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 “Non mi aggrappo alla vita ”intervista a Hans ng, a cura di Markus Grill

 

in www.spiegel.de/international” del 12 dicembre 2013 (traduzione: www.finesettimana.org)

 

Hans Küng ha lottato per tutta la vita per le riforme che oggi vengono prese in considerazione dal Vaticano. In un'intervista a Spiegel, l'anziano teologo svizzero parla delle chance di papa Francesco di rivoluzionare la Chiesa, dei motivi per cui Giovanni Paolo II non dovrebbe essere canonizzato e di che cosa spera di venire a sapere in paradiso.

 

Il teologo svizzero Hans Küng è stato una voce che per decenni si è levata a chiedere riforme nella Chiesa cattolica riguardanti l'infallibilità del papa, il celibato dei preti e l'eutanasia. La difesa delle proprie posizioni gli è costata l'autorizzazione ad insegnare teologia cattolica e ha spinto molti ad etichettarlo come eretico. Da ottantacinquenne malato di Parkinson e di altri malanni, osserva la Chiesa sotto papa Francesco che sta prendendo in considerazione molte delle riforme da lui a lungo sostenute. Ha recentemente accettato di parlare a Spiegel in una lunga e varia conversazione sulla sua vita e sulle sue speranze per il futuro della Chiesa.

Professor Küng, Lei andrà in paradiso?

Certo lo spero.

Alcuni diranno che Lei andrà all'inferno perché agli occhi della Chiesa Lei è un eretico. Non sono un eretico, ma un teologo critico e desideroso di riforme. A differenza di molti miei critici, io uso il vangelo come punto di riferimento, e non teologia, liturgia e diritto canonico medioevali.

Ma l'inferno esiste poi?

Alludere all'inferno è un ammonimento che indica che una persona può mancare totalmente l'obiettivo della sua vita. Non credo in un inferno eterno.

Se inferno significa mancare l'obiettivo della propria vita, sembrerebbe una nozione abbastanza secolare.

Sartre dice che l'inferno sono gli altri. La gente crea il proprio inferno. Ad esempio, in guerre come quella in Siria, ad esempio, oppure come in un capitalismo senza regole.

In un suo saggio sulla religione, Thomas Mann ammise di pensare alla morte quasi ogni giorno della sua vita. Anche Lei lo fa?

In realtà, mi aspettavo di morire prima, perché pensavo che, dato il mio modo di vivere, non sarei arrivato al mio 50° compleanno. Ora sono sorpreso di aver compiuto 85 anni e di essere ancora vivo.

Lei è andato a sciare per l'ultima volta nel 2008. Come ci si sente quando si sa che si sta facendo una cosa per l'ultima volta?

Certamente mi fa venire un po' di malinconia pensare a quell'ultima volta, quando stavo lassù a Lech, sulle montagne dell'Arlberg. Mi piace molto l'aria limpida e fredda delle Alpi. Andavo lì quando volevo liberare la mia mente oppressa. Ma accetto il mio destino. In realtà sono felice di essere stato in grado di andare a sciare ad ottant'anni.

Lei è un uomo vecchio e malato. Ha una forte perdita dell'udito, osteoartrite e degenerazione maculare, che distruggerà la sua capaci di lettura...

Sarebbe la cosa peggiore, non essere più in grado di leggere.

Le è stato diagnosticato il morbo di Parkinson un anno fa.

Eppure lavoro ancora molto ogni giorno. Tuttavia interpreto tutte queste cose come avvertimenti della mia morte incombente. La mia grafia sta diventando sempre più piccola e spesso illeggibile, come se stesse scomparendo. Le mie dita non trattengono più. È un dato di fatto che le mie condizioni generali si sono deteriorate, e tuttavia combatto anche contro tutto ciò.

Come?

Ogni giorno nuoto un quarto d'ora qui nell'edificio, e faccio esercizi di fisioterapia sul pavimento, e anche esercizi con la voce, e mi concentro su nuove attività. Inoltre, prendo diverse pillole al giorno.

