria, si ritiene che la violenza sia correlata al colore della pelle. E pur sapendo che la

stragrande maggioranza dei neri non sono stupratori per far prima li stermino tutti, ritenendo così di

aver fatto una “pulizia totale”. Il razzismo si è nutrito di queste generalizzazioni arbitrarie e di

queste correlazioni sbagliate, e una volta innescato il meccanismo del rogo, questo si autoalimenta».

In questa autoalimentazione, perché i Rom?

«Prima di tutto, centrerei l’attenzione su un fenomeno sociale che comprende una serie di fattori

negativi, fra i quali la precarietà del lavoro e dell’esistenza; la difficoltà di trovare alloggi adeguati,

e la difficoltà di integrazione di popolazioni forestiere, soprattutto in fasi di migrazioni di massa. Il

fenomeno del nomadismo va inserito in questa categoria di problemi. Isolare questo problema, e al

suo interno addirittura quello dei Rom, significa rincorrere una soluzione illusoria e alquanto

pericolosa. È forte la tendenza a superare quelle che sono contraddizioni, debolezze, timori, paure

che colpiscono tutta la società contemporanea, selezionando quella che può essere una componente

dall’immagine più facilmente riconoscibile e colpirla immaginando così di risolvere un problema

molto più esteso e complesso. Coloro che appiccano il fuoco ai campi Rom sono al loro modo - un

modo barbaro e criminale indegno di un Paese civile - interpreti di questo approccio sbagliato al

problema. E in questo approccio, assieme parziale e colpevolizzante, inserirei anche l’ipotesi del

commissariamento dei Rom...»

Una ipotesi, quella della creazione di un Commissario ai Rom, che il governo prende in seria

considerazione.

«Questa ipotesi trova immediata rispondenza nelle iniziative violente e vandaliche che imputano

problemi scottanti, anche di microcriminalità, non all’azione di singole persone ma alla presenza

stessa di un singolo gruppo allogeno».

Quei fuochi portano alla memoria, come lei stesso ha sottolineato, i roghi dei campi di

sterminio. In una intervista a l’Unità, Predrag Matvejevic ha ricordato che assieme a milioni

di ebrei, nei lager nazisti furono massacrati tantissimi Rom.

«Questa è una verità storica. Un’amara, tragica verità. Noi stessi, noi ebrei, abbiamo subito sulla

nostra pelle ripetutamente - fino alla più terribile persecuzione che è stata quella della Shoah - le

conseguenze dell’essere prima di tutto indicati come stranieri irriducibili, poi progressivamente

stranieri parassiti, quindi stranieri complottanti, infine assassini di bambini cristiani e in conclusione

gruppi umani da espellere, da perseguitare, da sterminare. Noi ebrei sappiamo bene cosa significhi

essere vittime di pregiudizi che si trasformano in odio e in violenza “purificatrice”. Sappiamo cosa

significhi essere additati come il “Male” da estirpare. E da ebreo, oltre che da cittadino democratico,

mi sento a fianco di una comunità, quella Rom, che non può, non deve essere vittima di nuovi

pogrom».