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Vita da rom tra elemosina e ipocrisia. Sentenze e pregiudizi

di Dijana Pavlovic, attrice e moderatrice culturale

“l'Unità” del 4 dicembre 2008

La corte di Cassazione ha annullato la condanna a ben sei anni per sfruttamento di minori inflitta a

una donna rom che chiedeva l’elemosina insieme al suo bambino. La Corte invita a considerare le

situazioni di fatto e a valutare i comportamenti legati a tradizioni consolidate, per quanto riguarda i

rom quella del mangel (l’elemosina), e indica un tempo limitato nel quale esercitarla purché il

tempo residuo sia dedicato alla cura dei figli. Le reazioni della politica sono state di scandalo a

destra e di invocazione della priorità della tutela del minore a sinistra. Ma nessuno segue le

indicazioni della Corte, nessuno guarda alla realtà concreta per poter giudicare e così non cade il

velo di ipocrisia che circonda questo argomento. Vi racconto allora una storia, una delle tante che si

possono trovare nei campi della segregazione rom e che forse aiuta a capire. Flora, una mia amica,

dopo innumerevoli sgomberi è finita sotto un cavalcavia nel fango, in mezzo ai topi e ai blocchi di

cemento che il comune di Milano ha costruito per impedire loro di stabilirsi lì. Nonostante la

situazione disperata, Flora sistema questo posto, mette tappeti per terra, pulisce davanti alla piccola

tenda, separa la “cucina” con le bombole a gas dal posto dove si dorme, e soprattutto, tutti i giorni

attraversa la città per portare quattro figli a scuola. Poi va a chiedere l’elemosina con il figlio più

piccolo che non è in età scolare e non può lasciare sotto il ponte. Qualche ora, per potersi comprare

qualcosa da mangiare per pranzo e cena, e poi a prendere i figli a scuola e di nuovo sotto il ponte a

cucinare. Flora è una di quelle terribili sfruttatrici di bambini che le persone per bene incontrano

nelle strade. Certo i bambini devono essere tutelati, protetti scolarizzati e coccolati, non devono

stare per strada a elemosinare. Le persone per bene dicono “poveri bambini” quando li vedono in

metropolitana, poi escono e non ci pensano più: ma perché sono lì veramente, dove dormono, hanno

da mangiare? Basta che non li si veda, che non ci ricordino di esistere. Per Flora vale una regola

semplice: un bambino che non mangia è un bambino morto, un bambino che va con lei a chiedere

l’elemosina è un bambino sfortunato ma vivo e con una minima possibilità di andare a scuola e di

avere un futuro, magari migliore del suo. È per quello che lei vive. Flora aveva un lavoro, accudiva

una signora anziana, ovviamente in nero. Dopo l’omicidio Reggiani è stata licenziata perché rom

rumena. Mi permetto una domanda banale: i diritti dei bambini non si proteggono tutelando anche i

diritti dei lori genitori? E ancora: chi protegge queste persone dal pregiudizio e dal razzismo che

distruggono la loro vita?