Lei ha scritto più di 60 libri, è sempre stato un uomo che ha prodotto molto e a cui è sempre piaciuto andare a fondo negli argomenti. Nelle sue memorie, riflette sulla possibili di diventare presto null'altro che l'ombra di se stesso.

Naturalmente le diagnosi e le prognosi dei medici sono imprecise. La mia vista, ad esempio, si sta deteriorando più lentamente di quanto predetto. Due anni fa il medico mi disse che sarei stato in grado di leggere solo per altri due anni. Ed ora, riesco ancora a leggere! Ma vivo pensando di aver poco tempo davanti a me e sono preparato a dire addio in ogni momento.

Il suo Parkinson progredirà.

Muammad Ali (Cassius Clay), anche lui malato di Parkinson, è apparso alla cerimonia di apertura delle Olimpiadi di Londra l'anno scorso. È stato fatto sfilare davanti a tutti, assente e muto. È stato terribile. Penso che sia stata un'idea orribile.

Il suo amico, lo scrittore ed intellettuale Walter Jens, è entrato in uno stato di demenza con rapido peggioramento nove anni fa. È morto quest'anno.

Sono stato a trovarlo diverse volte, anche poco prima che morisse. Fino a pochi anni fa, il suo volto si illuminava quando arrivavo da lui. Ma, negli ultimi anni, non ricordava neppure se ero andato a trovarlo il giorno prima o a distanza di un mese. Alla fine, non mi riconosceva più. Era deprimente pensare che Jens, uno degli intellettuali più importanti del dopoguerra, era tornato in una specie di infantilismo.

La demenza era un peso anche per Jens o solo per i parenti e gli amici?

All'inizio della sua malattia, quando gli si chiedeva come stava, rispondeva quasi sempre terribilmente” o male”. Allo stesso tempo, apprezzava piccole cose, come bambini, animali e dolciumi. Gli portavo del cioccolato. All'inizio, lo mangiava da solo, ma più tardi dovevo metterglielo io in bocca. Non riusciamo a sapere che cosa provasse Jens alla fine. Ma non ci si può aspettare che io accetti di essere in una condizione come quella.

Nel 1995, Lei e Jens avete scritto insieme il libro “Morire con dignità”. Come cristiano, lei è autorizzato a por fine alla sua vita?

Sento che la vita è un dono di Dio. Ma Dio mi ha reso responsabile di questo dono. La stessa cosa vale anche per l'ultima fase della vita: morire. Il Dio della Bibbia è un Dio di compassione e non un despota crudele che vuole vedere le persone passare il massimo tempo possibile in un inferno nel proprio dolore. In altre parole, il suicidio assistito può essere la forma ultima, finale, di aiuto nella vita.

La Chiesa cattolica considera un peccato l'eutanasia, uno sconfinamento nella sovrani del

Creatore.

Non ho apprezzato quando il portavoce del vescovo di Rottenburg ha prontamente dichiarato che ciò che avevo scritto rappresentava l'insegnamento del Signor Küng e non l'insegnamento della Chiesa. Una gerarchia ecclesiastica che ha avuto idee così sbagliate sul controllo delle nascite, sulla pillola e sull'inseminazione artificiale, non dovrebbe fare gli stessi errori ora su problemi relativi alla fine della vita. Dopo tutto, la nostra situazione è fondamentalmente cambiata nel XXI secolo. L'aspettativa media di età cento anni fa era di 45 anni, e molte persone morivano giovani. Ora ho 85 anni, ma è un'estensione artificiale del mio tempo di vita – grazie a quelle 10 pillole che prendo ogni giorno e grazie ai progressi dell'igiene e della medicina.

La spaventa una lunga e persistente malattia?

