Una spiritualità al di là del mito. Il terzo passo del cammino

"oltre le religioni"

 

Tratto da: Adista Documenti n° 41 del 30/11/2019

 

DOC-3029. SAN PIETRO IN CARIANO (VR)-ADISTA. Non servirà a nulla trincerarsi dietro i dogmi della tradizione: di fronte allo tsunami che sta travolgendo l’umanità – una sorta di mutazione genetica spirituale, una metamorfosi culturale dagli esiti imprevedibili – l’unico cammino percorribile è quello di trovare con urgenza la chiave per costruire una nuova visione che ci permetta di andare incontro nel modo migliore – più compassionevole, più inclusivo, più umano – al futuro che sta arrivando.

È questo l'obiettivo che, in linea di continuità con la riflessione già sviluppata con i due precedenti volumi della serie, Oltre le religioni e Il cosmo come rivelazione, si pongono gli autori del libro Una spiritualità oltre il mito. Dal frutto proibito alla rivoluzione della conoscenza, anch'esso, come gli altri due, nato dalla collaborazione tra Il Segno dei Gabrielli e Adista (2019, pp. 231, euro 18; il libro può essere acquistato a partire da fine novembre anche presso Adista, scrivendo ad abbonamenti@adista.it; telefonando allo 06/6868692; o attraverso il nostro sito internet, www.adista.it).

Curato dalla nostra redattrice Claudia Fanti e dal teologo José María Vigil, il libro raccoglie gli interventi di alcuni dei maggiori rappresentanti della nuova teologia di frontiera – Matthew Fox, David Molineaux, Judith Ress, Ferdinando Sudati e Santiago Villamayor oltre allo stesso José María Vigil –, rivolti a tutti coloro che vivono una tensione ormai insostenibile tra la fede tradizionale e l'appartenenza a una società radicalmente nuova, caratterizzata dalla crescita esponenziale delle conoscenze.

E se è proprio all’incompatibilità tra le due visioni che si deve il modo schizofrenico in cui tante persone, figlie allo stesso tempo della scienza e della fede, vivono la loro duplice appartenenza, l'obiettivo degli autori è quello di tracciare delle piste per una rielaborazione del patrimonio simbolico religioso, così da riconciliarlo con un mondo che sta drasticamente cambiando, riunificando il cuore diviso dell'umanità.

È il compito che attende anche la religione cristiana, chiamata a rivedere, come insiste Sudati nel suo contributo, il suo «intero impianto dottrinale», «superando anche il timore di dover mandare al macero gran parte della teologia speculativa che gli ha fatto da sostegno». E così ricreandosi a partire da nuovi presupposti (il post-teismo, il biocentrismo, la critica alla desacralizzazione della natura) e dalla consapevolezza che l'attuale ricerca di spiritualità trova una risposta più convincente nelle nuove scienze – cosmologia, meccanica quantistica, scienze della mente – che nelle religioni tradizionali; più nella grandiosa epopea del cosmo come «storia della materia che si risveglia» (secondo la bella espressione dell'astronomo Hubert Reeves) che nel ben più limitato racconto della salvezza proprio della tradizione cristiana. Che è poi quanto sottolineano a più riprese gli autori del libro, ponendo l'accento sulla riscoperta della «Realtà Cosmica Sacra Totale di cui siamo parte» (Vigil), sulla «necessità vitale di una spiritualità dalle radici profonde come gli impulsi insondabili che ispirano lo sviluppo evolutivo dell'universo» (Molineaux), sul «passaggio dall'insistenza sul progetto umano all'attrazione verso il progetto della Terra» (Ress), sul «recupero del senso della sacralità della Terra e di tutti coloro che la abitano» (Fox).

In questo quadro, allora, se le religioni come sistemi di credenze prodotte nel quadro epistemologico dell'ormai archiviata tappa pre-scientifica non hanno probabilmente futuro, quello della spiritualità umana si annuncia invece straordinariamente fecondo, come suggeriscono le stesse esperienze a cui si richiamano gli interventi del libro, dal processo del “Continual Blossoming” (“fioritura continua”) ispirato alla nuova cosmovisione di Teilhard de Chardin, Thomas Berry e Brian Swimme - di cui parla Judith Ress - fino alle quattro vie della spiritualità del creato descritte da Matthew Fox.

Di certo, se non abbiamo più bisogno di un cielo, del «principio universale di trascendenza» costituito dall'amore – un amore senza limiti, senza condizioni, senza giustificazioni – non potremo mai fare a meno. E in questo, certamente, il cristianesimo ha ancora molto da dire, riscattando, sottolinea Sudati, «il cuore dell'insegnamento di Gesù»: quel "poco" che rimane della religione cristiana una volta sfrondata del mito, ma che in realtà «è il "molto" e il "tutto" perché è l'essenziale». È allora che la Chiesa potrebbe davvero diventare un giorno, come scrive Villamayor, un'«Internazionale della giustizia, come un Regno dei mari, senza terraferma né cielo limpido, che riunisca tutti i poveri diavoli che sovvertono i sistemi di dominazione». O che potrebbe nascere, secondo la proposta di Matthew Fox, un “Ordine spirituale” in grado di accogliere, a differenza di un qualsiasi ordine religioso, persone provenienti da ogni tradizione spirituale o estranee a tutte loro sulla base di un «unico voto obbligatorio»: quello di amare e difendere la Terra, e tutti i suoi abitanti, al meglio delle proprie possibilità e capacità.

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