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Santa Sede, dai paesi europei una valanga rinnovatrice

 

"Una Chiesa più aperta" è una richiesta comune dei cattolici in base al sondaggio sulla pastorale familiare promosso da papa Francesco

 

di ORAZIO LA ROCCA                                                                                              

 

La Repubblica 09/02/2014

 

CITTA' DEL VATICANO – E' dai Paesi europei che sta per arrivare la valanga rinnovatrice che potrebbe rivoluzionare a breve la Chiesa cattolica in materia di accesso ai sacramenti di divorziati risposati, coppie di fatto, e persino su coppie omosessuali. E' quanto emerge dai primi risultati del sondaggio sulla pastorale familiare promossa da papa Francesco in vista del Sinodo speciale sulla famiglia in programma il prossimo mese di ottobre. 

 

Risultati – diffusi significativamente dal Sir (Servizio informazione religiosa), l'agenzia stampa della Conferenza episcopale italiana, e in parte anche dalla Radio Vaticana e dal quotidiano cattolico Avvenire – relativi alle risposte date dai cattolici di Belgio, Lussemburgo, Svizzera e Germania. C'è un minimo denominatore comune che unisce le risposte date da questi quattro Paesi e vale a dire che tra i cattolici europei è ormai matura la “convinzione” che la Chiesa debba essere ''più aperta'', capace di accogliere tutti, ''a prescindere dalle differenze e dagli errori commessi''. Un orientamento - sintetizza il Sir – emerso con forza in Belgio “ particolarmente per quanto riguarda le persone omosessuali e i divorziati''.  ''Sulla scia di Papa Francesco, anche tra i cattolici belgi -  emerge dai dati del sondaggio - chiedono una Chiesa madre che accoglie: da qui l'esigenza anche di crescere nella fede e di formare comunità vive. Nei questionari - inoltre - si sottolinea il ruolo essenziale che possono svolgere le donne nella vita della Chiesa: ''Sono loro - fanno notare i cattolici belgi - che trasmettono la fede ai bambini e li accompagnano nel loro cammino''. 

 

Anche la Chiesa Cattolica in Lussemburgo ha reso disponibile on line l'analisi dei questionari sulla famiglia. ''La stragrande maggioranza delle risposte proviene da persone che si sentono legate alla Chiesa e si riconoscono in lei'', commenta una nota della Chiesa lussemburghese che denuncia ''un divario crescente tra la proclamazione magisteriale della Chiesa e la ricezione e l'effetto di questa dottrina tra i membri della Chiesa stessa''. Le risposte raccolte in Lussemburgo confermano cioè la stima della Chiesa per la famiglia, ma evidenziano anche che l'importanza dell'insegnamento ecclesiale è ''in caduta libera'' di fronte alla riconosciuta valenza normativa della coscienza e della libertà individuale. Secondo i cattolici lussemburghesi, ''per situazioni familiari problematiche la Chiesa non ha nessuna risposta vivibile''. E ''la dottrina sul matrimonio, la paternità responsabile e la famiglia viene respinta negli ambienti non-ecclesiali (e a volte anche ecclesiali)'', perché la Chiesa ''e' considerata come estranea, non competente'' in questi ambiti. Nelle risposte si parla della ''sofferenza che attraverso l'esclusione dei sacramenti - in particolare la riconciliazione - viene inflitta''. La regola dell'accesso ai sacramenti ''secondo discernimento'' pare inadeguata. S'invoca ''di tradurre in pratica la pastorale della misericordia e creare luoghi dove possa essere proposta e vissuta''. Per quanto riguarda invece le coppie omosessuali, dal Lussemburgo non arrivano posizioni ne' indicazioni precise, se non ancora l'appello ad ''assumere la realtà come si presenta, senza volerla cambiare con rappresentazioni morali'', e a un atteggiamento di accoglienza e misericordia.

 

Anche ''nel documento della Conferenza episcopale tedesca – scrive il Sir – emerge la distanza fra la Chiesa e i fedeli su convivenze prematrimoniali, controllo delle nascite e contraccezione''. E ''l'esclusione dai sacramenti dei divorziati risposati viene percepita come ''una discriminazione ingiustificata e una crudeltà''', mentre emerge la richiesta di un riconoscimento giuridico delle unioni omosessuali e della loro parità di trattamento rispetto al matrimonio ''come un comandamento di giustizia''. Infine, ''dalla Chiesa svizzera la prima richiesta è la comunione ai divorziati'' mentre accanto ad una ''piena condivisione sull'importanza del matrimonio sacramentale e sull'educazione cristiana dei figli'', si segnalano ''le difficoltà ad accettare la dottrina della Chiesa su famiglia, matrimonio e omosessualità''. ''Una maggioranza di circa il 60% sostiene il riconoscimento e la benedizione da parte della Chiesa delle coppie omosessuali''. E vi è un ''disaccordo profondo sul divieto dei metodi artificiali di contraccezione''. Dati, richieste, sollecitazioni destinati inevitabilmente a far discutere le gerarchie cattoliche che ad ottobre saranno convocate dal Sinodo per parlare della pastorale della famiglia anche alla luce del sondaggio promosso dal Vaticano. Va, comunque, ricordato che nelle dichiarate intenzioni del segretario generale del Sinodo, il neo cardinale Lorenzo Baldisseri, i risultati dei sondaggi dovevano essere inviati riservatamente in Vaticano. Indicazione, evidentemente, non gradita dalla stragrande maggioranza delle Conferenze episcopali, a partire dal Belgio, dalla Svizzera, dal Lussemburgo e dalla Germania, che hanno reso pubblici i risultati dei loro sondaggi e messo il Vaticano di fronte al fatto compiuto. Anche questo nel suo genere un gesto “rivoluzionario” che presto farà breccia tra le Chiese di altri Paesi.