Beh, ho scritto una direttiva anticipata attentamente formulata, e recentemente mi sono iscritto ad un'organizzazione per il suicidio assistito. Questo non significa che il mio scopo sia commettere suicidio. Ma, nel caso che la mia malattia peggiorasse, voglio avere una garanzia di poter morire in maniera dignitosa. Da nessuna parte nella Bibbia viene detto che una persona debba sopportare fino in fondo una fine decretata. Nessuno ci dice cosa significa decretata”.

Deve andare in un altro paese per avere accesso al suicidio assistito.

Sono un cittadino svizzero.

Come funziona esattamente? Lei telefona e dice: “Sto arrivando”?

Non ho un piano d'azione, ancora. Ma nell'ultimo volume delle mie memorie ho scritto la liturgia della mia morte personale.

Nessun prete sarà autorizzato ad amministrarle i riti finali.

Ci sarà un amico prete con me, e uno dei miei studenti.

Nei Dolori del giovane Werther” di Goethe, il protagonista si uccide per amore. Il libro termina con la frase: “Nessun prete lo ha accompagnato”. È la posizione della Chiesa.

Mi sono sempre opposto a che la mia posizione sulla morte fosse vista come una protesta contro l'autorità della chiesa. Non intendo fornire regole generali, posso decidere solo per me stesso. Sarebbe ridicolo inscenare la morte di qualcuno come una protesta contro l'autorità della Chiesa. Ciò che voglio ottenere, tuttavia, è che il problema sia discusso apertamente e con gentilezza. Il tema eutanasia attiva” in Germania è stato tabù a causa delle uccisioni di massa di persone handicappate da parte dei nazisti.

Ma quale persona con una malattia incurabile vorrebbe imporre un peso ai suoi parenti una volta che il suicidio sia stato socialmente accettato?

Certo esiste il rischio che lei descrive. Ma oggi il suicidio assistito avviene in una zona grigia, poiché è bandito. Molti medici aumentano la dose di morfina al momento giusto e, così facendo, corrono il rischio di essere accusati di omicidio. Ci sono pazienti che, se non riescono a trovare dottori così, si gettano dalle finestre dell'ospedale. Questo è intollerabile! Non possiamo lasciare questo alla discrezione di ogni medico. Abbiamo bisogno di una regolamentazione legale, in parte per proteggere i medici.

Non restiamo troppo a lungo attaccati alla vita alla fine, cosicché perdiamo il momento giusto?

Evidentemente, questo è possibile.

Lei è attaccato alla vita?

Non sono attaccato alla vita terrena perché credo nella vita eterna. Questa è la grande distinzione tra il mio punto di vista e una posizione puramente secolare.

Nelle sue memorie, Lei scrive: “Mi piange il cuore quando considero tutte le cose a cui dovrò rinunciare”.

È vero. Non dico addio alla vita perché sono un misantropo o disdegno la mia vita, ma perché, per altre ragioni, è ora di partire. Sono fermamente convinto che ci sia vita dopo la morte, non in un senso rudimentale, ma come l'entrata della mia persona giunta a pieno compimento nell'infinità di Dio, come una transizione ad una realtà diversa oltre la dimensione dello spazio e del tempo che la pura ragione non può né affermare né negare. È una questione di fiducia ragionevole. Non ho una certezza matematica o scientifica di questo, ma ho buone ragioni per aver fiducia nel messaggio della Bibbia, e credo di poter essere accolto da un Dio misericordioso.

Ha un'idea del paradiso?

La maggior parte dei modi di parlare del paradiso sono pure immagini che non possono essere prese alla lettera. Siamo ben lontani dalle nozioni di paradiso del periodo prima di Copernico. In paradiso, comunque, spero di venire a conoscenza dei più grandi misteri del mondo, di problemi come: Perché qualcosa è qualcosa e non nulla? Da dove arrivano il Big Bang e le costanti fisiche? In altre parole, le domande a cui l'astrofisica la filosofia sanno dare risposte. In ogni caso, sto parlando di uno stato di pace eterna e di felicità eterna.

