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Il programma di Libera per il Governo

 

di Irene Buscemi

 

il Fatto Quotidiano” del 2 marzo 2014

 

Le mafie restituiscono il maltolto”. Questo il titolo della conferenza con don Luigi Ciotti in Campidoglio, a Roma, per celebrare i diciotto anni della legge sul riutilizzo sociale dei beni confiscati alla mafia. Un provvedimento varato nel 1996, grazie alla battaglia del prete di Belluno e dalla sua associazione Libera, e figlio della legge Rognoni-La Torre che nel 1982 istit la confisca e il reato di associazione a delinquere. “Il bilancio di questi anni è positivo, abbiamo dato lavoro e costruito inclusione sociale, strappando appartamenti, ville, terreni agricoli dalle grinfie della mafia - afferma Don Ciotti ma ci sono modifiche da fare al più presto per rendere la legge ancora più efficace”.

Ad ascoltare Don Ciotti ci sono il sindaco di Roma Ignazio Marino, i ministri Andrea Orlando, Giuliano Poletti, Maurizio Martina e il presidente della commissione antimafia Rosi Bindi. Ciotti dice: “Noi lotteremo con forza contro tutto ciò che non va. Ci possono essere le condizioni per vendere i beni confiscati sul mercato, ma non può che essere un’ipotesi residuale. La mafia trova sempre stratagemmi.”

Per Don Ciotti i nodi principali da sciogliere sono tre. Bisogna rendere più tempestivo il riutilizzo del beni confiscati , snellire le lunghe pratiche burocratiche. Spesso passano 7 o 8 anni prima che limmobile sequestrato possa finire in mano alle cooperative che lo trasformano in un bene comune per il territorio. L’agenzia nazionale per i beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata , istituita nel 2010, sempre grazie all'impegno di Libera, deve essere migliorata e rafforzata nelle sue competenze. “É inutile mantenere tante sedi sparse, meglio una sola sede centrale a Roma, sotto le dipendenze della presidenza del Consiglio”. Il fondatore di Libera chiede inoltre che lo stesso regime per gli immobili confiscati previsto dalla legge del 1996 possa essere esteso anche alle imprese sequestrate alla mafia.

 In Italia i beni confiscati secondo i dati dell'agenzia nazionale sono 12.946, 5.515 soltanto in Sicilia. E da lì che arrivano gli esempi più virtuosi di cooperative che hanno trasformato appezzamenti di terreni e ville di mafiosi in importanti realtà economiche locali, capaci di produrre prodotti agricoli di qualità, dando lavoro a molte persone del posto. Due esempi: la cooperativa Placido Rizzotto e quella dedicata a Pio La Torre a San Giuseppe Jato, in provincia di Palermo. Libera ha svolto anche un censimento per quantificare le realtà più rilevanti. Si contano 395 cooperative in tutta Italia, il 65 per cento al Sud, il 25 per cento nel Nord, il 9 per cento nel Centro Italia. “Ci sono circa 9 milioni di italiani a rischio povertà – afferma don Ciotti - il tema dei beni confiscati non è slegato dal tema sociale, dalla speranza di fare qualcosa tutti insieme per il bene della collettività”.

 Il fondatore di Libera, nell’aula Giulio Cesare, in ultimo ha lanciato una proposta di consumo critico. Abbiamo costruito un'economia sana nei territori. Ora al governo chiedo che i grandi pranzi coi capi di Stato e i ministri si facciano coi prodotti di Libera derivanti dai terreni confiscati alle mafie".