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Funesto impero mondiale delle multinazionali di L.Boff

Leonardo Boff, Teologo/Filosofo
 

Ricevuto dall’autore e tradotto da Romano Baraglia - gennaio 2014

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Gli auguri di Buon Anno Nuovo sono di rito. Sono auspici e nient’altro, perché non riescono a cambiare il corso del mondo dove i super potenti proseguono con le loro strategie di dominazione globale. È su questo che dobbiamo riflettere e anche pregare perché le conseguenze economiche, sociali, culturali, spirituali e per il futuro della specie e della natura possono essere nefaste.

Molti come J. Stiglitz e P. Krugman speravano che il lascito della crisi del 2008 sarebbe stato un grande dibattito su quale tipo di società vogliamo costruire. Sbagliavano di brutto. La discussione non c’è stata. Al contrario la logica che aveva provocato la crisi è stata ripresa con più furore. Richard Willkinson, uno dei maggiori specialisti sul tema ha detto tempo fa in intervista al giornale tedesco Die Zeit: “La domanda fondamentale è questa: vogliamo o no vivere sul serio secondo il principio che il più forte si appropria di quasi tutto e il più debole viene abbandonato?”

I super-ricchi e i super-potenti hanno deciso che vogliono vivere secondo il principio darwinista del più forte, e all’inferno i più deboli… Ma commenta Wilkinson: “Credo che le persone desiderano una maggiore uguaglianza sociale. Credo che tutti abbiamo bisogno di maggiore cooperazione e reciprocità, perché le persone desiderano una maggiore uguaglianza sociale”. Questo desiderio è intenzionalmente negato da questi epuloni.

Per regola, la logica capitalista è feroce: un’impresa fagocita un’altra impresa (eufemisticamente si dice che hanno fatto una fusione). Quando si arriva al punto in cui restano soltanto alcune grandi società, loro cambiano logica: invece di farsi la guerra, fanno tra di loro un’alleanza da lupi e si comportano reciprocamente come agnelli. Così articolate hanno più potere, accumulano con maggiore certezza per sé e per i loro azionisti senza il minimo riguardo al bene della società.

L’influenza politica ed economica che esercitano sopra i governi, i quali in maggioranza sono più deboli di loro, è estremamente angosciante, perché interferisce sul prezzo dei prodotti industriali, sulla riduzione degli investimenti sociali, su salute, educazione, trasporti e sicurezza. Le migliaia che invadono le strade del mondo e del Brasile hanno intuito che questa dominazione è un nuovo tipo di impero, costruito sotto il motto: “L’avidità è cosa buona” (greed is good) e “divoreremo tutto quello che sarà possibile divorare”.

Esistono eccellenti studi sul dominio del mondo da parte delle grandi corporazioni multinazionali. Noto quello di David Korten, “(Quando le corporazioni governano il mondo”.”When the Corporations rule the world”). Ma mancava uno studio di sintesi. Questo è stato fatto dall’Istituto Svizzero di Ricerca Tecnologica (ETH) “a Zurigo nel 2011, Istituto annoverato tra i principali centri di ricerca, tanto da competere con il MIT. Il documento coinvolge grandi nomi, è corto, non più di 10 pagine più 26 pagine sulla metodologia per mostrare la totale trasparenza dei risultati. È stato riassunto dal professore di economia da PUC-SP, Ladislau Dowbor, sul suo sito (hppt: //dowbor.org). Prendiamolo come base.

All’interno dei 30 milioni di multinazionali esistenti, l’Istituto ne ha selezionato 43.000 per studiare meglio la logica del loro funzionamento. Lo schema semplificato si articola in questo modo: c’è un piccolo gruppo finanziario centrale costituito da due rami: uno, sono le corporazioni che compongono il nucleo; l’altro quelle da esso controllate. Tale articolazione crea una rete di controllo corporativo globale. Questo piccolo nucleo (core) costituisce una super entità (super entity). Da questo emanano la riduzione dei costi, la protezione dai rischi, l’aumento di fiducia e quel che è più importante, la definizione delle linee di economia globale che devono essere rafforzate, e dove.

Questo piccolo nucleo, fondamentalmente delle grandi banche, detiene la maggior parte delle partecipazioni nelle altre corporazioni. La cupola controlla l’80% di tutta la rete di corporazioni. Sono appena 737 attori presenti in 147 grandi imprese. Eccone alcuni: la Deutsche Bank, il J.P. Morgan Chease, l’UBS, la Santander, il Golden Sachs, il BNP Paribas. Alcune tra tante. Insomma meno dell’1% delle imprese controlla il 40% di tutta la rete.

Questo fatto ci permette di comprendere adesso l’indignazione degli Occupies e di altri che accusano che l’1% delle imprese usano e abusano delle risorse sudate dal 99% della popolazione. Costoro non lavorano e non producono. Mettono da parte sempre più soldi con i soldi lanciati nel mercato della speculazione.

È stata questa assurda voracità di accumulare illimitatamente che ha concepito la crisi sistemica del 2008. Questa logica approfondisce sempre di più le diseguaglianze e rende più difficile l’uscita dalla crisi. Quanta disumanità eccita lo stomaco dei popoli? Tutto ha un limite e l’economia non è nemmeno tutto. Ma adesso ci è concesso di vedere le i viscere del mostro. Come dice Dowbor: “La verità è che abbiamo ignorato l’elefante che sta nel centro della sala”. Lui sta rompendo tutto, cristalli, posaterie e schiacciando persone. Ma fino a quando? Il senso etico mondiale ci assicura che una società non può sussistere per a lungo accomodata sul super sfruttamento, sulla menzogna e sull’anti-vita