Oggi, la fisica può spiegare il cosmo oscuro con i suoi miliardi di stelle molto meglio che nel passato. Questo non ha scosso la sua fede?

Se consideriamo quanto sia enorme e oscuro il cosmo, certo questo non facilita le cose per la fede. Quando scrisse la sua Nona Sinfonia, Beethoven poteva ancora sperare che “al di sopra della cupola delle stelle deve risiedere un padre amoroso”. Noi, tuttavia, dobbiamo accettare quanto poco sappiamo, in definitiva. Il 95% dell'universo è sconosciuto a noi, e non sappiamo nulla del 27% di materia oscura o del 68% di energia oscura. La fisica si sta avvicinando sempre più all'origine, e tuttavia non sa spiegare l'origine stessa.

Lei desidera che il suo funerale termini con l'inno “Ora ringraziamo tutti il nostro Dio”.

Perché esprime il fatto che la mia vita non si è estinta, ma si è compiuta. È qualcosa di cui essere  felici, non le pare?

Quello che sta avvenendo attualmente in Vaticano è ciò che lei ha cercato di ottenere lottando

per tutta la vita: riforma e liberalizzazione della chiesa. E questo succede proprio ora che Lei

sta diventando vecchio e debole. Non è un'ironia della storia?

Tale ironia è applicabile maggiormente al mio ex collega Ratzinger che a me. Io non mi aspettavo di

vedere un cambiamento radicale nella Chiesa cattolica mentre ancora ero in vita. Avevo sempre

pensato – ed ero giunto ad accettare – che Küng se ne sarebbe andato e che Ratzinger sarebbe

rimasto. Questo è il motivo per cui fui così sorpreso nel vedere Benedetto andar via e papa

Francesco assumere l'incarico il 19 marzo del 2013, giorno del mio compleanno e dell'onomastico

di Ratzinger.

Come è potuto succedere che un collegio di cardinali composto di uomini conservatori e

generalmente arretrati, eleggesse un rivoluzionario come nuovo papa?

Prima di tutto, non sapevano neppure quanto fosse rivoluzionario. Ma a parte il nucleo centrale

della Curia, molti cardinali sapevano che la Chiesa era in una crisi profonda che incarnata nella

corruzione in Vaticano, nella copertura dei casi di abusi sessuali e nello scandalo dei Vatileaks. I

cardinali erano spesso messi di fronte a una fortissima critica da parte delle loro comunità.

Ma una persona sola può rivoluzionare perfino un'istituzione come la Chiesa cattolica?

Sì, se riceve buoni consigli come papa e se ha uno staff capace. Da un punto di vista giuridico, il

papa ha più potere del presidente degli Stati Uniti.

Ma solo all'interno della chiesa, perché, ad esempio, le due decisioni non sono soggette ad

approvazione da parte di un potere legislativo.

E neppure c'è una suprema corte. Se solo volesse, il papa potrebbe immediatamente abolire la legge

del celibato introdotta nel XII secolo.

Dopo la primavera araba potremmo avere una primavera cattolica?

È già cominciata, ma c'è lo stesso rischio di battute d'arresto e di movimenti contrari, come ci sono

stati nella primavera araba. Ci sono gruppi potenti in Vaticano e nella Chiesa in varie parti del

mondo, che vorrebbero far girare l'orologio all'indietro. Sono molto preoccupati per i loro privilegi.

Le secca non essere più coinvolto in questi dibattiti?

Me ne sto tranquillo. Per me è più importante che il papa legga ciò che gli mando piuttosto che mi

inviti a Roma.

Recentemente le ha scritto che gli fa piacere leggere i due libri che gli ha inviato, e che resta “a

sua disposizione”.

Ho anche ricevuto due lettere scritte a mano da lui, molto cordiali. Il mittente sulle lettere era molto

semplice: “F., Domus Sanctae Marthae, Vaticano”, e ha firmato le lettere “con saluti fraterni”.

