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I migranti e l'Italia solidale

 

di Luigi Ciotti

 

La Stampa” del 28 giugno 2015

 

Caro direttore,

il male non è solo di chi lo commette. Il male è anche di chi, volgendosi altrove, permette che sia commesso.

Nelle tragedie dellimmigrazione c’è una responsabilità politica e una responsabilità morale. Quei naufragi, quelle morti, sono figli di un naufragio delle coscienze, di una tendenza a minimizzare, a negare il problema, o peggio manipolarlo.

È fuor discussione che - nelle dimensioni assunte - il fenomeno pone problemi che chiedono risposte quali lEuropa nel suo insieme non ha saputo ancora dare, capaci di coniugare i principi etici e il senso pratico, il dovere dellaccoglienza con la tutela delle fasce sociali più deboli, che nell’arrivo dei «nuovi poveri» vedono un’ulteriore insidia alle proprie incerte condizioni di vita. Ma tutto questo non deve farci dimenticare, insieme allumanità, l’onestà e la lucidità dell’analisi.

Quei viaggi per terra e per mare che spesso si concludono in tragedia, sono anche frutto della nostra volontà di potenza. C’è un Occidente economico che esercita un nuovo imperialismo, sfruttando le risorse di regioni lontane, appoggiando questa o quella dittatura, generando guerre e costringendo milioni di persone alla fuga. E c’è un Occidente politico che a quelle persone chiude le porte. È un’operazione cinica, allo scopo di allontanare dalla vista i poveri, testimonianze vive e dunque scomode del fallimento di un sistema che prometteva benessere globale e invece ha aumentato ovunque la miseria, con l’eccezione di minoranze che, da molto ricche, sono diventate immensamente ricche.

Per uscirne non bastano provvedimenti suggeriti dallemergenza. Certo è positivo che lEuropa - anche su sollecitazione del nostro governo - si stia interrogando su una più equa gestione delle persone alle frontiere, come è positivo che negli ultimi giorni siano stati richiamati quei Paesi nei quali sta prendendo piede un’allarmante onda xenofoba, allinsegna di costruzioni di muri e di «vade retro» allo straniero.

Ma per voltare pagina occorre quella radicale trasformazione delle coscienze a cui richiama il Papa nell’ultima enciclica, laddove sottolinea che la crisi economica doveva essere «un’occasione per sviluppare una nuova economia più attenta ai principi etici» e per «ripensare i criteri obsoleti che continuano a governare il mondo». Ripensamento che non può però realizzarsi finché la politica, invece di aiutarci a guardare avanti, c’inviterà a guardarci alle spalle, giocando con le nostre paure e fomentando una «guerra fra poveri» orchestrata a fini di consenso.

In tutto questo c’è però un’Italia che non si conforma, che non abdica all’esercizio della ragione e della solidarietà. E fa piacere segnalare in tal senso tre iniziative nella mia città, Torino. Domenica 28 una marcia silenziosa, da corso Giulio Cesare a piazza Castello, per i migranti che perdono la vita, e una manifestazione, «Le terre attraverso il mare» nellatrio della stazione di Porta Susa, a testimoniare simbolicamente la ricchezza della commistione di culture, la diversità declinata non come avversità ma come occasione d’incontro e di vita. E il giorno dopo, alle 9 del mattino, il funerale di Sonia John, celebrato dal nostro vescovo nella chiesa «Santi martiri» di via Garibaldi. Sonia era una ragazza di 33 anni, sieropositiva con problemi psichiatrici. È morta a gennaio, ma poiché la sua volontà era di tornare a casa, in Nigeria, ci si è mossi per realizzare questo desiderio, senza però riuscirci. Sonia verrà così sepolta qui, a Torino, sorella acquisita della nostra città. Segno di un diritto capace di accogliere oltre i confini, gli egoismi e le paure, un diritto non solo dei codici ma delle coscienze, dove la vita dellaltro è la nostra vita.