Anche questo è uno stile nuovo. In 27 anni, Giovanni Paolo II non si è degnato di inviarmi una sola

risposta.

A chi potrebbe essere paragonato Francesco?

Probabilmente a Giovanni XXIII, ma gli manca una delle sue debolezze. Giovanni XXIII ha fatto

delle riforme incidentalmente, e senza un programma prestabilito. Ha fatto seri errori

amministrativi,

Il problema è se Francesco si limita a far impressione sulla gente con i suoi gesti, o se dietro c'è

qualcosa di più.

Il vestire in maniera semplice, i cambi di protocollo e il tono di voce totalmente diverso – queste

non sono cose superficiali. Ha introdotto un cambio di paradigma. Con questo papa, vediamo

nuovamente emergere il carattere di servizio della funzione papale. Vuole che i preti escano dalle

chiese ad incontrare le persone. Recentemente ha inviato ai vescovi un questionario per avere le

opinioni dei laici sui temi della famiglia. Il suo primo viaggio lo ha portato verso i rifugiati a

Lampedusa. Tutto questo è diverso dal modo in cui Benedetto interpretava la sua funzione. Il

richiamo per una chiesa povera porta anch'esso ad un diverso modo di pensare. Sotto Benedetto, il

vescovo di Limburg sarebbe probabilmente ancora in carica.

Ma Francesco ha anche riconfermato l'arcivescovo Gerhard Ludwig Müller, un sostenitore

della linea dura, a capo della Congregazione per la Dottrina della Fede, cane da guardia e

tutore dell'ordine su temi di dottrina ufficiale.

Posso immaginare che Benedetto si sia molto dato da fare perché Müller fosse mantenuto in

quell'incarico. Ma la cartina di tornasole sarà se il nuovo papa gli permetterà di fare ancora il

supervisore o il tutore dell'ordine su temi di dottrina ufficiale.

Francesco ha annunciato la canonizzazione di Giovanni Paolo II, un papa restauratore che ha

rafforzato movimenti controversi come l'Opus Dei e i Legionari di Cristo.

Non riesco a capire perché questo papa debba essere canonizzato. È stato il papa più contraddittorio

del XX secolo. Venerava la Vergine Maria, eppure rifiutava incarichi femminili nella Chiesa.

Predicava contro la povertà delle masse, eppure vietava la contraccezione. Ho affrontato undici di

queste enormi contraddizioni nell'ultimo volume delle mie memorie. Le sue parole erano sempre in

contrasto con le sue azioni. Ad esempio, difendeva da ogni critica il prete Marcial Maciel, uno dei

peggiori molestatori di ragazzi e fondatore dei Legionari di Cristo, e lo considerava suo amico

personale.

Ed ora perdona a Francesco la sua canonizzazione?

Benedetto ha accelerato la canonizzazione di Wojtyla, ignorando i tempi di attesa richiesti. Bloccare

il processo ora sarebbe non solo un affronto a Benedetto, ma anche a molti polacchi. Posso capire

che Francesco non voglia fare questo. Almeno ha anche annunciato la canonizzazione del papa

riformista Giovanni XXIII. Dovremmo anche pensare se le canonizzazioni, che sono un'invenzione

del Medio Evo, abbiano ancora senso oggi.

C'è qualcosa nella sua vita che vorrebbe non aver fatto?

A volte sono stato troppo polemico, vorrei non aver detto alcune cose. Ma la mia esperienza più

drastica, è stata la revoca della mia licenza di insegnamento come teologo romano cattolico nel

1979. È stato devastante per me, sia emotivamente che fisicamente. C'è stato un giorno in cui ero

sdraiato su questo divano giallo qui e non riuscivo ad andare all'incontro programmato in facoltà per

discutere il mio caso.

Era depresso?

Non depresso, ma esausto. Naturalmente, mi chiedevo se mi sarei arreso. Tutto ciò che volevano era

che restassi tranquillo. Dissero che quelli di Roma non erano preoccupati di ciò che io credevo

personalmente. Uno può credere quello che vuole, mi dissero. Alcune persone dicono che se mi

fossi piegato allora, sarei stato fatto cardinale da molto tempo. Ma non era precisamente quello il

mio obiettivo.

A quel tempo, sperava in una cattedra negli Stati Uniti. Voleva lasciare la Germania?

Ero entusiasta dell'America. Conoscevo il presidente (John F.) Kennedy, una delle sue sorelle e altri

membri della famiglia, e molte università negli Stati Uniti mi invitavano a fare lezioni. Sì, era un

sogno: una cattedra a Los Angeles, per esempio, con una casa sul Pacifico. Ma non era realistico.

Non ho mai realmente desiderato lasciare Tubinga.

Si aspetta di essere riabilitato mentre è ancora in vita?

No. La Conferenza episcopale tedesca potrebbe iniziare il procedimento, e Roma avrebbe solo da

approvare. Ma non lo prevedo e non me lo aspetto. Papa Francesco non dovrebbe mettere a

repentaglio molti importanti compiti riabilitando me e avvicinandosi troppo a me.

Lei è stato accusato di vanità per tutta la sua vita. C'è addirittura tutto un capitolo su questo

nelle sue memorie.

Ma probabilmente non sono più vanitoso della media delle persone

Lei scrive che altri teologi erano gelosi di lei per il fatto che veniva invitato agli show televisivi

più spesso di loro per il fatto che era in ottima forma fisica e vestiva abiti adatti, compresa la

cravatta.

Ho scritto: “Di tanto in tanto la cravatta”.

Un'altra citazione: “Raramente ho sopravvalutato le mie capacità”.

Se lo toglie dal contesto, suona veramente da vanitoso. Ma nella stessa pagina, lei può leggere che

ho un'avversione per caratteristiche illusoriamente sopravvalutate. Conosco i miei limiti. Detesto il

mettermi in posa e la vanagloria. Ma se non avessi avuto nessuna autostima nella mia disputa con

Roma, sarei stato perso. Fino ad oggi, i miei libri sono ignorati dalla gerarchia e dalla teologia

scolastica. Per questo ho ripetutamente menzionato i nomi di coloro che nel mondo accademico,

politico e dei media mi hanno citato in maniera positiva.

Lei, il figlio del calzolaio, è diventato un professore di teologia nella città universitaria di

Tubinga a 32 anni e consulente al Concilio Vaticano II a 34. E poi, nel 1979 è arrivato il colpo

duro, quando le è stata revocata la licenza per insegnare come teologo romano cattolico.

A quel tempo è stata intrapresa un'importante campagna mediatica contro di me, e alla fine, una

lettera pastorale contro di me è stata letta in ogni chiesa della Germania. Si può immaginare...

Una parte dei motivi per cui le fu revocata la licenza di insegnare era che lei chiedeva se i preti

dovessero essere celibi. Pensa che la norma del celibato possa essere cambiata sotto

Francesco?

Non posso realmente immaginare che questo problema continui ad essere rinviato, vedendo che ci

sono ogni giorno sempre meno parroci. Non so come la chiesa sarà in grado di provvedere ad una

cura pastorale nella prossima generazione. Il problema è sentito da un po' di tempo e i fedeli

praticanti sostengono ampiamente questa riforma.

Lei vive il celibato?

Non sono sposato e non ho né una moglie né figli.

Nel libro si dice che c'è una donna, e ne parla come “la mia compagna di vita ideale”.

Sì, nel senso di un ideale compagno di viaggio. Abbiamo beni separati, viviamo su piani separati e

abbiamo appartamenti separati. Ho descritto tutto questo nelle mie memorie, lo confermo e non ho

null'altro da dire su questo.

Professor Küng, grazie per questa intervista.